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Don Raffaè, la canzone Fabrizio De André ispirata al boss Raffaele Cutolo

Allo storico boss della camorra Raffaele Cutolo, morto nel carcere di Parma, sarebbe ispirata "Don Raffaè", una delle più belle canzoni di Fabrizio De André

Lo storico boss della camorra Raffaele Cutolo è morto nel carcere di Parma all’età di 79 anni. A lui sarebbe ispirata una delle più belle canzoni di Fabrizio De André, il cantautore ligure di cui oggi ricorre l’anniversario di nascita: Don Raffaè.

La canzone

Don Raffaè è un brano musicale di Fabrizio De André, terza traccia del dodicesimo album in studio Le nuvole, pubblicato nel 1990. Scritto dallo stesso De André insieme a Massimo Bubola e composto da Mauro Pagani, il brano ha la particolarità di essere cantato in napoletano. L’uso del dialetto non è inusuale per l’artista. In particolare, il cantautore si era già avvalso della lingua napoletana per il ritornello di Avventura a Durango, del 1978. De André realizzò una versione cantata in coppia con Roberto Murolo, presente in Ottantavoglia di cantare, album di Murolo del 1992, e inserita nell’antologia postuma di De Andrè Da Genova, uscita alla fine del 1999. Una celebre esecuzione dal vivo di questo duetto da parte dei due artisti è avvenuta in occasione del Concerto del Primo Maggio del 1992.

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Don Raffaè

Il brano denuncia la situazione critica delle carceri italiane negli anni Ottanta e la sottomissione dello Stato al potere della criminalità organizzata. Protagonista del brano l’interazione tra Pasquale Cafiero, brigadiere del Corpo di polizia penitenziaria del carcere di Poggioreale, e il boss camorrista “don Raffaè” che si trova incarcerato in tale struttura. L’agente di custodia, sottomesso e corrotto dal potente malavitoso, gli offre speciali servigi, gli chiede diversi favori personali, se lo ingrazia con molti complimenti. Soprattutto, come ripetuto nel ritornello, gli offre ripetutamente un caffè, del quale esalta la bontà. Il testo evidenzia anche, con ironia, quanto il boss all’interno del carcere conduca una vita agiata e di privilegi.

La presunta dedica

Secondo quanto riportato da Mario Luzzatto Fegiz, De André avrebbe affermato che “la canzone alludeva a don Raffaele Cutolo”, famoso boss camorrista, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, benché né lo stesso De André né il coautore Massimo Bubola disponessero “di notizie di prima mano sulla sua detenzione”. Lo stesso Cutolo pensò che la canzone fosse ispirata a lui e scrisse al cantautore genovese per chiedere conferma in merito e per complimentarsi. De André rispose alla lettera di Cutolo solo per ringraziarlo, lasciandolo libero di pensare che “don Raffaè” fosse davvero lui o meno, ed evitò di proseguire il carteggio quando il malavitoso gli inviò una seconda missiva. Secondo Walter Pistarini, invece, solo Mauro Pagani si sarebbe ispirato a Cutolo, mentre De André avrebbe tratto ispirazione da opere letterarie come “Gli alunni del tempo” di Giuseppe Marotta e “Il sindaco del rione Sanità” di Eduardo De Filippo. Il ritornello della canzone è chiaramente ripreso dal brano ‘O cafè di Domenico Modugno.

 

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