Una frase di Pier Paolo Pasolini su ciò che è superfluo

23 Settembre 2025

Leggiamo assieme questa lapidaria citazione, tanto breve quanto veritiera, di Pier Paolo Pasolini su ciò che è davvero importante.

Una frase di Pier Paolo Pasolini su ciò che è superfluo

Con questa affermazione, contenuta negli Scritti corsari (1975), Pier Paolo Pasolini offre una riflessione che va ben oltre la critica al consumismo e tocca il cuore del rapporto tra l’essere umano e la società contemporanea. L’intuizione pasoliniana, formulata in anni di profonda trasformazione economica e culturale, conserva oggi una forza profetica: nell’abbondanza indiscriminata, nella proliferazione dei beni superflui, l’uomo rischia di smarrire non solo il senso del limite, ma anche quello della propria esistenza.

«I beni superflui rendono superflua la vita.»

Il contesto storico di “Scritti corsari”, di Pier Paolo Pasolini

Per comprendere a fondo questa citazione bisogna collocarla nel contesto dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, quando il Paese viveva gli effetti del boom economico. Dopo decenni di miseria e difficoltà, la società italiana conobbe un’improvvisa accelerazione dei consumi: automobili, elettrodomestici, televisori entrarono nelle case, modificando radicalmente gli stili di vita.

Pasolini guardava con sospetto a questa trasformazione. Se da un lato riconosceva i benefici materiali del progresso, dall’altro denunciava i rischi di un’omologazione culturale e morale. A suo avviso, la televisione e la cultura dei consumi stavano distruggendo le differenze, cancellando le radici popolari, imponendo un modello unico di desideri e comportamenti. In questo scenario, i “beni superflui” diventano non più semplici oggetti, ma simboli di una società che sostituisce l’essere con l’avere.

La distinzione tra necessario e superfluo

Il cuore della riflessione sta nella distinzione tra ciò che è necessario e ciò che è superfluo. Il necessario è ciò che sostiene la vita: il cibo, l’acqua, un riparo, la salute, ma anche l’affetto, la comunità, la cultura come nutrimento dell’anima. Il superfluo, invece, è ciò che eccede, che non risponde a un bisogno vitale ma a un desiderio indotto, spesso costruito artificialmente dalla pubblicità e dal mercato.

Pasolini non condanna la ricerca del bello o del piacere, bensì l’invasione del superfluo che diventa norma, che colonizza i bisogni fino a rendere l’uomo dipendente da ciò che non serve. È in questo senso che “i beni superflui rendono superflua la vita”: quando la vita si identifica con il possesso dell’inutile, perde il suo centro, la sua autenticità, la sua essenza.

L’affermazione pasoliniana contiene un paradosso solo apparente. Se l’uomo misura la propria esistenza sul possesso di beni superflui, allora la sua vita diventa, a sua volta, superflua, perché non ha più un fondamento stabile, ma si regge su un’infinita rincorsa al nuovo, all’effimero.

Questa dinamica genera alienazione: si vive per consumare e non si consuma per vivere. L’identità non nasce più dall’esperienza, dalle relazioni, dalla memoria, ma dal marchio, dall’oggetto posseduto, dall’immagine di sé riflessa nello sguardo sociale. In questo modo, la vita diventa intercambiabile, spogliata della sua unicità, perché si uniforma a un modello standardizzato di desideri.

Un monito filosofico e politico

Il pensiero di Pasolini si colloca a metà tra la critica marxista della società dei consumi e una riflessione quasi esistenzialista sul senso della vita. Da un lato, egli osserva come il capitalismo trasformi tutto in merce, riducendo anche l’essere umano a consumatore. Dall’altro, denuncia la perdita di autenticità dell’esistenza, come se l’abbondanza materiale avesse privato l’uomo della possibilità di interrogarsi sul suo destino.

Il superfluo, dunque, non è solo un problema economico o sociale: è una questione politica e spirituale. Una società che misura il valore della vita sui beni superflui produce cittadini incapaci di pensiero critico, di resistenza, di autonomia. La libertà, in questo contesto, diventa anch’essa superflua.

Un tema ancora attuale

A quasi cinquant’anni dalla pubblicazione degli Scritti corsari, la riflessione di Pasolini appare straordinariamente attuale. Oggi viviamo immersi in un universo di beni superflui ancora più invasivo di quello degli anni Settanta: smartphone, abbonamenti digitali, moda “fast”, gadget tecnologici di rapido consumo. La logica del mercato globale non solo produce oggetti, ma crea desideri senza fine, alimentando un ciclo di acquisti e sostituzioni che sembra non avere limite.

La crisi ambientale rende ancora più drammatica la questione: la produzione di beni superflui contribuisce in maniera massiccia all’inquinamento e allo spreco delle risorse del pianeta. Così, ciò che Pasolini denunciava come pericolo culturale diventa oggi anche una minaccia alla sopravvivenza stessa della Terra.

Ritrovare il senso del limite

Il messaggio pasoliniano non invita al rifiuto totale della modernità, ma alla ricerca del limite. Non si tratta di negare il piacere, il comfort o la bellezza, bensì di distinguere ciò che arricchisce davvero la vita da ciò che la impoverisce, pur nella sua apparente ricchezza.

Ritrovare il limite significa riscoprire il valore delle relazioni autentiche, della cultura vissuta come esperienza, della natura, dell’arte, di tutto ciò che non può essere ridotto a merce. Significa, soprattutto, riconoscere che la vita non ha bisogno di eccessi per essere piena, ma di essenzialità e consapevolezza.

«I beni superflui rendono superflua la vita» non è soltanto un ammonimento contro il consumismo, ma una diagnosi della condizione umana nella società moderna. Pasolini ci ricorda che il superfluo, se eretto a fondamento dell’esistenza, svuota la vita di significato. In un mondo che continua a confondere bisogni reali e desideri indotti, la sua voce risuona come un invito urgente a riscoprire il valore dell’essenziale.

La sfida che ci pone non è quella di rinunciare a tutto, ma di discernere: imparare a scegliere ciò che serve davvero alla nostra umanità e lasciare andare ciò che, pur scintillante, ci rende solo più poveri dentro.

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