Gabriele D’Annunzio, con la sua lirica dedicata a Icaro, offre una visione potente e simbolica dell’eroe mitologico, intrecciando il mito classico con la sua estetica superomistica. I versi della poesia evocano l’immagine di Icaro che solca i cieli sopra il Mediterraneo, il mare che ne accoglierà la caduta, rappresentando l’aspirazione umana a superare i propri limiti e l’inevitabile destino che ne consegue.
“L’ombra d’Icaro ancor pe’ caldi seni
del Mar Mediterraneo si spazia.
Segue di nave solco che più ferva.
Ogni rapidità di venti agguaglia.
Voce d’uom che comandi ama nel turbine.
Ode clamor di naufraghi iterato
e n’ha disdegno, ché silenzioso
fu quel rimoto suo precipitare.”
Il mito di Icaro e la trasposizione di Gabriele D’Annunzio
Il mito di Icaro è noto per il suo simbolismo legato all’ambizione e alla caduta. Figlio di Dedalo, fuggì dal labirinto di Creta grazie ad ali di cera e piume, ma il suo desiderio di avvicinarsi troppo al sole lo portò alla rovina. Nella visione dannunziana, Icaro non è solo un eroe sfortunato, ma diviene un archetipo del poeta stesso, del superuomo che sfida i confini imposti dalla realtà e dal destino.
D’Annunzio, nei suoi versi, celebra l’ombra di Icaro che ancora si muove sopra il Mediterraneo, lasciando un’impronta eterna del suo volo audace. Questo elemento conferisce al mito una dimensione atemporale: la figura di Icaro non è relegata al passato, ma vive ancora nel ricordo e nell’immaginario poetico.
Analisi della lirica
L’ombra d’Icaro ancor pe’ caldi seni del Mar Mediterraneo si spazia.
Il poeta apre il componimento con un’immagine evocativa: l’ombra di Icaro che ancora vaga sulle acque del Mediterraneo, nei suoi “caldi seni”, termine che richiama le insenature e i golfi accarezzati dal sole. Questo mare non è solo il teatro della caduta, ma diventa uno spazio di memoria e celebrazione.
Segue di nave solco che più ferva. Ogni rapidità di venti agguaglia.
L’ombra di Icaro non è un’entità statica: essa segue la scia della nave più veloce, insinuandosi nei flutti con la stessa rapidità dei venti. Qui il poeta richiama l’idea di movimento continuo, di inseguimento di un destino che, per quanto inevitabile, non smette di essere inseguito.
Voce d’uom che comandi ama nel turbine. Ode clamor di naufraghi iterato
D’Annunzio introduce il tema del dominio e della sfida agli elementi. L’ombra di Icaro ama la voce dell’uomo che comanda, simbolo del superuomo dannunziano, capace di dominare le forze della natura. Tuttavia, il poeta non ignora il lato tragico del mare: l’ombra sente il grido ripetuto dei naufraghi, presagi di un destino già segnato per chi osa troppo.
e n’ha disdegno, ché silenzioso fu quel rimoto suo precipitare.
Qui si coglie la differenza fondamentale tra Icaro e i comuni mortali: mentre i naufraghi gridano nel momento della loro fine, la caduta di Icaro è stata silenziosa, solenne, quasi sacra. Questo aspetto rafforza il carattere eroico del personaggio, differenziandolo da coloro che soccombono alle forze della natura senza la grandezza della sfida.
D’Annunzio e il superuomo
Nei suoi scritti, D’Annunzio spesso esalta figure che incarnano l’ideale del superuomo nietzschiano: individui eccezionali che osano superare i limiti imposti dalla società e dalla morale comune. Icaro diventa, in questa lirica, un simbolo di tale aspirazione eroica. Il suo volo non è solo un atto di ribellione, ma un’espressione dell’anelito umano verso l’assoluto, verso un ideale di grandezza che sfida il destino.
Il poeta stesso si riconosce in questa figura mitologica: come Icaro, egli anela all’infinito, si spinge oltre i confini dell’ordinario, accettando il rischio della caduta come prezzo della grandezza. Il riferimento al “Despota” che ispira il poeta è indicativo di questa visione: una forza superiore che guida l’artista verso traguardi sublimi e pericolosi.
La lirica di D’Annunzio dedicata a Icaro è un perfetto esempio della poetica del Vate: esaltazione del coraggio, tensione verso l’assoluto, consapevolezza della tragica caduta che attende chi osa sfidare i limiti. Attraverso immagini potenti e un linguaggio evocativo, il poeta trasforma il mito classico in una celebrazione dell’audacia e della sfida, rendendo Icaro non solo un simbolo di perdita, ma anche di eterno desiderio di grandezza.
In questo senso, la sua poesia non è solo un omaggio a un mito antico, ma una dichiarazione di poetica e di vita: il vero eroe è colui che, pur conoscendo il rischio della caduta, sceglie comunque di volare.