Ci sono versi, come questi di Gianni Rodari che, pur nella loro apparente semplicità, contengono una potenza poetica e simbolica capace di parlare a tutti, adulti e bambini:
Conosco un bambino così povero
che non ha mai veduto il mare:
a Ferragosto lo vado a prendere
in treno a Ostia lo voglio portare.
“Ecco, guarda, gli dirò
questo è il mare, pigliane un po’!”
Col suo secchiello, fra tanta gente,
potrà rubarne poco o niente:
ma con gli occhi che sbarrerà
il mare intero si prenderà.
racchiudono un’intera filosofia della bellezza, della condivisione e della ricchezza interiore. Gianni Rodari, maestro di un linguaggio che sembra giocare e invece scava, ci conduce in un mondo dove l’esperienza, più che il possesso materiale, diventa vera ricchezza.
Gianni Rodari ci insegna che la felicità non ha prezzo
Il testo si apre con un’immagine chiara: un bambino così povero da non aver mai visto il mare. Non si parla qui di povertà solo economica, ma anche di mancanza di possibilità, di esperienze, di aperture sul mondo. È una povertà che può essere comune a molti: vivere in un ambiente ristretto, privo di occasioni per scoprire la bellezza che esiste fuori dalla quotidianità.
Gianni Rodari non la descrive in toni drammatici o pietistici: non insiste sul dolore o sulla privazione, ma apre subito una porta di speranza. La figura narrante, forse un amico, un parente o semplicemente un adulto sensibile, decide di colmare quella mancanza, portando il bambino a vedere il mare.
Il viaggio come dono
Il gesto di “prendere il treno a Ferragosto per andare a Ostia” è semplice ma significativo. Non si promette un viaggio esotico o lontano, non serve andare dall’altra parte del mondo: basta condividere un’esperienza che per molti è ordinaria, ma che per qualcuno può essere straordinaria.
La scelta di Ferragosto, data simbolica dell’estate italiana, aggiunge una dimensione quasi rituale: in quel giorno di festa, di mare affollato e di sole, si compie un piccolo rito di iniziazione alla bellezza. Il mare, infatti, non viene solo mostrato: viene “donato” come se fosse un tesoro.
Il simbolismo del secchiello
La frase “pigliane un po’” e l’immagine del secchiello fra la folla di bagnanti hanno un tono ironico e tenero. È chiaro che nessuno può davvero portarsi via il mare fisicamente: ciò che conta non è ciò che si riesce a “rubare” materialmente, ma ciò che resta dentro.
Questo passaggio è un capolavoro di pedagogia poetica: il bambino potrà portare con sé pochissima acqua, ma i suoi occhi, spalancati davanti all’immensità, gli permetteranno di “prendere” tutto il mare. Qui il secchiello diventa un simbolo dell’illusione del possesso materiale, contrapposta alla pienezza dell’esperienza interiore.
Lo sguardo come strumento di ricchezza
L’ultimo verso è il cuore della poesia: “ma con gli occhi che sbarrerà il mare intero si prenderà”. Gianni Rodari ci ricorda che la vera appropriazione del mondo non avviene con le mani, ma con lo sguardo, con la capacità di meravigliarsi.
Questa è una lezione profonda, soprattutto in un’epoca in cui il valore delle esperienze viene spesso misurato in termini di costo o di “esclusività”. Qui, invece, ciò che conta è la gratuità dello stupore: il mare intero può entrare dentro di noi, senza biglietto speciale, senza proprietà privata, semplicemente aprendoci alla bellezza.
Una poetica dell’inclusione
Gianni Rodari, in tutta la sua opera, ha sempre avuto una particolare attenzione per i bambini esclusi, per chi non parte dai privilegi. La sua poesia non è mai consolatoria in senso sterile: non dice “accontentati”, ma mostra come si possa trovare la bellezza anche nelle condizioni più semplici, purché qualcuno si prenda la briga di condividerla.
In questo senso, la poesia diventa anche una chiamata all’azione per gli adulti: non basta sapere che ci sono bambini che non hanno mai visto il mare, bisogna portarceli. Non basta parlare di cultura, bisogna offrire occasioni concrete.
Il mare, nella tradizione letteraria, è stato usato come simbolo di infinità, di libertà, di mistero, ma anche di pericolo e di prova. In questa poesia, il mare è soprattutto simbolo di possibilità: rappresenta ciò che si può scoprire oltre i confini del quotidiano.
Vedere il mare per la prima volta è un’esperienza trasformativa: è un incontro con qualcosa che supera la misura dell’individuo, che mette in prospettiva la propria esistenza. Per un bambino, questo può significare scoprire che il mondo è molto più grande di quanto immaginava.
L’attualità del messaggio
Oggi, nonostante viviamo in un’epoca di connettività globale, esistono ancora molte “povertà di esperienza”: bambini che non hanno mai visto una montagna, una città d’arte, un museo; adulti che non hanno mai letto un libro o ascoltato musica dal vivo.
La poesia di Gianni Rodari ci invita a non dare per scontato ciò che per noi è abituale, e a condividerlo con chi non ha avuto la stessa fortuna. Non serve grande spesa: serve intenzione, cura e un po’ di fantasia.
In definitiva, questi versi sono un inno alla possibilità di arricchirsi senza possedere, alla gioia che nasce dal contatto diretto con la bellezza e alla responsabilità di offrire questa possibilità a chi non l’ha ancora avuta. Il bambino del testo, grazie a un semplice viaggio a Ostia, non solo vede il mare: lo porta dentro di sé per sempre.
E forse, leggendo Gianni Rodari, ci accorgiamo che tutti noi abbiamo ancora bisogno di “sbarrar gli occhi” davanti al mare, reale o simbolico, per sentirci più ricchi di quanto crediamo.