Il 13 aprile 2025 ci ha lasciati uno degli scrittori più iconici e controversi della letteratura mondiale: Mario Vargas Llosa. Premio Nobel per la Letteratura nel 2010, protagonista del Boom latinoamericano, intellettuale scomodo, instancabile osservatore dei meccanismi del potere.
Il suo talento non è stato solo letterario. È stato politico, umano, corrosivo. Mario Vargas Llosa è stato uno di quegli autori capaci di trasformare la scrittura in una vera e propria lotta contro ogni forma di autoritarismo.
Se vuoi avvicinarti al cuore del pensiero di Mario Vargas Llosa, ti consigliamo di leggere Elogio della lettura e della finzione, il suo meraviglioso discorso tenuto a Stoccolma per il Nobel: una dichiarazione d’amore alla letteratura e alla libertà.
Lo sapevi che…?
Vargas Llosa fu amico e poi rivale di Gabriel García Márquez: i due si presero persino a pugni nel 1976 per motivi mai del tutto chiariti.
Negli anni ‘90 si candidò alla presidenza del Perù: fu sconfitto, ma la sua campagna elettorale è diventata leggendaria.
Amava raccontare che iniziò a scrivere per vendicarsi della realtà, che da bambino gli appariva ostile.
È stato il primo autore di lingua spagnola pubblicato in vita nella collana francese Pléiade, onore riservato ai veri immortali della letteratura.
Scopri i libri da leggere dello scrittore Premio Nobel Letteratura 2010
Mario Vargas Llosa: le frasi più belle di un maestro della letteratura e della libertà
Ci sono scrittori che sembrano appartenere a un’altra epoca. Uomini che hanno vissuto dentro i libri e contro il potere, che hanno creduto davvero nella forza rivoluzionaria della parola. Mario Vargas Llosa era uno di questi.
Nato in Perù, cresciuto tra ribellione e inquietudine, Mario Vargas Llosa non è stato solo uno dei più grandi autori di lingua spagnola del Novecento: è stato una coscienza critica, un intellettuale scomodo, un narratore capace di smascherare la corruzione, la dittatura, le ipocrisie della società. Ma è stato anche un appassionato difensore della libertà, dell’immaginazione, della letteratura come spazio sacro in cui gli esseri umani possono essere davvero liberi.
Con la morte di Mario Vargas Llosa non perdiamo solo un autore: perdiamo una voce che ha creduto, fino all’ultimo, nel potere della letteratura di cambiare la vita.
I suoi romanzi restano un insegnamento eterno: leggere significa dubitare, combattere, non arrendersi mai all’ignoranza e alla rassegnazione. Scopriamo la sua vena artistica e il suo pensiero attraverso queste frasi che hanno segnato la sua vita e la sua produzione letteraria.
1. Ho imparato a leggere a cinque anni, nella classi di fratel Justiniano, nel Collegio de la Salle. È la cosa più importante che mi sia mai capitata nella vita.
– Dal discorso per il Premio Nobel nel 2010
2. La letteratura è pericolosa: risveglia in noi un atteggiamento ribelle.
– Discorso per il Premio Nobel, 2010
3. La memoria è una trappola, pura e semplice; altera, riorganizza sottilmente il passato per adattarlo al presente.
– Dal romanzo La festa del caprone (2000)
4. Gli scrittori sono gli esorcisti dei propri demoni.
– Dal saggio Il mestiere dello scrittore (2011)
5. In questa società ci sono certe regole, certi pregiudizi e tutto quello che non vi si adatta sembra anormale, un delitto o una malattia.
– Dal romanzo La città e i cani (1963)
6. Uno scrittore non sceglie i suoi argomenti, sono questi ultimi a sceglierlo.
– Dal saggio Il mestiere dello scrittore (2011)
7. Non importa quanto sia effimero, un romanzo è qualcosa, mentre la disperazione non è nulla.
– Dal saggio Il mestiere dello scrittore (2011)
8. L’incertezza è una margherita i cui petali non si finiscono mai di sfogliare.
– Dal romanzo La zia Julia e lo scribacchino (1977)
9. La letteratura rimane una delle migliori garanzie per sperare in un qualche tipo di progresso nella nostra società ipertecnologica.
– Dal saggio Il mestiere dello scrittore (2011)
10. Hai mai conosciuto quegli uomini che in vecchiaia scoprono il sesso e la religione? Diventano ansiosi, ardenti, instancabili.
– Dal romanzo La zia Julia e lo scribacchino (1977)