Il Mahatma Gandhi ( 2 ottobre 1869 – 30 gennaio 1948), nel suo libro Il mio credo il mio pensiero, esprime un concetto di straordinaria profondità etica: il bene adoperato solo verso il bene ha poco valore perché solo il bene avanti al male e che non scompare difronte ad esso ha è degno di esistere . Questa riflessione incarna uno dei principi fondamentali del pensiero gandhiano e della sua filosofia della non violenza (ahimsa), ovvero il potere trasformativo della bontà quando applicata contro le avversità.
“La bontà diventa energia motrice soltanto quando è praticata in relazione al male. Finché vi limitate a restituire bene per bene, è un mero scambio, ma se restituite bene per male, ecco che diventa una forza che redime. Il male cessa davanti a questa forza, che procede aumentando di volume e peso come una palla di neve, finché non diventa irresistibile”
Il concetto di Bene e Male nel pensiero del Mahatma Gandhi
La citazione distingue chiaramente tra due modalità di azione morale. Da una parte, ricambiare il bene con il bene è un atto di giustizia ordinaria, un mutuo scambio che non incide profondamente sulle dinamiche del mondo. Dall’altra, la vera energia redentrice nasce nel momento in cui si risponde al male con il bene, un atto che sovverte le normali reazioni umane basate sulla ritorsione e sul desiderio di vendetta.
Gandhi non vedeva il male come una forza assoluta, bensì come un’energia destinata a dissolversi davanti alla resistenza attiva della bontà. Il suo pensiero era profondamente influenzato sia dalla dottrina cristiana del perdono sia dagli insegnamenti della tradizione induista, in cui il concetto di dharma prescrive un comportamento giusto indipendentemente dalle circostanze esterne. In questo senso, restituire il bene per il male significa non solo interrompere un ciclo di odio, ma innescare un meccanismo capace di generare cambiamento.
La metafora della “palla di neve” che cresce man mano che rotola simboleggia il potere cumulativo della bontà, che acquisisce sempre più forza fino a diventare inarrestabile. Questo principio si riflette nella satyagraha, la lotta non violenta promossa da Gandhi come strumento politico e sociale. La sua resistenza pacifica contro l’ingiustizia coloniale britannica in India ne è stata la dimostrazione pratica: non rispondere alla violenza con altra violenza ha permesso di erodere la legittimità morale dell’oppressore e ha catalizzato un cambiamento storico.
L’idea che la bontà possa «redimere» il male implica che essa non agisca come una semplice alternativa, ma come una strategia attiva che finisce per annullare l’opposizione avversa. La non violenza gandhiana non è passività, bensì un’azione consapevole, fondata sulla convinzione che un comportamento esemplare possa trasformare il cuore e la mente del nemico.
Applicazione contemporanea della filosofia gandhiana
Seppur radicata nel contesto storico della lotta per l’indipendenza indiana, la filosofia di Gandhi ha un valore universale e trova applicazione ancora oggi. In un’epoca caratterizzata da conflitti, divisioni politiche e tensioni sociali, la sua visione invita a riflettere sul potere della gentilezza e sulla capacità della bontà di diventare un motore di trasformazione.
Nel mondo moderno, questa idea si traduce nella scelta di rispondere alla violenza con il dialogo, di opporsi alle ingiustizie senza cadere nella tentazione della vendetta, di promuovere la giustizia attraverso atti di empatia e compassione. Personaggi come Martin Luther King e Nelson Mandela hanno tratto ispirazione da Gandhi per i loro movimenti di resistenza pacifica, dimostrando che la risposta al male con il bene è più di un principio astratto: è una strategia vincente per la costruzione di un mondo più giusto.
La citazione di Gandhi racchiude un messaggio di profonda speranza: il male non è invincibile, ma può essere sconfitto solo con la forza positiva del bene. Questa concezione della bontà come forza redentrice suggerisce che il cambiamento più autentico avviene quando si risponde con amore, comprensione e tolleranza alle ingiustizie. In un’epoca in cui le divisioni sembrano prevalere, il messaggio gandhiano ci invita a riconsiderare il potere rivoluzionario della gentilezza e della non violenza come strumenti concreti per costruire una società più armoniosa.