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“Viaggio al termine della notte”, il romanzo di Céline che racconta la vita e il dolore

"Viaggio al termine della notte" è uno di quei classici che andrebbero letti almeno una volta della vita. Lo scopriamo oggi, in occasione dell'anniversario di nascita del suo autore, Louis-Ferdinand Céline.

“La gran fatica dell’esistenza non è forse insomma nient’altro che questo gran darsi da fare per restare ragionevoli venti, quarant’anni, o più, per non essere semplicemente, profondamente se stessi, cioè immondi, atroci, assurdi.”

Oggi, in occasione del suo anniversario di nascita, non possiamo che parlarvi di Louis-Ferdinand Céline e del suo capolavoro, “Viaggio al termine della notte“.

Céline, fra modernismo ed espressionismo

“Viaggio al termine della notte” è l’opera più celebre mai scritta da Céline. Affresco dell’umanità ed in particolare della società del XX secolo, questo grande romanzo racchiude il nucleo di tutta la produzione letteraria dell’autore francese: Ferdinand Bardamu, che rappresenta l’alter ego dello scrittore, ci racconta il mondo attraverso il suo viaggio.

Si tratta di un mondo nuovo, moderno, fatto di rapidità, luce, cambiamento, ma caratterizzato anche dalla guerra, dalla violenza, da tutti gli atti terribili commessi dall’essere umano per raggiungere i propri interessi. Fra racconti ciclici, personaggi disperati, neologismi, linguaggi bassi mescolati fra di loro a creare un idioma quasi nuovo, “Viaggio al termine della notte” costituisce un unicum nella storia della letteratura, un capolavoro modernista ed espressionista che andrebbe letto almeno una volta nella vita.

“Viaggio al termine della notte”, la sinossi

Uno degli autori più controversi del Novecento. A più di novant’anni dalla sua pubblicazione e a oltre sessanta dalla morte dell’autore, “Viaggio al termine della notte” si impone come il romanzo che ha saputo meglio capire e rappresentare il Novecento, illuminandone con provocatoria originalità espressiva gli aspetti fondamentali.

«Céline è stato creato da Dio per dare scandalo», scrisse Bernanos quando nel 1932 il romanzo diventò un successo mondiale, suscitando entusiasmi e contrasti feroci. Lo «scandalo Céline», che dura tuttora, è la profetica lucidità del suo delirio, uno sguardo che nulla perdona a sé e agli altri, che ha il coraggio di affrontare la notte dell’uomo così com’è.

L’anarchico Céline, che amava definirsi un cronista, aveva vissuto le esperienze più drammatiche: gli orrori della Grande Guerra e le trincee delle Fiandre, la vita godereccia delle retrovie e l’ascesa di una piccola borghesia cinica e faccendiera, le durezze dell’Africa coloniale, la New York della «folla solitaria», le catene di montaggio della Ford a Detroit, la Parigi delle periferie più desolate dove lui faceva il medico dei poveri, a contatto con una miseria morale prima ancora che materiale.

Totalmente nuovo nel panorama francese ed europeo è stato poi il modo insieme realistico e visionario, sofisticato e plebeo con cui Céline ha saputo trasfigurare questa materia incandescente. Per lui, in principio, è l’emozione, il sentimento della vita: di qui l’invenzione di un linguaggio che ha tutta l’immediatezza del «parlato» quotidiano, capace di dar voce, tra sarcasmi e pietà, alla tragicommedia di un secolo.

Questo libro sembra riassumere in sé la disperazione del Novecento: è in realtà un’opera potentemente comica, esilarante, in cui lo spettacolo dell’abiezione scatena un riso liberatorio, un divertimento grottesco più forte dell’incubo. Oggi il Viaggio, nella traduzione ormai classica di Ernesto Ferrero, scrittore particolarmente attento al «colore» dei linguaggi, si offre a nuove generazioni di lettori con l’intatta freschezza di un «classico» che non finisce di stupire per la sua modernità.

Louis-Ferdinand Céline

Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di Louis Ferdinand Auguste Destouches, nasce nella regione dell’Île de France, poco distante da Parigi, il 27 maggio del 1894. La sua è una famiglia borghese di origini bretoni e normanne. Il padre è redattore in una compagnia di assicurazioni, mentre la madre è proprietaria di un negozio di porcellane, mobiletti e merletti al Passage Choiseul di Parigi, luogo cardine della produzione letteraria dell’autore.

Scrittore, saggista e medico, Louis-Ferdinand Céline cresce con un padre fortemente disilluso, critico nei confronti della modernità e ancor più del progresso sociale, insoddisfatto del suo lavoro ed impaurito da ogni genere di diversità. Lo scrittore ricorderà sempre con un certo malessere la sua infanzia, segnata da rigidità, conservatorismo e ristrettezze economiche. Una delle pochissime figure positive di questo periodo è la nonna materna, Céline Guillou, da cui infatti Louis-Ferdinand prende il suo pseudonimo.

Ma l’esperienza che segna maggiormente il vissuto di Céline è senza ombra di dubbio quella della Prima Guerra Mondiale, a cui il giovane autore prende parte in qualità di volontario. Qui, l’autore di “Viaggio al termine della notte” sperimenta la sofferenza, la violenza gratuita, e soprattutto la precarietà della vita che racconterà giorno dopo giorno nelle sue opere. A seguito delle ferite riportate in guerra e del trauma vissuto in quegli anni, Céline soffrirà per tutta la vita di importanti disturbi psichici.

Il viaggio, l’antisemitismo, l’esilio

Dopo la guerra, Céline viaggia molto, e per qualche anno lavora come medico di bordo nelle navi. Si rende conto, in questo momento, che l’unico elemento in grado di salvare l’essere umano, di arricchirlo e renderlo degno di vita è proprio il viaggio. Così ha inizio il percorso che darà i natali a “Viaggio al termine della notte”.

Accusato di nutrire simpatie per gli ambienti antisemiti, Louis-Ferdinand Céline viene allontanato dagli ambienti culturali francesi e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale gli viene proibito di fare ritorno in Francia, accusato di essere oltre che antisemita collaborazionista della Francia di Vichy. Per molti anni, Céline vive distante dal suo paese natale. Quando infine ritorna, è tenuto a distanza dagli ambienti culturali e dagli intellettuali del tempo. Muore il 1° luglio del 1961 vicino Parigi.

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