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Una frase di Margaret Fuller sull’amore che sublima la vita

Leggiamo questa frase di Margaret Fuller in cui con una lapidaria semplicità la scrittrice americana ci dice come l'amore ci fa sentire immortali.

La citazione di Margaret Fuller (23 maggio 1810 – 19 luglio 1850), scrittrice, giornalista e attivista americana del XIX secolo, racchiude in poche parole una visione intensamente romantica e filosofica dell’amore. In questa dichiarazione, semplice e folgorante, si intrecciano due temi universali: la potenza trasfigurante dell’amore e il desiderio umano di eternità. Analizzare questa frase significa esplorare non solo la sensibilità di Fuller, ma anche riflettere su cosa significhi, per l’essere umano, sentirsi reso “immortale” da un’esperienza affettiva.

“Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immortale”:

L’amore come forza trasformatrice nella frase di Margaret Fuller

L’affermazione è perentoria: non un gesto qualunque, ma un bacio, e non un bacio qualsiasi, ma quello dell’amore vero, ha compiuto il miracolo dell’immortalità. Fuller non parla di un amore astratto o ideale, ma di un’esperienza concreta, vissuta, racchiusa in un gesto fisico, intimo e profondo. Il bacio è simbolo di un’unione spirituale, è il punto culminante di un contatto affettivo che va oltre il corpo e tocca l’anima.

La scelta del verbo “rendermi” suggerisce una trasformazione radicale: prima di quel bacio, l’io poetico era mortale, cioè limitato, finito, esposto all’oblio e alla dissoluzione. Dopo, non lo è più. L’amore, quindi, ha il potere di cambiare la natura stessa dell’essere, elevandolo dal piano del tempo a quello dell’eterno. In questo senso, Fuller si iscrive nella lunga tradizione romantica che vede nell’amore un’esperienza che trascende il tempo e la morte.

La Fuller e l’ideale romantico

Margaret Fuller non fu solo una poetessa e autrice, ma anche una pensatrice impegnata nelle lotte per l’emancipazione delle donne e per la giustizia sociale. Il suo pensiero unisce la razionalità trascendentalista – influenzata da Emerson e Thoreau – a una profonda ricerca di autenticità emotiva e spirituale. In questa citazione, emerge proprio quel tratto romantico del suo carattere che crede nel sentimento come rivelazione.

Nel bacio dell’amato, Fuller trova una pienezza tale da dissolvere la contingenza dell’esistenza. Il bacio diventa quindi un atto poetico e metafisico, non solo simbolo d’amore ma ponte verso l’infinito. È attraverso l’amore ricevuto che la persona si riconosce nel suo valore più alto: amato, dunque degno, dunque eterno. Non si tratta di vanità, ma di riconoscimento. È l’amore che ci dice che la nostra esistenza non è stata vana.

L’immortalità non come vita eterna, ma come pienezza dell’attimo
Nel contesto del pensiero trascendentalista americano, l’immortalità non va intesa semplicemente come sopravvivenza dell’anima dopo la morte, bensì come presenza piena nell’attimo, come coscienza elevata e illuminata. Fuller sembra voler dire che quel momento di comunione perfetta — il bacio — ha reso tutto il resto superfluo. È stato così intenso, così vero, da contenere in sé l’infinito.

In questo senso, l’immortalità a cui la scrittrice allude non è necessariamente religiosa, ma esistenziale: ciò che abbiamo vissuto veramente, ciò che ci ha toccato nell’intimo, non può morire. Il bacio d’amore resta impresso nella memoria, nel corpo e nello spirito. È ciò che ci salva dall’insignificanza, dal passare del tempo.

L’amore come affermazione di realtà

Il bacio di cui parla Fuller è anche un riconoscimento: essere amati significa essere visti, essere accolti per ciò che si è. In un mondo dove spesso le persone passano inosservate o vengono ridotte a funzioni sociali, essere amati profondamente è un atto di riscatto identitario. Quel bacio, quindi, non è solo una manifestazione d’amore, ma un’investitura esistenziale: mi hai dato un senso, mi hai reso eterno perché, per un istante, io sono stato tutto per te.

In una società che marginalizzava le donne e ne limitava le aspirazioni, una frase come questa – scritta da una donna – ha anche una forza rivoluzionaria. È la rivendicazione della centralità dell’esperienza emotiva come esperienza piena e determinante. Fuller non chiede l’immortalità ai posteri o alla fama, ma all’amore. E questo amore non è un premio passivo, ma un’esperienza che consacra.

Il valore di questa citazione va ben oltre il contesto storico in cui fu scritta. Nell’epoca della connessione continua e della superficialità relazionale, dove le emozioni vengono spesso banalizzate o spettacolarizzate, ricordare che un gesto d’amore può renderci “immortali” è un invito alla profondità. È un monito a cercare relazioni autentiche, che lascino un segno duraturo dentro di noi.

“Fu il tuo bacio, amore, a rendermi immortale” non è solo una frase poetica: è un atto di fede nell’amore come fondamento dell’essere. Margaret Fuller, con la potenza di una sola frase, ci mostra che ciò che ci salva dal nulla non è la gloria, il successo, o la ricchezza, ma l’intensità con cui abbiamo vissuto l’amore. E forse è proprio questo il segreto dell’immortalità: avere almeno un istante in cui la vita ci ha toccato con tutta la sua verità.

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