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I versi di Pier Paolo Pasolini sui colorati giorni di Carnevale

Leggiamo questi versi di Pier Paolo Pasolini contenuti nella lunga poesia "Una disperata vitalità" in cui, ad un certo punto, si rammenta il Carnevale.

Pier Paolo Pasolini, con la sua poesia potente e profondamente evocativa, ha lasciato un segno indelebile nella letteratura italiana del Novecento. I versi tratti dalla poesia Una disperata vitalità, del 1964, contenuta nella raccolta “Poesia a forma di rosa” ci trasportano in un paesaggio di rovine e memoria, dove l’autore si fa testimone di un passato stratificato e di un presente in cui la bellezza e la decadenza si intrecciano in un dialogo incessante.

tra i ruderi costruiti da giganti seicenteschi in giorni immensi di carnevale, io
ero coi sensi ad ascoltare…
la vita nei secoli…
Più volte nel pertugio contro il biancore della notte che si perdeva
oltre le Casiline del mondo,
sparì e riapparve la testa del destino,
con la dolcezza ora della madre meridionale ora del padre alcolizzato, sempre la stessa testolina arruffata e polverosa, o già
composta nella vanità di una giovinezza popolare: e io,
ero coi sensi ad ascoltare
la voce di un altro amore

Pier Paolo Pasolini e la sua disperata vitalità

I “ruderi costruiti da giganti seicenteschi” evocano un’Italia carica di storia, dove il tempo ha sedimentato tracce di un’epoca fastosa ormai svanita. Il riferimento ai “giorni immensi di carnevale” sottolinea un contrasto tra il gioco e la maschera, tra la vitalità effimera delle celebrazioni e il peso della storia che incombe su ogni pietra. In questo scenario, Pasolini si colloca come un osservatore sensibile, attento a percepire le voci del passato e a cogliere il senso profondo della vita che scorre “nei secoli”.

Il poeta utilizza una tecnica di frammentazione delle immagini che richiama il suo stile cinematografico: il “pertugio contro il biancore della notte” diventa una sorta di inquadratura attraverso la quale si intravede il destino, una figura che si manifesta e si ritrae, a volte materna e rassicurante, altre volte segnata dalla durezza della vita. Il binomio madre meridionale e padre alcolizzato suggerisce una dicotomia affettiva e sociale, un contrasto tra dolcezza e brutalità, tra accoglienza e abbandono. Questi elementi sono ricorrenti nella poetica pasoliniana, in cui l’infanzia e le figure genitoriali assumono un valore simbolico e universale.

La “testolina arruffata e polverosa” che appare e scompare nel buio della notte potrebbe essere letta come un’immagine dell’innocenza popolare, un volto familiare che appartiene al popolo e alla sua autenticità. La trasformazione di questo volto, che da disordinato e sporco diventa “composto nella vanità di una giovinezza popolare”, riflette un processo di costruzione dell’identità, un passaggio dall’infanzia alla giovinezza segnato dalla consapevolezza sociale e culturale. Pasolini ha sempre guardato con ammirazione e malinconia al mondo popolare, vedendolo come depositario di una purezza perduta nel progresso e nella modernizzazione.

I versi qui citati si chiudono con un’immagine profondamente lirica e personale: “io, ero coi sensi ad ascoltare la voce di un altro amore”. L’atto dell’ascolto, della percezione sensoriale, diventa la chiave per comprendere la realtà, per immergersi in un’esperienza che trascende la dimensione individuale e si fa collettiva. L'”altro amore” potrebbe essere interpretato come l’amore per il mondo marginale, per le periferie esistenziali e urbane che Pasolini ha esplorato sia nella sua poesia che nel cinema. È un amore che non si limita al desiderio erotico, ma si estende a una forma di empatia totale verso l’umanità più autentica, quella lontana dai riflettori della borghesia e del potere.

Questo componimento riflette pienamente la poetica pasoliniana, caratterizzata da un profondo legame con la realtà sociale e con una sensibilità capace di cogliere le sfumature della vita nelle sue contraddizioni più laceranti. Il poeta si pone come un testimone partecipe, non distaccato, che osserva ma allo stesso tempo si lascia coinvolgere emotivamente dalle storie e dai destini che incontra. La sua scrittura è densa di immagini che si sovrappongono e si contaminano, creando un effetto di intensità visiva e sonora.

Pasolini e la sua raccolta “Poesia a forma di rosa”

“Poesia a forma di rosa” è una raccolta che mescola l’elemento lirico con quello documentario, una scrittura che si fa strumento di denuncia e di analisi sociale. In questi versi, Pasolini ci offre uno sguardo su un mondo in trasformazione, in cui la memoria e il presente si confrontano senza tregua. La sua capacità di dare voce agli esclusi, ai dimenticati, rende la sua opera ancora oggi straordinariamente attuale e necessaria.

Attraverso Una disperata vitalità, Pasolini ci invita a “ascoltare”, a immergerci nel tessuto vivo della realtà, senza pregiudizi e senza distacco. Il suo è un appello all’empatia e alla consapevolezza, un invito a guardare oltre le superfici e a comprendere la complessità della vita umana nella sua interezza.

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