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I versi di Rainer Maria Rilke e l’illusione delle stelle

Rainer Maria Rilke tramite i versi finali del sonetto numero XI tratto dai "Sonetti a Orfeo"  ci introduce a una profonda riflessione sulla natura dell'esistenza, sull'illusione della percezione e sul bisogno umano di trovare un senso nell'universo.

Rainer Maria Rilke tramite i versi finali del sonetto numero XI tratto dai “Sonetti a Orfeo”  ci introduce a una profonda riflessione sulla natura dell’esistenza, sull’illusione della percezione e sul bisogno umano di trovare un senso nell’universo, anche quando quel senso potrebbe essere una costruzione della nostra mente. In queste poche righe, Rilke cattura l’essenza della condizione umana: la necessità di credere in qualcosa di più grande, anche se quella credenza è, alla fine, un inganno.

Anche il legame delle stelle inganna.
Ma ci dia gioia per un attimo soltanto
credere alla figura. Tanto basta.

Rainer Maria Rilke sull’illusione delle costellazioni

Le costellazioni, come sappiamo, non sono altro che raggruppamenti arbitrari di stelle che, da un punto di vista terrestre, sembrano disegnare figure nel cielo. In realtà, queste stelle sono separate da vastissime distanze e non hanno alcun legame tra loro se non quello che noi, esseri umani, abbiamo deciso di attribuire loro. Eppure, fin dai tempi antichi, abbiamo proiettato le nostre storie, i nostri miti e le nostre speranze su questi raggruppamenti di stelle, creando figure celesti che ci hanno accompagnato attraverso i secoli.

Rainer Maria Rilke ci invita a riconoscere la natura illusoria di queste figure, sottolineando come il “legame delle stelle” non sia altro che un inganno. Tuttavia, l’illusione non è presentata come qualcosa di negativo o ingannevole in senso stretto, ma piuttosto come un’illusione necessaria, una costruzione che ci permette di dare un senso al caos dell’universo. Anche se queste figure non esistono realmente, credere in esse ci porta gioia, e forse, per l’esistenza umana, questo “attimo” di gioia è tutto ciò che conta.

Questi versi risuonano profondamente con la condizione umana, che è per sua natura legata alla ricerca di significato. Siamo esseri che desiderano ardentemente trovare una coerenza nel mondo che ci circonda, e spesso siamo disposti a costruire connessioni e significati anche quando questi non esistono realmente. Le costellazioni sono un perfetto esempio di questo impulso: vediamo delle figure nel cielo non perché ci siano realmente, ma perché abbiamo bisogno di vederle, di credere che l’universo abbia un ordine, una logica, una narrazione che possiamo comprendere.

Rainer Maria Rilke ci dice che “credere alla figura” ci dà gioia, anche se solo per un attimo. Questo attimo, questa temporanea sospensione della disillusione, è sufficiente per rendere l’illusione preziosa. Non si tratta di un inganno malizioso, ma di una necessaria finzione che ci permette di vivere, di continuare a cercare e a trovare bellezza anche nel caos. La consapevolezza dell’illusione, paradossalmente, non diminuisce il suo valore; al contrario, la rende ancora più preziosa, perché ci ricorda la nostra capacità di creare significato anche dove, apparentemente, non c’è.

La Fragilità e la Bellezza dell’Esistenza

Rainer Maria Rilke, con questi versi, tocca anche il tema della fragilità dell’esistenza umana. La nostra vita, come le costellazioni, è fatta di connessioni che spesso sono illusorie, di legami che esistono solo nella nostra mente, ma che ci danno la forza di andare avanti. La bellezza di queste illusioni sta proprio nella loro capacità di darci conforto, di farci sentire parte di qualcosa di più grande, anche se quel qualcosa è, in realtà, una costruzione. L’importanza non risiede nella verità oggettiva di queste connessioni, ma nella gioia e nel significato che ci donano.

In un mondo dove tutto è in continuo cambiamento, dove la realtà può spesso sembrare priva di senso o scopo, la capacità di trovare significato, anche se solo per un attimo, diventa una delle qualità più importanti dell’essere umano. Le illusioni, come le costellazioni, ci permettono di orientare la nostra vita, di trovare una direzione, una figura a cui aggrapparci.

Infine, Rainer Maria Rilke ci invita ad accettare l’illusione come parte integrante della nostra esistenza. L’illusione non è qualcosa da evitare o da combattere, ma qualcosa da accogliere con consapevolezza. La capacità di credere in queste “figure” è ciò che ci permette di dare un senso alla nostra vita, di costruire narrazioni che ci sostengono, anche nei momenti di maggiore incertezza.

In conclusione, i versi di Rainer Maria Rilke ci offrono una profonda meditazione sulla natura umana, sulla necessità di credere in un significato, anche quando quel significato è, in fondo, un’illusione. In un universo vasto e spesso incomprensibile, la nostra capacità di creare connessioni e di trovare bellezza anche nel caos diventa una delle nostre qualità più preziose. E forse, come suggerisce Rainer Maria Rilke, questo attimo di gioia che deriva dal “credere alla figura” è tutto ciò che davvero conta.

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