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La frase che erroneamente è attribuita a Voltaire

C'è una frase che conosciamo tutti. Una frase che per la forza democratica del suo messaggio è spesso citata nei discorsi di politici e oratori e che viene ogni volta erroneamente attribuita a Voltaire

C’è una frase che conosciamo tutti. Una frase che per la forza democratica del suo messaggio è spesso citata nei discorsi di politici e oratori, di cui però in molto sbagliano la reale attribuzione. 

Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo.

La frase erroneamente attribuita a Voltaire

Evelyn Beatrice Hall è stata una scrittrice e biografa britannica che ha scritto sotto lo pseudonimo di S.G. Tallentyre. È conosciuta soprattutto per la sua biografia su Voltaire, “Gli amici di Voltaire“, completata nel 1906. Fu lei a scrivere la frase, erroneamente attribuita a Voltaire, “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” (“Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”), come una manifestazione del pensiero di Voltaire. Tale frase è nota anche nella leggera variante, “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”.

Le citazioni di cui tutti sbagliano l’autore

Quanto volte ci è capitato di essere sicuri dell’attribuzione di una certa frase famosa, venendo poi smentiti? Frasi celebri come “L’importante è partecipare”  oppure “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani” nel parlato comune sono spesso assegnate a personaggi famosi, senza tener conto dei veri autori delle citazione. Ecco, grazie a un articolo di Focus, un elenco di alcune frasi celebri di cui tutti, almeno una volta, abbiamo sbagliato l’autore.

“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”

Comunemente viene attribuita al geniale regista Woody Allen, molto famoso anche per le sue numerose citazioni. In realtà la frase sembra che sia stata detta da Eugene Ionesco, un drammaturgo rumeno, molto conosciuto come esponente del “teatro dell’assurdo”.

“Eppur si muove!”

In molti sono convinti che Galileo Galilei, costretto a rinunciare alle sue teorie, abbia detto agli scienziati “eppur si muove”. In realtà la frase sembra che sia gli sia stata attribuita da Giuseppe Baretti, uno scrittore vissuto un secolo dopo.

“Elementare Watson”

Pensando a Sherlock Holmes, viene spontaneo citare tra le sue frasi celebri la famosa “Elementare Watson”. In realtà chi ha letto i libri sa che la frase non è scritta nelle pagine di Arthur Conan Doyle, e non viene mai detto dal famoso investigatore. Sembra però che in uno dei racconti “Il caso dell’uomo deforme”, Watson davanti a un caso dica “semplice” e Sherlock risponda “Elementare”.

Le 10 frasi celebri di cui spesso si sbaglia l'autore

Le 10 frasi celebri di cui spesso si sbaglia l’autore

Quanto volte ci è capitato di essere sicuri dell’attribuzione di una certa frase famosa, venendo poi smentiti? Ecco 10 frasi celebri che vengono spesso assegnate all’autore sbagliato

“L’importante non è vincere, ma partecipare”

Sembra proprio che questa tra le frasi celebri non sia stata detta da Pierre de Coubertin, a cui però andrebbe attribuita l’importanza di averla diffusa e resa celebre. L’aforisma appartiene a Ethelbert Talbot, vescovo della Pennsylvania, che l’avrebbe pronunciata durante le Olimpiadi del 1908.

“Panta Rei (tutto scorre)”

La frase da poco è tornata ad essere conosciuta grazie alla canzone di Francesco Gabbani e alla sua simpatica scimmia. La frase viene tendenzialmente fatta risalire ad Eraclito, spesso appunto definito come “il filosofo del panta rei.” In realtà Eraclito non ha mai scritto questa frase, ma è Platone che nel “Cratilo” scrive: “Dice Eraclito “che tutto si muove e nulla sta fermo” e confrontando gli esseri alla corrente di un fiume, dice che “non potresti entrare due volte nello stesso fiume”.

“Non hanno pane? Che mangino Brioches”

Questa è una delle frasi che vengono più comunemente utilizzate per descrivere il periodo della rivoluzione francese e viene frequentemente attribuita alla regina Maria Antonietta. In realtà la frase non appartiene davvero alla regina, dal momento che Rousseau riporta la frase relativamente a un evento che si è verificato 14 anni prima che Maria Antonietta nascesse.

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