La citazione tratta dal libro di Rudyard Kipling, La luce che si spense, condensa in poche parole una visione profonda e pragmatica dell’arte:
«Ho imparato invece che cosa significa arte.»
«E lo hai imparato mentre io non c’ero. Che cosa è, allora, l’arte?»
«Dare alla gente ciò che essa può capire e, una volta riusciti, ricominciare da capo.»
Rudyard Kipling e la sua risposta sull’importanza dell’arte nella società
In questa riflessione, Kipling definisce l’arte come un processo dinamico e comunicativo. Non un gesto isolato o solipsistico, ma una continua interazione tra artista e pubblico, volta a raggiungere un equilibrio tra comprensione e innovazione. Analizziamo il significato di queste parole, il contesto in cui emergono e il loro valore universale.
Kipling, vissuto tra il XIX e il XX secolo, ha attraversato un periodo di grande fermento culturale, segnato da rivoluzioni artistiche e tecnologiche. La sua produzione letteraria, che include poesie, racconti e romanzi, è intrisa di un duplice scopo: intrattenere il lettore e farlo riflettere su temi più profondi, come l’identità, la colonizzazione e la condizione umana.
Nella citazione, emerge una concezione dell’arte che va oltre il semplice gesto creativo. Per Kipling, l’arte è comunicazione, un ponte tra il pensiero dell’artista e la capacità di comprensione del pubblico. Questa visione richiama un principio fondamentale del successo artistico: la capacità di tradurre idee complesse in forme accessibili, senza mai perdere il valore intrinseco dell’opera.
L’arte, secondo questa visione, è un atto di empatia creativa. Dare alla gente ciò che essa può capire non significa abbassare gli standard dell’opera, ma presentarla in una forma che permetta al pubblico di avvicinarsi, comprenderla e farla propria. Questo principio si ritrova in molte discipline artistiche:
Nella letteratura, i grandi autori hanno sempre saputo creare opere capaci di parlare a un pubblico ampio, pur mantenendo profondità e complessità. Da Dante a Shakespeare, da Dostoevskij a Kipling stesso, ogni artista ha bilanciato temi universali con la capacità di rendere le loro storie accessibili e significative.
Nelle arti visive, artisti come Van Gogh o Monet hanno rivoluzionato il modo di rappresentare il mondo, ma lo hanno fatto attraverso immagini che catturano emozioni comprensibili a tutti, anche ai non esperti.
Nella musica, grandi compositori come Beethoven o Mozart hanno saputo creare melodie capaci di toccare l’anima, indipendentemente dal grado di conoscenza musicale di chi le ascoltava.
Questa idea riflette anche la responsabilità sociale dell’arte: essa deve rispecchiare i bisogni e le aspettative del pubblico, senza dimenticare di sfidare i limiti della comprensione collettiva.
Innovare Continuamente: “Ricominciare da Capo”
Kipling aggiunge un elemento cruciale: il ciclo continuo dell’arte. Una volta che l’artista ha dato al pubblico ciò che esso può capire, il compito non è finito. Egli deve ricominciare, proponendo nuove idee, nuove forme e nuovi significati. L’arte non può fermarsi alla soddisfazione immediata del pubblico; deve evolversi, esplorare territori sconosciuti e spingere i confini della creatività.
Questa visione si oppone a una concezione statica dell’arte, in cui l’artista riproduce formule già collaudate. Per Kipling, l’arte è crescita e movimento, un continuo esercizio di scoperta per entrambe le parti: chi crea e chi riceve.
L’idea di Kipling sull’arte trascende le epoche. In un mondo in cui la comunicazione e la creatività sono sempre più veloci e globali, la sua definizione resta attuale. Oggi, l’arte si manifesta in molteplici forme: cinema, digitale, performance. Tuttavia, il principio rimane lo stesso: l’arte deve essere un ponte.
Inoltre, il “ricominciare da capo” suggerisce una dimensione umile dell’artista. Kipling non vede l’artista come un genio isolato che impone la propria visione, ma come un mediatore che esplora, crea e reinterpreta il mondo per il pubblico. Questa prospettiva incoraggia gli artisti moderni a non accontentarsi di ciò che è stato raggiunto, ma a cercare costantemente nuove vie per comunicare.
Kipling, attraverso questa riflessione, ci insegna che l’arte non è solo un’espressione individuale, ma una pratica condivisa, dove l’interazione con il pubblico diventa fondamentale. La sua citazione si rivolge tanto agli artisti quanto ai fruitori dell’arte, invitandoli a un dialogo aperto e reciproco.
Oggi, possiamo vedere questo principio nella grande varietà di forme artistiche che si sforzano di coinvolgere pubblici diversi: dall’arte partecipativa alle produzioni cinematografiche che bilanciano intrattenimento e critica sociale. L’insegnamento di Kipling risuona come un invito a creare e a vivere l’arte come un mezzo per comprendere e trasformare il mondo, passo dopo passo, opera dopo opera.