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La gravità della pena di morte secondo Dostoevskij

Duecentotrentasei anni fa, per la prima volta uno Stato aboliva la pena di morte. Era il Granducato di Toscana. La frase del giorno è una breve riflessione di Dostoevskij sulla tematica, che resta attuale poiché anche ai nostri giorni esistono luoghi in cui la pena di morte è legale.

Era il 30 novembre del 1786 quando per la prima volta nella storia veniva abolita la pena di morte in uno Stato. Oggi, a distanza di oltre duecento anni, ci sono luoghi in cui è ancora legale. In occasione di questo importante anniversario, non potevamo non dedicare lo spazio della frase del giorno ad una citazione di Dostoevskij incentrata proprio sul tema della pena di morte. 

La pena di morte secondo Dostoevskij

Leggendo le parole di Dostoevskij comprendiamo come, al di là del tempo e dello spazio, esistano alcuni concetti che risultano universali, universalmente validi. Come si può pensare, a maggior ragione nel mondo di oggi, che la pena di morte sia una soluzione valida ai mali della società?

“L’assassinio legale è incomparabilmente più orrendo dell’assassinio brigantesco. Chi è assalito dai briganti, chi è sgozzato di notte spera di potersi salvare fino all’ultimo momento. Tutta quest’ultima speranza, con la quale è dieci volte più facile morire, viene tolta con certezza dalla condanna a morte”.

Quando e dove è nata la pena di morte

Ma scopriamo qualcosa di più sulla pena di morte e sulla sua origine. Sebbene non abbiamo a nostra disposizione testimonianze scritte in merito, sembra che forme di pensa di morte fossero diffuse già nei clan preistorici. In effetti, poi, con l’arrivo della codificazione scritta, la pena capitale risulta presente in tutte le civiltà antiche, nessuna esclusa. Questo elemento fa supporre che la pratica fosse all’ordine del giorno già da secoli, ben radicata sin dalle culture primitive.

È con la prima codificazione legale scritta giunta sino a noi, il Codice di Hammurabiche abbiamo la certezza della presenza della pena capitale fra le leggi che regolavano le comunità, nella fattispecie quella babilonese. La morte non veniva inflitta soltanto nel caso di omicidio, ma anche per punire crimini quali il furto, il sacrilegio e le negligenze commesse nell’esecuzione del proprio lavoro che provocavano la morte colposa di qualcuno. 

Sappiamo, inoltre, che la pena di morte era diffusa nell’Antico Egitto, dove essa veniva inflitta anche a chi violava la Maat, ovvero la “Regola universale”, tra cui figuravano reati quali l’offesa e l’attentato alla vita del faraone, nei regni dell’America Latina e perfino nell’Antica Grecia, dove invece la pena capitale era comminata solo in casi di reati gravissimi, e a Roma.

La Toscana, il primo Stato ad abolire la pena di morte

Seppur per brevissimo tempo, fu il Granducato di Toscana ad avere il primato sull’abolizione della pena di morte. Era il 30 novembre del 1786 quando, grazie ad una disposizione legislativa di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena, la pena capitale veniva totalmente abolita dal codice legale del Granducato. 

Nell’epoca che oggi ricordiamo come quella che diede vita al fenomeno del dispotismo illuminato, Pietro Leopoldo, volenteroso Granduca dello Stato toscano, viaggiò molto, osservando, prendendo nota di tutto ciò che vedeva, e sfruttando queste nuove conoscenze per ammodernare il Granducato, con una serie di leggi di cui fa parte anche quella promulgata in favore dell’abolizione della pena di morte. 

In particolare, i cambiamenti più sostanziali si ebbero sul piano dei diritti con la cosiddetta “Riforma della Legislazione Criminale Toscana”, conosciuta anche come “Codice Leopoldino”. Oltre alla pena capitale, con il codice si abolivano anche la tortura e il reato di lesa maestà, che spesso veniva sfruttato per vessare i nemici politici. In più, con il Codice Leopoldino, veniva ridotta la misura del carcere preventivo. Un cambiamento epocale, che tuttavia ebbe vita breve.

 La pena di morte fu infatti in parte reintrodotta quattro anni dopo, per fronteggiare i tumulti popolari che la Chiesa sobillava di continuo.

La pena di morte nel mondo

Ancora oggi, purtroppo, ci sono luoghi in cui è presente la pena di morte. Secondo un report di Amnesty International visionabile sul sito dell’Osservatorio diritti, nel 2021 le condanne capitali sono state più numerose rispetto agli anni precedenti, e i paesi dove essa è stata inflitta a più persone sono Iran, Bangladesh, India e Pakistan. Anche in Cina, Corea del Nord e Vietnam la pena capitale viene regolarmente inflitta a chi commette reati gravi, ma per questi paesi non esistono dati certi e aggiornati. 

La pena capitale è ancora legale e altamente utilizzata in numerosi luoghi del mondo, purtroppo, fra cui la Nigeria e altri Stati dell’Africa Subsahariana, alcuni paesi degli Stati Uniti, la Malesia, l’Algeria, l’Egitto, l’Arabia Saudita e lo Sri Lanka. 

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