“La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare”, così canta Jovanotti in uno dei suoi pezzi più belli, “Mi fido di te“, il singolo del 2005 estratto dall’album “Buon sangue”. Intensa ed ricca di quelle immagini vivide e colorate che solo Jovanotti sa restituire, la canzone affronta il tema della fiducia. E lo fa, ricorrendo a una metafora molto suggestiva, quella delle vertigini.
Forse fa male eppure mi va
Di stare collegato
Di vivere di un fiato
Di stendermi sopra al burrone
Di guardare giù
La vertigine non è
Paura di cadere
Ma voglia di volare
Mi fido di te
Il rischio di soffrire lasciandosi andare
L’incipit di questo verso tratto dal celebre brano di Jovanotti stabilisce immediatamente la premessa centrale: la felicità e l’amore sono intrinsecamente legati al dolore potenziale (“Forse fa male“). Nonostante questo rischio, il desiderio di vivere pienamente (“mi va / Di stare collegato / Di vivere di un fiato“) è più forte. Il “collegamento” riflette la necessità di un’intimità profonda, che rifiuta la superficialità.
(“Di stendermi sopra al burrone / Di guardare giù”) rappresenta è il cuore filosofico della canzone e il punto di massima intensità emotiva. Il “burrone” simboleggia la vulnerabilità totale che si sperimenta in un rapporto autentico: si è esposti al vuoto, alla possibilità di un fallimento o di una ferita.
La celebre distinzione sulla vertigine trasforma il rischio (il “burrone”) in opportunità: la sensazione di smarrimento non è paralizzante (paura di cadere), ma è eccitante (voglia di volare). La paura, in questo contesto, non è un limite da evitare, ma un’energia che spinge verso l’alto, verso la libertà e l’abbandono.
Il contrasto tra paura e desiderio
La vertigine (o capogiro, associata all’esposizione all’altezza) è la sensazione fisica e psicologica che, per sua natura, evoca la paura di cadere. Rappresenta l’istinto di autoconservazione che ci lega alla terra e ci mette in guardia dal pericolo, un limite fisico e mentale che il nostro corpo impone.
Il verso di Jovanotti rovescia questo concetto: la sensazione di vertigine non è vista come un segnale di allarme (paura di cadere), ma come l’esatto opposto: un’aspirazione liberatoria, quella “voglia di volare” che simboleggia il desiderio di superare i limiti, la pulsione verso l’ignoto, l’abbandono e la libertà incondizionata.
Il valore della fiducia
La conclusione “Mi fido di te” è una dichiarazione di fede assoluta che risolve tutte le tensioni e i dilemmi posti in precedenza. La fiducia non è qui una semplice rassicurazione, ma l’atto di coraggio che permette di buttarsi dal burrone, sapendo che l’altro sarà lì. È l’elemento che rende l’esperienza rischiosa (la “voglia di volare”) possibile, trasformando il rischio individuale in un atto di condivisione e forza.
Questi emozionanti versi di Jovanotti rappresentano una potente riflessione sul fatto che non si può amare senza accettare il rischio di farsi male e che la vera felicità non si trova nella zona di comfort, ma nella capacità di affidarsi all’altro per compiere il “volo”.
Il coraggio di credere negli altri
Affidare se stessi a un altro essere umano non è un’impresa semplice. Per fidarsi, infatti, occorre abbassare le difese, abbattere quelle mura che, fino a quel momento, ci hanno protetto e difeso dalle minacce del mondo esterno. Fidarsi non è un atto istintivo, fidarsi è una scelta.
Proprio perché, per natura, l’uomo tende a proteggersi, a mettersi al riparo dai pericoli, innescando dei fortissimi meccanismi di difesa. Un esempio per capire questo meccanismo inconscio dell’essere umano è il senso di vertigine che proviamo quando ci troviamo “in alto”. La vertigine, infatti, come canta Jovanotti, non è la paura di cadere. La vertigine ci protegge da qualcosa di molto più spaventoso, ovvero dal nostro desiderio di lanciarci nel vuoto e provare l’ebrezza del volo. Un desiderio “pericoloso”, ma che a volte è necessario esaudire se si vuole vivere una storia amore.
“La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare” rappresenta un inno al coraggio come atto di desiderio, suggerendo che ciò che percepiamo come pericolo è in realtà la manifestazione di un potenziale non ancora espresso. Un “pericolo” che vale la pena correre se si desidera vivere un sentimento eccezionale come l’amore e in generale se si vuole vivere una vita autentica.