In occasione del compleanno di Daniele Silvestri, noto e apprezzato cantautore romano attivo dal 1994, condividiamo con voi quello che a nostro parere è uno dei suoi testi più belli, “Acrobati”. La canzone, contenuta nell’omonimo album uscito nel 2016, parla di ognuno di noi, del nostro equilibrio, del nostro rapporto con il mondo che abitiamo. Un testo di rara profondità, che indaga il nostro modo di vedere e vivere la vita.
Acrobati di Daniele Silvestri
20 anni60, 13 (comunque arriverà) Eh sì, è quella roba lì purtroppo Quella cosa lì veramente Perché c’è anarchia O c’avevo vent’anni anch’io papà Nel senso c’è, c’è chi ha fatto tutto prima Per cui a un certo punto fa paceNon è che è bello invecchiare, non è bello per nessunoPerò fai pace con una certa cosa Per cui secondo me sarà peggio ma non perché lo sto dicendo anche a voi Proprio perché lo penso Non ci farà pace, anzi tranquillizzerà la giovinezzaVisto dall’oblò di questo aereoIl mondo sembra bene organizzato Dell’uomo cogli l’operato serio Il tratto netto, duro ed ordinatoReticoli di campi cesellatiDi cui non percepisci mai l’arsura E specchi d’acqua poi, come diamanti Quell’uomo ha regalato alla naturaForse per darle una strutturaPer darle una strutturaLe strade che si inseguono impossibili Dei popoli raccontano il cammino Aggirano i più straordinari ostacoli O basta non guardarle da vicinoE noi che siamo in mezzo a queste ali impavideNon siamo niente o siamo tuttoLasciarci trasportare è stato facile Ma adesso ritornare giù non sembrerebbe giustoDovremmo resistereDovremmo insistere E starcene ancora su Se fosse possibile Toccando le nuvole O vivere altissimi Come due acrobati
SospesiNon guardare giù, non so se c’è la reteIl mondo da quassù sembra lontano e invece Invece è un attimo e lo sai Rifinirci dentroE devo stare attentoA non sbagliare ancora A non sbagliare ancora A non sbagliare ancora (A stare sospesi)E c’è una strada sottilissimaChe non riesco più a vedere Se continui ad aggrapparti rischiamo di cadere Di cadere oppure fingere un’altra acrobazia Questione di equilibrio E l’equilibrio è una filosofiaDovremmo resistereDovremmo insistere E starcene ancora su Se fosse possibileToccando le nuvole O vivere altissimi Come due acrobati SospesiIl tempoNon passa Rallenta Si ferma È il vento Che conta Che cantaDisobbedire alla gravitàNon credo che sia grave Non credo che sia grave Non puoi chiamarla libertà Finchè non rischi di cadereNon rischi di cadere dall’altoC’è sempre qualcuno che guarda Guarda
“Disobbedire alla gravità”
In un’intervista rilasciata in occasione dell’uscita di “Acrobati”, Daniele Silvestri ha parlato del concetto espresso in quest’album, quello di “disobbedire alla gravità”:
“Il concetto di disobbedire alla gravità, che canto in Acrobati, è un omaggio a Philippe Petit, giocoliere e funambolo francese che compare anche sulla copertina dell’album. Questo artista racconta la sua scelta di vita come forma di disobbedienza alla gravità definendola un crimine artistico: quest’idea di ribellione mi piace. Il fatto di compiere azioni senza protezione ha in sé qualcosa che nobilita la scelta ed è un atto che cattura l’attenzione e lo sguardo. Anche il mestiere di musicista, secondo me, deve un po’ fare questo: attirare un’attenzione incantata”.
E ancora, a proposito dell’osservazione da una prospettiva esterna:
“Siccome quello che mi appassiona è l’essere umano, che è fonte di curiosità in grado di scatenare rabbia o amore, io ho bisogno di andare in alto per percepirne il alto più bello. Visto da vicino, dell’uomo si vedono maggiormente nefandezze, errori e brutture. Bisogna elevarsi per guardare anche le cose più dolorose da lontano, staccarsi dal presente per riuscire a vedere ciò che sta prima e magari progettare futuro, anche come collettività. Questo non significa tanto aspirare a volare, ma è solo sollevarsi per vedere ciò che sta al di sotto, non allontanarsi fino a non vederlo più: voglio continuare a vedere il mondo”.