Una frase di Leonardo Sciascia sul bene che non si può rubare

29 Dicembre 2024

Leggiamo questa frase di Leonardo Sciascia in cui viene ricordato una volta in più come il bene e la bellezza interiore non si possono rubare.

Una frase di Leonardo Sciascia sul bene che non si può rubare

La citazione di Leonardo Sciascia tratta da Favole della dittatura è un piccolo gioiello di simbolismo e profondità che merita di essere esplorato nei suoi molteplici significati. Attraverso la metafora dell’uomo, della farfalla e della polvere dorata, l’autore offre una riflessione sui temi del potere, del possesso e della libertà, ma anche sulla relazione tra l’essere umano e la bellezza fragile che cerca di trattenere.

Sul ramo fiorito l’uomo colse la farfalla assorta. Un po’ la tenne osservando il colore e il disegno delle ali. La lasciò poi libera, e guardò la polvere nerodorata che era rimasta attaccata alle sue dita. Danzandogli intorno, la farfalla pensò: “Va’ a lavarti la mano, ora; codesta polvere è soltanto sulle mie ali che splende”.

Leonardo Sciascia e la farfalla come simbolo di libertà morale

Nella narrazione, l’uomo coglie la farfalla e, per un breve momento, osserva incantato il colore e il disegno delle sue ali. Questo gesto iniziale può essere letto come il desiderio innato di comprendere e possedere ciò che è bello e unico. Tuttavia, la bellezza della farfalla non è solo nell’oggetto in sé, ma nella sua libertà: è il volo che dona significato al suo splendore.

Quando l’uomo lascia la farfalla libera, si accorge che una parte di essa è rimasta attaccata alle sue dita: quella polvere dorata, tanto delicata quanto essenziale per la natura dell’insetto. È un simbolo potente della trasformazione che avviene nel tentativo umano di possedere ciò che non è fatto per essere posseduto. La bellezza, come suggerisce Sciascia, non può essere separata dalla sua essenza senza perdere qualcosa di fondamentale.

La farfalla, che rappresenta forse la purezza, o la libertà stessa, non serba rancore per l’uomo. Danzando attorno a lui, riflette ironicamente sul gesto umano: “Va’ a lavarti la mano, ora; codesta polvere è soltanto sulle mie ali che splende.” Attraverso queste parole, Sciascia sottolinea un’amara verità: ciò che è stato tolto alla farfalla non ha più valore. Quella polvere d’oro, separata dalle sue ali, perde la sua magia e il suo significato, dimostrando come l’atto di possesso abbia un costo tanto per chi subisce quanto per chi lo compie.

In questa dinamica si ritrova un profondo monito morale. La libertà, proprio come la bellezza fragile delle ali di una farfalla, non può essere separata dalla sua natura intrinseca senza danneggiarla. Nel tentativo di controllare o preservare ciò che è bello e libero, l’uomo finisce per rovinarlo, e ciò che gli resta non è altro che un simulacro del suo splendore originario.

La dittatura come distruzione della bellezza e della libertà

Favole della dittatura, di Leonardo Sciascia , non è soltanto una raccolta di parabole universali: è anche un’opera profondamente politica. Il tema della dittatura, evocato nel titolo, si riflette in questa metafora. La farfalla, con la sua libertà e bellezza, può essere vista come una rappresentazione della società o dell’individuo oppresso da un potere autoritario.

L’atto dell’uomo che coglie la farfalla e ne distrugge inconsapevolmente una parte simboleggia il potere che cerca di appropriarsi della vita e della volontà degli altri. Il potere autoritario tenta di dominare ciò che è per sua natura autonomo, ma nel farlo ne compromette l’essenza stessa. È la tragica ironia della dittatura: il controllo assoluto distrugge la vitalità e la bellezza della vita su cui cerca di esercitarsi.

Oltre al contesto politico, questa citazione di Sciascia può essere applicata a molte altre dinamiche umane: nelle relazioni personali, nell’arte, nel rapporto tra l’uomo e la natura. In ognuno di questi ambiti, si ripete il medesimo dilemma: come apprezzare ciò che è bello senza distruggerlo nel tentativo di possederlo?

La risposta implicita nella narrazione di Sciascia è un invito all’umiltà. L’uomo dovrebbe essere capace di riconoscere che la bellezza esiste indipendentemente da lui e che il suo compito non è quello di appropriarsene, ma di osservarla con rispetto e meraviglia.

La metafora della farfalla e della polvere dorata ci spinge a riflettere sulla natura del potere e sulla responsabilità dell’essere umano verso ciò che è fragile e prezioso. Attraverso poche frasi, Sciascia ci ricorda che il valore della libertà e della bellezza risiede nella loro intangibilità, e che ogni tentativo di controllo o possesso rischia di distruggerle.

La farfalla, danzando intorno all’uomo, ribadisce una verità universale: ciò che è prezioso splende solo nella sua libertà. Ed è forse questo il grande insegnamento che Sciascia ci offre con la sua favola: riconoscere i limiti del nostro desiderio di controllo e imparare a lasciare spazio alla bellezza di essere ciò che è, libera e intoccata.

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