Una frase di Simone de Beauvoir sull’ipocrisia del mondo d’oggi

7 Gennaio 2025

Leggiamo assieme questa veritiera quanto triste citazione di Simone de Beauvoir sul mondo d'oggi che ha reso la morte un taboo, nascondendola.

Una frase di Simone de Beauvoir sull'ipocrisia del mondo d'oggi

La citazione di Simone de Beauvoir invita a riflettere sulla tensione esistente tra l’apparenza sfarzosa della vita e l’inevitabile presenza della morte, costantemente in agguato. Nelle sue opere, de Beauvoir affronta tematiche esistenziali, in particolare la contraddizione tra la società del consumo e la condizione umana, soggetta al limite ineludibile della mortalità. Questi temi si intrecciano profondamente in questa frase tratta dal suo pensiero.

Profumo, pellicce, biancheria fine, gioielli: lussuosa arroganza di un mondo dove non c’è posto per la morte; ma essa restava in agguato dietro quella facciata, nel segreto grigiastro delle cliniche, degli ospedali, delle camere chiuse.

Simone de Beauvoir e l’illusione dell’immortalità nel lusso

Il profumo, le pellicce, la biancheria fine e i gioielli simboleggiano il lusso e l’eleganza. Sono oggetti che definiscono uno stile di vita apparentemente invincibile, dove l’idea della morte viene rimossa, nascosta e resa invisibile. Questo mondo, decorato dall’arroganza del benessere materiale, sembra escludere la vulnerabilità umana, proponendo un’illusione di immortalità.

Il profumo, per esempio, rappresenta un tentativo di sublimare il corpo, rendendolo etereo, privo della fragilità che lo contraddistingue. Le pellicce e i gioielli fungono da armature contro l’impermanenza della vita, costruendo un’immagine di superiorità sociale e personale. Tuttavia, questa “facciata lussuosa” nasconde un sottotesto di fragilità e finitezza.

Simone De Beauvoir sottolinea l’arroganza del tentativo umano di allontanare il pensiero della morte. Nella cultura moderna, soprattutto in contesti agiati, la morte viene relegata negli spazi invisibili della società: cliniche, ospedali e camere chiuse. È un aspetto che si cerca di ignorare, come se si potesse cancellarne l’esistenza attraverso l’opulenza e la costruzione di un mondo artificiale.

Ma la morte, nonostante questa rimozione sociale e culturale, resta presente, non annientata ma relegata “nel segreto grigiastro” degli spazi inaccessibili. La scelta di termini come “grigiastro” e “camere chiuse” suggerisce non solo un luogo fisico, ma una zona emotiva e concettuale in cui la società tenta di confinare la propria vulnerabilità.

Per de Beauvoir, questa tendenza a ignorare la morte è una delle più grandi contraddizioni dell’essere umano. L’adorazione per il lusso e il materialismo serve a distrarre dalla consapevolezza della mortalità. Ciò crea una frattura tra l’essere e l’apparire: un mondo estetizzato che celebra la vita solo in superficie, ma che non accetta la condizione umana nella sua totalità.

Simone de Beauvoir era profondamente consapevole dell’importanza di affrontare la finitudine della vita. Questo tema emerge chiaramente in La forza delle cose e Una morte dolcissima, opere in cui esplora l’esperienza della perdita e della sofferenza come parte integrante della vita. La citazione in esame riflette proprio questa tensione: dietro la facciata lussuosa, la morte incombe, e negarla equivale a privarsi della piena comprensione della propria esistenza.

La società contemporanea ha istituzionalizzato il concetto della morte relegandola a spazi specifici. De Beauvoir, con il suo riferimento alle cliniche e agli ospedali, sottolinea come questi luoghi diventino simboli della nostra incapacità di affrontare la fine della vita. Contrariamente alle culture in cui la morte viene vissuta pubblicamente, celebrata o integrata nel quotidiano, le società moderne preferiscono nascondere l’agonia e il trapasso dietro porte chiuse, lasciando i morenti nell’isolamento.

Le “camere chiuse” evocano un’immagine di solitudine e alienazione, spazi dove la vita si spegne lontano dall’occhio pubblico. La scelta di separare la morte dalla vita sociale rivela un profondo disagio collettivo nei confronti di questa realtà universale.

La necessità di accettare la morte

Come pensatrice esistenzialista, de Beauvoir sottolineava spesso che accettare la realtà della morte è fondamentale per vivere autenticamente. Negare o evitare il pensiero della morte significa vivere un’esistenza inautentica, immersa nell’illusione del controllo e della sicurezza.

Questa visione si rifà al pensiero di filosofi come Martin Heidegger, secondo il quale l’essere umano deve confrontarsi con la propria mortalità per vivere pienamente. Anche Jean-Paul Sartre, compagno intellettuale e affettivo di de Beauvoir, insisteva sull’importanza di affrontare l’angoscia della finitudine come mezzo per affermare la propria libertà.

In questa frase, Simone de Beauvoir offre anche una critica sottile ma incisiva alla società borghese, dove il lusso diventa un’arma per negare la realtà della morte. Questo comportamento riflette un’ansia profonda che attraversa le classi agiate, nelle quali il privilegio economico crea un’illusione di invulnerabilità. Tuttavia, non esiste ricchezza o status che possa annullare la realtà della mortalità.

La citazione di Simone de Beauvoir racchiude una riflessione profonda sulla condizione umana e sulle contraddizioni della società moderna. Il lusso, con la sua “arroganza lussuosa”, tenta di costruire un mondo impermeabile alla morte, ma la realtà dimostra che questa è una finzione. La morte è un’esperienza inevitabile e centrale nella vita umana, e cercare di nasconderla non significa eliminarla, bensì rimuovere un elemento essenziale del nostro essere.

Attraverso il linguaggio poetico e incisivo di questa citazione, de Beauvoir ci invita a riflettere sulla nostra esistenza e sull’importanza di accogliere la finitezza della vita. In un mondo che celebra l’apparenza e il lusso, è essenziale ricordare che la vera saggezza sta nell’affrontare ciò che si cela dietro la facciata, accettando la vulnerabilità come parte della nostra umanità.

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