Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;Labbro tumido, acceso, e tersi denti;Capo chino, bel collo e largo petto;Giuste membra; vestir semplice, eletto;Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti:Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.
I versi di Ugo Foscolo sull’energia e la voglia di vivere
Leggiamo questi versi di Ugo Foscolo contenuti nel sonetto numero VII della sua produzione poetica, in cui si evince la sua ancora viva vitalità.Il sonetto Solcata ho fronte, occhi incavati intenti di Ugo Foscolo ( 6 febbraio 1778 – 10 settembre 1827) rappresenta una delle espressioni più intense e autobiografiche del poeta, caratterizzata da un forte senso di individualismo e da una profonda riflessione sulla propria immagine e sul destino. Composto nel 1802 e rivisto nel 1803, questo componimento si inserisce perfettamente nella tradizione della poesia introspettiva e nella poetica del Romanticismo italiano, anticipando i temi della modernità letteraria.
Il sonetto si apre con una descrizione quasi pittorica dell’aspetto del poeta:
“Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
Labbro tumido, acceso, e tersi denti;
Capo chino, bel collo e largo petto;”
Qui Foscolo utilizza un linguaggio concreto e incisivo per delineare il proprio volto segnato dalle esperienze di vita, dagli eventi avversi e dalle tensioni interiori. La “fronte solcata” e gli “occhi incavati intenti” suggeriscono la fatica e la profondità del suo pensiero, mentre il “crin fulvo” e le “emunte guance” evidenziano la sua fierezza e la magrezza dovuta alle tribolazioni. L’uso di aggettivi come “ardito” e “acceso” denota un carattere impetuoso, tipico dell’eroe romantico, sempre combattuto tra la passione e il tormento.
Il secondo quartetto continua con la descrizione della sua persona, questa volta evidenziando non solo l’aspetto esteriore, ma anche il portamento e il modo di vestire:
“Giuste membra; vestir semplice, eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti:
Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;”
Qui si percepisce un equilibrio tra l’esteriorità e l’interiorità. Le “giuste membra” indicano proporzione e armonia, mentre il “vestir semplice, eletto” evidenzia una cura per la propria immagine senza eccessi. La rapidità dei “passi”, dei “pensieri”, degli “atti” e degli “accenti” suggerisce un’anima inquieta, sempre in movimento, caratterizzata da intensità e passione. La sequenza di aggettivi “sobrio, umano, leal, prodigo, schietto” offre una visione complessa del carattere foscoliano: una persona moderata nei piaceri, ma generosa fino all’eccesso, schietta nelle relazioni umane e fedele ai propri ideali.
Il distico finale, “Avverso al mondo, avversi a me gli eventi”, racchiude il senso ultimo del componimento: la condanna a un’esistenza difficile, segnata dalla continua lotta contro un mondo ostile. Foscolo si percepisce come un individuo fuori dal suo tempo, incapace di conformarsi alle convenzioni e destinato a un perenne conflitto con la realtà che lo circonda. Questo sentimento di alienazione e sfida è tipico della poetica romantica, in cui l’autore assume spesso il ruolo di un eroe tragico, incompreso e solitario.
Come evidenziato dal contesto storico-letterario, il sonetto di Foscolo richiama tematiche già presenti in Alfieri, il quale aveva delineato nei suoi scritti un’idea di individuo fiero e ribelle, destinato a combattere contro l’oppressione e l’ingiustizia. Tuttavia, mentre Alfieri esalta il proprio eroismo attraverso il rigore e l’autodisciplina, Foscolo lascia emergere un senso di vulnerabilità e malinconia, che lo rende più vicino alla sensibilità romantica. Anche Manzoni affrontò un tema simile, ma con un approccio più misurato e cristiano, evitando però di pubblicare il proprio sonetto su se stesso, forse riconoscendo il rischio di un eccessivo compiacimento.
Questo componimento rimane uno degli esempi più significativi di autoritratto poetico della letteratura italiana. La sua forza espressiva risiede nella capacità di condensare in pochi versi un’intera esistenza, trasmettendo al lettore non solo un’immagine fisica, ma anche una visione del mondo e un destino ineluttabile.
Ancora oggi, il sonetto di Foscolo viene studiato come testimonianza di un’epoca in cui l’individualismo e il senso del tragico erano elementi fondamentali della letteratura. Il poeta non si limita a descriversi, ma si inserisce in una tradizione che riflette sulla condizione umana e sull’incessante lotta tra l’uomo e il suo tempo.
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