Una frase di Wystan Hugh Auden sul valore della lettura

27 Novembre 2024

Leggiamo assieme questa frase di Wystan Hugh Auden tratta dal suo saggio "La mano del tintore" che ci parla del valore e significato della lettura.

Una frase di Wystan Hugh Auden sul valore della lettura

Wystan Hugh Auden, poeta e critico letterario del Novecento, ha riflettuto a lungo sul rapporto tra lettore e testo. Nel suo saggio La mano del tintore questa citazione coglie un aspetto essenziale della lettura: l’atto interpretativo che trasforma ogni lettura in un processo unico e personale, simile alla traduzione. Esplorare le implicazioni di questa riflessione permette di comprendere meglio la natura del rapporto tra lettore, testo e autore.

“Leggere è come tradurre, perché l’esperienza di due persone non sarà mai la medesima. Un cattivo lettore è come un cattivo traduttore: si attiene alla lettera quando dovrebbe parafrasare e parafrasa quando dovrebbe invece attenersi alla lettera. Per imparare a leggere bene, l’erudizione, per quanti meriti abbia, vale meno dell’istinto; alcuni grandi eruditi sono stati traduttori scadenti.”

La lettura come processo interpretativo secondo Wystan Hugh Auden

Quando leggiamo, non ci limitiamo a decodificare parole e frasi; traduciamo il significato del testo nella nostra esperienza personale. Ogni lettore, con il suo bagaglio culturale, emotivo e intellettuale, vive l’atto di lettura in modo diverso. Proprio come due traduttori non produrranno mai due versioni identiche di un testo, così due lettori non vivranno mai la stessa esperienza di un’opera letteraria. La lettura, dunque, è un atto creativo: il lettore diventa co-autore, attribuendo sfumature e significati che possono anche andare oltre le intenzioni dell’autore.

Auden ci invita a considerare questo processo come un dialogo. Tuttavia, mette in guardia contro gli estremi: il cattivo lettore, come il cattivo traduttore, interpreta in modo meccanico o arbitrario, mancando il punto centrale del testo. L’abilità del buon lettore, quindi, risiede nel trovare un equilibrio tra fedeltà e interpretazione, tra lettera e spirito.

Secondo Auden, un cattivo lettore si comporta come un cattivo traduttore in due modi opposti ma ugualmente fallaci:questo approccio porta a una lettura superficiale e priva di profondità. Si tratta di concentrarsi esclusivamente sulle parole, senza cercare di cogliere il contesto, le metafore o i significati impliciti.

È come tradurre un’opera poetica parola per parola, ignorando la musicalità, il ritmo e l’intenzione artistica dell’autore. Un esempio lampante è l’incapacità di comprendere il linguaggio simbolico, come nel caso della poesia: un lettore troppo letterale perderà il messaggio universale nascosto nelle immagini.

L’altro estremo consiste nell’aggiungere interpretazioni o significati personali che travisano il testo originale. Un lettore che parafrasa eccessivamente rischia di distorcere l’intenzione dell’autore, imponendo una visione che potrebbe essere completamente estranea al contenuto. Questo tipo di lettura non è un dialogo con l’opera, ma un monologo in cui il lettore parla a sé stesso, ignorando la voce dell’autore.

In entrambi i casi, ciò che viene compromesso è l’integrità dell’esperienza di lettura, che dovrebbe essere un processo equilibrato e rispettoso del testo.

Istinto ed erudizione: il segreto del buon lettore

Auden sottolinea che, per leggere bene, l’istinto è più importante dell’erudizione. Questo è un concetto sorprendente, soprattutto in un’epoca in cui la conoscenza accademica e l’analisi tecnica dei testi sono spesso privilegiate. L’istinto, secondo Auden, è la capacità innata di entrare in sintonia con un’opera, di coglierne il significato più profondo senza perdersi in dettagli irrilevanti o forzature interpretative.

L’erudizione, pur essendo uno strumento prezioso, non garantisce necessariamente una buona lettura. Auden ricorda che alcuni grandi studiosi si sono dimostrati pessimi traduttori, incapaci di cogliere l’essenza di un testo pur conoscendone alla perfezione il contesto storico e linguistico. Questo ci insegna che leggere bene non è solo una questione di conoscenza, ma anche di empatia, sensibilità e immaginazione.

La metafora della traduzione usata da Auden è particolarmente potente perché evidenzia la complessità della lettura. Tradurre significa trasferire un testo da una lingua a un’altra, mantenendo intatto il suo significato. Allo stesso modo, leggere significa trasportare un’opera dalla mente dell’autore a quella del lettore, attraverso il filtro dell’esperienza personale. Entrambi i processi richiedono equilibrio, creatività e rispetto.

La traduzione perfetta non esiste, così come non esiste una lettura definitiva di un’opera letteraria. Ogni lettura è un’interpretazione e, in quanto tale, è soggetta a variabilità. Questo non è un limite, ma una ricchezza: la diversità delle letture permette a un testo di vivere e trasformarsi nel tempo, adattandosi a nuovi contesti culturali e personali.

La riflessione di W.H. Auden ci invita a considerare la lettura come un atto di traduzione, un processo creativo in cui il lettore interpreta, trasforma e rielabora il testo. L’equilibrio tra fedeltà e interpretazione è la chiave per leggere bene, evitando gli estremi della rigidità e dell’arbitrarietà. L’istinto, più dell’erudizione, ci guida in questo processo, permettendoci di entrare in sintonia con l’opera e di coglierne l’essenza.

In un mondo in cui la velocità e la superficialità spesso prevalgono, l’invito di Auden a leggere con attenzione, sensibilità e apertura mentale è più attuale che mai. Leggere, come tradurre, è un’arte: richiede pratica, dedizione e, soprattutto, la volontà di ascoltare e comprendere l’altro, trasformando ogni testo in un ponte tra mondi ed esperienze.

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