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I versi di Guido Gozzano sul sognare ad occhi aperti

Leggiamo questi versi che sono i versi finali della poesia "Una risorta", di Guido Gozzano, in cui il sogno si intreccia a reminiscenze dantesche.

Guido Gozzano, poeta simbolista e crepuscolare, ha sempre avuto una forte consapevolezza della fugacità della bellezza e della distanza tra sogno e realtà. Nei suoi versi, Gozzano evoca un’atmosfera sospesa, una dimensione onirica in cui il desiderio si intreccia con l’illusione. L’ultima parte di questi versi richiama direttamente un celebre passo della Divina Commedia di Dante Alighieri, tratto dal trentesimo canto dell’Inferno: «Qual è colui che suo dannaggio sogna, / che, sognando, desidera sognare, / sí che quel ch’è, come non fosse, agogna». Questo collegamento letterario non è casuale: Gozzano riprende e rielabora un tema dantesco per esplorare una dimensione psicologica e poetica profondamente moderna.

“e quel s’abbandonare,
quel sogguardare blando,
simile a chi sognando
desidera sognare…”

Il senso del sogno e dell’illusione in Guido Gozzano

Nei versi di Gozzano emerge una delle sue tematiche più ricorrenti: il desiderio di rimanere in un sogno, di indugiare in un’illusione dolce e sfuggente. Il poeta crepuscolare non si lascia travolgere da slanci eroici o da grandi passioni, bensì accetta con malinconia la propria condizione di disillusione. In questa prospettiva, il sogno diventa una sorta di rifugio dalla realtà, ma è un rifugio fragile, destinato a dissolversi.

Il suo sguardo è rivolto a una quotidianità fatta di piccoli gesti e momenti di tenerezza, ma sempre filtrata attraverso una lente nostalgica e disincantata. L’abbandono e il “sogguardare blando” evocano immagini di dolcezza e passività, tipiche di un’anima che non lotta contro il tempo, ma che si lascia cullare dal suo fluire inesorabile. Il riferimento al sogno, tuttavia, non è solo un elemento di evasione, ma anche un modo per esprimere la tensione tra ciò che si desidera e ciò che si sa di non poter avere.

Il richiamo a Dante e la reinterpretazione moderna

Il riferimento al canto XXX dell’Inferno di Dante è significativo e carico di implicazioni. Nel contesto della Commedia, quei versi descrivono la condizione di chi, pur essendo immerso in una situazione di danno e sofferenza, desidera continuare a sognare, perché il sogno è meno doloroso della realtà. Questo tema si applica perfettamente alla poetica di Gozzano, che non cerca la redenzione né una via d’uscita dalla sua malinconia, ma piuttosto una sospensione del tempo, un indugiare nella dolcezza del ricordo.

La differenza tra i due poeti risiede nel modo in cui affrontano questo stato d’animo: Dante, con la sua struttura morale e teologica, considera il sogno una vana illusione che allontana dalla verità; Gozzano, invece, accetta l’illusione come una parte essenziale dell’esistenza, un riflesso della sua sensibilità crepuscolare. Nei versi di Gozzano, il sognare non è un inganno dannoso, ma un’esperienza che permette di vivere con più leggerezza la propria inadeguatezza nei confronti del mondo.

La poetica crepuscolare e l’atteggiamento gozzaniano

I Crepuscolari, movimento a cui Gozzano appartiene, si allontanano dalle grandi tematiche eroiche e dalle visioni maestose del passato letterario italiano. Essi preferiscono soffermarsi su aspetti quotidiani, sulla fragilità dell’esistenza, sulla malinconia delle piccole cose. Questo si riflette chiaramente nei versi citati: non c’è il desiderio di combattere la realtà, ma quello di lasciarsi cullare da una dolce illusione, un sogno ad occhi aperti che offre un momentaneo conforto.

In questo senso, il sogno in Gozzano non ha una connotazione mistica o simbolica come in Dante, ma è piuttosto un mezzo per sopravvivere alla banalità del reale. È una forma di resistenza dolce e consapevole, un modo per prolungare la bellezza di un attimo prima che svanisca.

I versi di Guido Gozzano rappresentano una riflessione profonda sulla natura del sogno e dell’illusione, concetti che nella letteratura assumono sfumature diverse a seconda dell’epoca e della sensibilità dell’autore. Il richiamo a Dante Alighieri sottolinea il legame tra passato e presente, tra una visione medievale e una prospettiva moderna della condizione umana. Mentre Dante vede nel sogno un inganno che può allontanare dalla verità, Gozzano lo accoglie come un rifugio, una dolce parentesi che permette di vivere con un po’ più di leggerezza la malinconia dell’esistenza.

Questa rilettura del concetto di sogno e desiderio mostra come la letteratura sia un dialogo continuo tra le epoche, in cui le stesse immagini possono essere reinterpretate con nuove sensibilità. Gozzano, con la sua delicatezza e il suo disincanto, ci invita a riflettere su quanto sia umano desiderare di restare in un sogno, anche sapendo che prima o poi dovremo svegliarci.

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