Nelle parole tratte da Il libro dei perché, Gianni Rodari ci offre una riflessione illuminante su uno dei grandi interrogativi dell’esistenza: cos’è la felicità? Rodari, con il suo inconfondibile approccio creativo e profondo, decostruisce le risposte semplicistiche dei vocabolari e propone un’idea rivoluzionaria e collettiva di felicità. Non come uno stato di contentezza statica e ingenua, ma come un percorso dinamico, fatto di azioni significative e di una continua ricerca. Questo pensiero si rivela attuale e universale, invitandoci a ripensare il significato della felicità nel nostro tempo.
Per essere sicuro di non sbagliare a rispondere, sono andato a cercare in un grosso vocabolario la parola felicità” ed ho trovato che significa “essere pienamente contenti, per sempre o per un lungo tempo”. Ma come si fa ad essere “pienamente contenti”, con tutte le cose brutte che ci sono al mondo, e con tutti gli errori che facciamo anche noi, ogni giorno dell’anno? Ho chiuso il vocabolario e l’ho rimesso in libreria, con molto rispetto perché è un vecchio libro e costa caro, ma ben deciso a non dargli retta.
La felicità dev’essere per forza qualche altra cosa, una cosa che non ci costringa ad essere sempre allegri e soddisfatti (e un po’ stupidi) come una gallina che si è riempita il gozzo. Forse la felicità sta nel fare le cose che possono arricchire la vita di tutti gli uomini; nell’essere in armonia con coloro che vogliono e fanno le cose giuste e necessarie. E allora la felicità non è semplice e facile come una canzonetta: è una lotta.
Non la si impara dai libri, ma dalla vita, e non tutti vi riescono: quelli che non si stancano mai di cercare e di lottare e di fare, vi riescono, e credo che possano essere felici per tutta la vita.
Gianni Rodari e la sua idea di felicità
Rodari inizia interrogandosi sulla definizione tradizionale della felicità, che descrive come “essere pienamente contenti, per sempre o per un lungo tempo”. Tuttavia, questa interpretazione si scontra con le complessità della vita. Come essere pienamente soddisfatti quando il mondo è pieno di ingiustizie e sofferenze, o quando gli errori personali mettono continuamente alla prova la nostra serenità? La definizione del dizionario, benché rispettabile, appare limitata e illusoria.
Paragonare questa idea di felicità alla contentezza “un po’ stupida” di una gallina che si è riempita il gozzo è un’immagine forte e ironica. Rodari critica l’idea che la felicità possa essere ridotta a una sensazione superficiale, priva di consapevolezza e scollegata dal contesto sociale e umano. È una visione statica e passiva, che non tiene conto della complessità delle esperienze umane, delle nostre contraddizioni, né delle sfide del mondo in cui viviamo.
Rodari ci invita a cercare una definizione diversa di felicità, una che vada oltre l’egoismo e la superficialità. La felicità, secondo lui, non consiste nell’essere sempre allegri e soddisfatti, ma nel contribuire attivamente al bene collettivo. Fare cose che “arricchiscano la vita di tutti gli uomini” è, per Rodari, il vero segreto della felicità. In questa visione, non c’è spazio per un godimento personale fine a se stesso; al contrario, la gioia nasce dal dare un senso alla propria esistenza attraverso azioni che migliorino il mondo intorno a noi.
Questo concetto richiama una felicità condivisa, radicata nell’armonia e nella collaborazione con chi “vuole e fa le cose giuste e necessarie”. È un richiamo alla responsabilità e alla solidarietà, valori fondamentali che si riflettono nella visione pedagogica e sociale di Rodari. La felicità, in questa prospettiva, diventa uno stato interiore che si nutre dell’impegno verso un futuro migliore per tutti.
Un altro punto cruciale della riflessione di Rodari è l’idea che la felicità non sia “semplice e facile come una canzonetta”, ma una vera e propria lotta. Questo ci riporta all’idea che la felicità non è uno stato di grazia permanente o un privilegio riservato a pochi fortunati. È piuttosto un percorso che richiede impegno, sacrificio e perseveranza. Lottare per la felicità significa confrontarsi con le difficoltà della vita, accettare le proprie imperfezioni e lavorare costantemente per creare un mondo più giusto e armonioso.
Rodari sottolinea anche che la felicità non si impara dai libri, ma dalla vita stessa. Non è qualcosa che può essere teoricamente definito o insegnato, ma un’esperienza che si costruisce giorno dopo giorno, nel confronto con la realtà e con gli altri. Questo processo non è per tutti: solo chi non si stanca mai di cercare, lottare e fare può aspirare a una felicità autentica e duratura.
Un messaggio per oggi: riscoprire una felicità impegnata
Le parole di Gianni Rodari risuonano in modo potente nel nostro presente, in un’epoca in cui la felicità viene spesso ridotta a un ideale consumistico o a un’ostentazione di perfezione sui social media. La sua visione ci invita a riscoprire il valore dell’impegno, della responsabilità e della solidarietà. In un mondo segnato da disuguaglianze, conflitti e crisi ambientali, il messaggio di Rodari è un invito a trasformare il nostro concetto di felicità in un progetto collettivo, che includa il benessere di tutti.
La felicità, quindi, non è un obiettivo da raggiungere, ma un cammino da percorrere insieme agli altri. Non è sinonimo di una vita priva di problemi o difficoltà, ma della capacità di trovare un senso e una soddisfazione profonda nelle azioni che arricchiscono il mondo. Come insegna Rodari, la felicità non è facile, ma è sempre possibile per chi è disposto a cercarla con sincerità e dedizione.
Gianni Rodari, attraverso la sua riflessione sulla felicità, ci offre una lezione di umanità e saggezza. La felicità non è un privilegio né un miraggio, ma una possibilità concreta che nasce dal vivere in armonia con gli altri e dal lavorare per il bene comune. È una lotta, sì, ma una lotta che vale la pena intraprendere, perché è l’unica strada verso una vita piena di significato e di autentica gioia.