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Una frase di Louis-Ferdinand Céline sulla felicità come scelta

Analizziamo questa citazione di Louis-Ferdinand Céline tratta dal suo libro "Viaggio al termine della notte", che ci pone di fronte ad un'importante riflessione: la felicità è una scelta?

Louis-Ferdinand Céline, nel suo capolavoro Viaggio al termine della notte, affronta con disincanto e lucidità molti temi centrali dell’esistenza umana: il dolore, la paura, il senso della vita e, in questo caso, l’essere felici. La citazione riportata  è una riflessione pungente e ironica sul modo in cui gli esseri umani spesso scelgono di vivere nell’infelicità.

“Era sempre stato infelice, più o meno, ma adesso doveva sbrigarsi a trovare una buona ragione nuova per essere infelice. Non è tanto facile come sembra. Non è tutto dirsi ‘Sono infelice’. Bisogna ancora provarlo a se stessi, convincersi irrevocabilmente. Lui non chiedeva di più: poter dare alla paura che aveva un buon motivo solido e valido.”

L’abitudine all’infelicità: l’importante messaggio di Louis-Ferdinand Céline

Céline descrive un personaggio che si aggrappa alla propria infelicità come se fosse un elemento imprescindibile della sua identità. La necessità di “trovare una buona ragione” per essere infelice sottolinea l’abitudine di molte persone a giustificare costantemente il proprio stato emotivo negativo. Non basta semplicemente sentirsi infelici, suggerisce Céline: bisogna dare a questa infelicità una forma, un motivo, un contesto che la renda accettabile e “meritevole”. Questa dinamica evidenzia una verità universale: spesso, la sofferenza non deriva solo dalle circostanze esterne, ma dalla nostra tendenza a razionalizzarla e ad aggrapparci ad essa.

Il protagonista di Céline non cerca realmente una via d’uscita dal sentirsi infelici; al contrario, si adopera per confermarla, per darle una base concreta che lo rassicuri. In questo, Céline mette a nudo una dinamica psicologica comune: la paura del cambiamento e l’attaccamento a ciò che è noto, anche se doloroso. Spesso è più facile convivere con l’infelicità che affrontare l’incertezza che accompagna il tentativo di essere felici.

Un altro tema cruciale della citazione è il rapporto tra paura e il sentirsi costantemente infelici. Céline scrive che il personaggio cerca un “buon motivo solido e valido” per giustificare la sua paura. Questo suggerisce che l’infelicità non è soltanto uno stato emotivo, ma una condizione profondamente intrecciata con la paura. La paura del fallimento, del rifiuto, del cambiamento, o persino della felicità stessa, può paralizzare l’individuo, spingendolo a rifugiarsi in una condizione di insoddisfazione che, per quanto spiacevole, è familiare e quindi rassicurante.

Céline sembra suggerire che questa dinamica sia auto-imposta: il protagonista non è prigioniero delle circostanze, ma delle proprie scelte, consce o inconsce. La sua ricerca di una giustificazione per l’infelicità riflette una volontà di non affrontare le proprie paure, di non prendersi la responsabilità di cercare attivamente una condizione in cui ci si possa sentire felici.

Pur non esplicitandolo, Céline lascia intuire che il contrario del sentirsi infelici, ovvero felici, è altrettanto una questione di scelta. Se l’infelicità richiede uno sforzo per essere “provata” e razionalizzata, lo stesso vale per la felicità. Tuttavia, molte persone tendono a non considerare la felicità come un’opzione accessibile, spesso perché richiede coraggio, impegno e, soprattutto, l’accettazione dell’incertezza.

Essere felici significa, in molti casi, abbandonare l’idea di dover sempre trovare una ragione logica per esserlo. Al contrario dell’infelicità, che spesso si basa sulla razionalizzazione di un disagio, la felicità si nutre di spontaneità e di accettazione. Implica il coraggio di vivere nel momento presente senza cercare costantemente conferme o giustificazioni.

Louis-Ferdinand Céline, con la sua acuta capacità di osservazione, non trascura mai il ruolo che la società gioca nella costruzione  individuale e nel peso che ha nel sentirsi felici o infelici. La società moderna spesso spinge gli individui a confrontarsi con standard irraggiungibili di successo, bellezza e sentirsi felici, alimentando un senso di inadeguatezza che li porta a cercare continuamente “ragioni” per sentirsi infelici. Questo meccanismo, oltre a perpetuare un ciclo di insoddisfazione, rafforza l’idea che la felicità sia un traguardo straordinario e non una condizione naturale dell’essere umano.

Il messaggio universale di Céline

In Viaggio al termine della notte, Céline non offre soluzioni facili o consolatorie. Al contrario, il suo approccio è disincantato e crudo, ma proprio per questo incredibilmente realistico. La citazione in questione è un invito a riflettere sul modo in cui costruiamo le nostre emozioni e sul ruolo che le nostre scelte giocano nel determinarle. Nonostante il pessimismo apparente, tra le righe emerge una possibilità: se è vero che l’infelicità è, in parte, una costruzione mentale, allora è altrettanto possibile scegliere di smettere di costruirla.

L’essere felici, suggerisce implicitamente Céline, non è un dono divino né un privilegio riservato a pochi. È una scelta, spesso difficile e controintuitiva, ma accessibile a chiunque abbia il coraggio di affrontare le proprie paure e di abbracciare l’incertezza. Essere felici, in ultima analisi, significa rinunciare alla necessità di trovare sempre una ragione per esserlo e accettare la vita per ciò che è, con tutte le sue imperfezioni e contraddizioni.

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