I versi di Sandro Penna sulla colorata aria d’aprile

13 Aprile 2025

Leggiamo assieme questi chiari quanto forti versi di Sandro Penna fa trasmigrare l'osservazione umana del mondo nella calda aria del nuovo aprile.

I versi di Sandro Penna sulla colorata aria d'aprile

Sandro Penna, poeta tra i più lirici e delicati del Novecento italiano, è autore di una poesia profondamente legata alla natura e alla percezione intima delle cose. I versi qua riportati esprimono con grazia e leggerezza una condizione interiore fatta di inquietudine lieve, sospesa, in un dialogo continuo con la stagione, il paesaggio e la luce.

Sotto il cielo di aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l’acque ma, sembra, come ad occhi aperti.

Sandro Penna e i coraggiosi versi che con la delicatezza sfidano la censura

“Sotto il cielo di aprile la mia pace / è incerta”: l’incipit introduce subito il sentimento dominante del testo. Aprile è il mese primaverile per eccellenza, simbolo di rinascita, incertezza e transizione. In questa cornice naturale, la pace dell’io lirico non è solida né definitiva. È una pace in bilico, come tutto in primavera: come i cieli che si alternano tra sereno e pioggia, come le piante che germogliano ma non sono ancora pienamente sbocciate, come gli umori di chi si affaccia alla nuova stagione portando ancora addosso l’eco dell’inverno. La scelta del termine “incerta” è particolarmente felice: evoca non una mancanza di pace, bensì una condizione fluttuante, che può essere serenità ma anche turbamento, apertura o malinconia.

“I verdi chiari ora si muovono / sotto il vento a capriccio”: qui la natura entra nella scena in modo sensibile, quasi impressionistico. “I verdi chiari” non sono semplicemente piante o foglie, ma una percezione visiva e luminosa, una gamma cromatica delicata e primaverile. Il verde, colore della vita e della speranza, viene subito associato al movimento: non un movimento regolare, ma “a capriccio”, dunque imprevedibile, disordinato, spontaneo. Il vento, forza invisibile ma presente, anima la scena e simboleggia quell’elemento dell’imprevedibilità che è proprio della condizione umana, e in particolare della condizione dell’io penniamo: aperto alla vita, ma sempre esposto ai suoi mutamenti improvvisi.

È significativo che la natura venga osservata non tanto come sfondo oggettivo, quanto come specchio dell’animo. I verdi che si muovono non sono solo foglie che tremano: sono pensieri, stati d’animo, incertezze. Il capriccio del vento non è solo meteorologia, ma metafora della volubilità dell’essere.

“Ancora dormono / l’acque ma, sembra, come ad occhi aperti”: questi ultimi due versi introducono una delle immagini più potenti del testo. Le acque sono ferme, ancora immerse nel torpore invernale, ma al tempo stesso sembrano “come ad occhi aperti”: un’immagine poetica che evoca l’idea di una veglia immobile, una presenza silenziosa e vigile. L’acqua che dorme ma sembra guardare è un’immagine di soglia: qualcosa che sta tra il sonno e la veglia, tra il silenzio e l’attenzione, tra l’inazione e la coscienza.

Sandro Penna, un poeta da riscoprire

Sandro Penna suggerisce così uno stato dell’essere che è proprio della poesia: una forma di attenzione leggera, silenziosa, contemplativa. L’acqua immobile che osserva è come il poeta stesso, o il lettore, posto in ascolto del mondo, in attesa di un segno. È anche, forse, lo sguardo dell’infanzia, tema caro a Penna, che ritorna spesso nei suoi versi attraverso immagini limpide, naturali, eppure pervase di un senso di mistero e di sospensione.

In questi quattro versi si condensa un’intera visione del mondo. L’universo di Penna non è mai roboante né grandioso: è fatto di piccoli sussulti, di lievi incertezze, di bagliori improvvisi. La sua poesia lavora per sottrazione, per sussurro, per contemplazione. E tuttavia, in questa apparente semplicità, si avverte un’intensità rara, una forma di esistenza poetica che ha come centro la sensibilità acuta dell’osservazione e l’accettazione della fragilità.

Lo stile è coerente con questa visione: i versi sono piani, musicali, diretti, privi di ogni retorica. Penna rifiuta i costrutti elaborati, le metafore complesse, gli intellettualismi: la sua lingua poetica è vicina al parlato, ma attraversata da una leggerezza e da una grazia che la rendono immediatamente lirica.

La stagione che Penna ci descrive è dunque una primavera interiore, fatta di attese, di incertezze, di quiete apparente. Ma è anche una riflessione poetica sul tempo che passa, sulla natura che si risveglia e sull’animo umano che si misura, ogni giorno, con la propria mutevolezza.

In definitiva, questi versi ci parlano della condizione umana in tutta la sua profondità, senza proclami né filosofie esplicite: solo attraverso la poesia, attraverso lo sguardo, attraverso il silenzio che si fa canto. Ed è proprio questa la forza di Penna: riuscire a dirci tutto, dicendo pochissimo.

Ecco adesso la poesia nella sua interezza

Sotto il cielo di aprile la mia pace
è incerta. I verdi chiari ora si muovono
sotto il vento a capriccio. Ancora dormono
l’acque ma, sembra, come ad occhi aperti.

Ragazzi corrono sull’erba, e pare
che li disperda il vento. Ma disperso
solo è il mio cuore cui rimane un lampo
vivido (oh giovinezza) delle loro
bianche camicie stampate sul verde.

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