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Come pietra paziente, il film che racconta il coraggio di una donna in Afghanistan

Pellicola del 2012 diretta da Atiq Rahimi, "Come pietra paziente" racconta la storia di una donna in Afghanistan che prende coscienza della propria femminilità grazie a un processo di autoanalisi liberatoria

Una giovane donna afgana, tra le macerie di una città in guerra, si prende cura del marito, ridotto allo stato vegetale da una ferita recente. Circondata dalla violenza degli scontri e abbandonata dai familiari, la donna si troverà ad aprire le proprie frustrazioni e paure al silenzioso corpo del marito, rivelandogli un pezzo alla volta le ombre di una vita insieme. La donna è la protagonista del film “Come pietra paziente“, pellicola del 2012 diretta da Atiq Rahimi. La sceneggiatura è stata scritta da Jean-Claude Carrière in collaborazione con il regista. Il soggetto è tratto dal romanzo omonimo dello stesso regista, vincitore dell’edizione 2008 del premio letterario francese Goncourt.

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La trama

Afghanistan. Una giovane donna con due figlie in tenera età assiste in una misera abitazione il marito mujaeddhin, in coma in seguito a uno scontro con un compagno d’armi. La donna deve combattere con la mancanza di denaro e per questo allontana da casa le bambine affidandole a una zia che gestisce una casa di piacere. Da quel momento si sente ancora più libera di confidare al coniuge segreti inconfessabili in precedenza. Quando poi una novità irromperà nella sua vita finirà con il trovare tutto il coraggio.

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Come pietra paziente

Attraverso il rapporto con la zia materna e l’incontro con un giovane miliziano, la donna protagonista del film riuscirà a trasformare il corpo vivo e immobile del marito nella sua “pietra paziente”, alla quale confidare ricordi, angosce, segreti e speranze, fino a che la pietra non sia pronta a frantumarsi per lasciare la giovane moglie libera. La ‘syngué sabour’ nella tradizione popolare afghana è la “pietra paziente” cioè una pietra magica alla quale è possibile raccontare tutti i segreti, le sofferenze, le difficoltà. La pietra si carica di queste rivelazioni fino a quando si frantuma. 

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Processo di libertà

La protagonista femminile nel corso del film progressivamente acquista luminosità a partire dal volto grazie a un processo di autoanalisi liberatoria, in una sorta di contrapposizione con il corpo del marito, immobilizzato nel coma e alimentato in modo rudimentale da una flebo artigianale ma ancora capace di provocare sofferenza nell’altro. Un processo che verrà accelerato da un incontro capace di mostrare alla protagonista un aspetto diverso della realtà che non aveva mai potuto sperimentare in precedenza. Un incontro che le permette di rivelare a se stessa una femminilità fino ad allora implosa se non negata. Come la nega quel burqa che quando esce di casa, grazie a un solo gesto divenuto forzosa abitudine la separa dal mondo.

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Dal libro al film

Atiq Rahimi nasce come documentarista per poi passare alla scrittura che si trasforma rapidamente in cinema da lui diretto. Se Terre et cendres, dal suo romanzo omonimo, presentato nel 2004 a Cannes ottiene un’ottima accoglienza in Francia, questo Come pietra paziente è destinato a ripercorrerne le orme. Letto il libro il famoso sceneggiatore Jean-Claude Carrière ha proposto subito la sua trasformazione in sceneggiatura. Tra gli interpreti del film figurano l’attrice iraniana Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan, Massi Mrowat, e Hassina Burgan.

Rahimi afferma “L’Afghanistan cristallizza tutte le contraddizioni umane possibili. Per me, oggi è come Star Wars di George Lucas: da un lato, la vita assomiglia a quello del Medioevo (il modo di vestire, le relazioni sociali, i valori religiosi…) e dall’altro dispone degli armamenti più sofisticati del mondo.” Sono però proprio le vibrazioni prodotte dalle esplosioni che sembrano scuotere irreversibilmente questo mondo, in cui il tempo sembra essersi fermato, a risultare inferiori alla potenza deflagrante del vissuto forzosamente occultato della giovane protagonista.

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