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Una frase di Primo Levi sull’importanza di conoscere la storia

La frase del giorno è tratta dal memoir “Se questo è un uomo” di Primo Levi, pubblicato per la prima volta dalla piccola casa editrice Francesco De Silva nel 1947, dopo diversi rifiuti da parte di Einaudi

Conoscere gli orrori del passato è indispensabile per non ripetere ciò che è stato fatto. E’ questa una delle tante lezioni di vita che ci ha lasciato Primo Levi, autore che ha conosciuto la tragedia dell’Olocausto. C’è una frase, contenuta nel romanzo d’esordio Se questo è un uomo, capolavoro assoluto della letteratura mondiale, che  ben sintetizza questo concetto. Una frase iconica, una delle tante simbolo del Giorno della Memoria.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”

Il valore della conoscenza

Conoscere e tramandare la storia è indispensabile per comprendere ciò che è accaduto nel passato, a maggior ragione se la conoscenza comprende il sapere gli orrori che l’uomo è riuscito a compiere verso i suoi simili.

Proprio il Giorno della Memoria, che si celebra il 27 gennaio, è un momento fondamentale per riflettere sull’importanza della conoscenza e della memoria storica. Questo giorno commemora le vittime dell’Olocausto e invita a riflettere sulle atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare nei confronti degli ebrei e di altri gruppi perseguitati.

Come ci insegna questa celebre frase di Primo Levi, la conoscenza della storia è essenziale per ricordare le vittime e per garantire che le atrocità del passato non vengano dimenticate. Studiare e conoscere ciò che è accaduto aiuta a mantenere viva la memoria delle vittime.

Inoltre, la conoscenza è uno strumento di educazione che promuove la consapevolezza sui rischi del pregiudizio, dell’intolleranza e dell’odio. È fondamentale educare le nuove generazioni su questi temi per evitare che simili eventi si ripetano.

Le storie delle persone che hanno vissuto l’Olocausto, come Primo Levi, e altre forme di persecuzione sono fondamentali: la loro testimonianza rappresenta una forma di conoscenza diretta che arricchisce la nostra comprensione e umanizza la storia.

Queste parole di Primo Levi rappresentano quindi un’opportunità per riflettere sul valore della conoscenza storica e sul suo ruolo cruciale nel promuovere la tolleranza, la pace e il rispetto per i diritti umani. Solo attraverso la comprensione del passato possiamo costruire un futuro migliore, libero da odio e discriminazione.

Primo Levi: scrivere per non dimenticare

La citazione è tratta da un pezzo del libro “Se questo è un uomo” che dice:

«nell’odio nazista non c’è razionalità: è un odio che non è in noi, è fuori dell’uomo, è un frutto velenoso nato dal tronco funesto del fascismo, ma è fuori ed oltre il fascismo stesso. Non possiamo capirlo; ma possiamo e dobbiamo capire di dove nasce, e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

Se questo è un uomo

Primo Levi scrisse le memorie della sua esperienza, che poi divennero il suo romanzo d’esordio, tra il dicembre 1945 e il gennaio del 1947, poco dopo il drammatico e avventuroso rientro dal lager, di cui racconterà ne “La tregua”, libro-memoria pubblicato da Einaudi nel 1963 e con il quale vinse il Premio Campiello ed entrò nella finale del Premio Strega.

Primo Levi scrisse le memorie della sua esperienza, che poi divennero il suo romanzo d’esordio, tra il dicembre 1945 e il gennaio del 1947, poco dopo il drammatico e avventuroso rientro dal lager, di cui racconterà ne “La tregua”, libro-memoria pubblicato da Einaudi nel 1963 e con il quale vinse il Premio Campiello ed entrò nella finale del Premio Strega.

Opera diventata un classico della letteratura, la pubblicazione di “Se questo è un uomo” ha una storia inimmaginabile. Nel 1947 Levi provò a proporre il manoscritto all’Einaudi sia a Natalia Ginzburg, all’epoca consulente per la narrativa, che a Cesare Pavese, membro del direttorio, ma entrambe rifiutarono la pubblicazione. Così decise di rivolgersi a Franco Antonicelli, poeta e saggista antifascista, che aveva da pochi anni fondato la casa editrice Francesco De Silva. Del romanzo furono stampate 2500 copie, ma l’incontro con Antonicelli fu fondamentale: il titolo che noi oggi conosciamo fu suggerito proprio dall’editore e sostituì “I sommersi e i salvati” scelto da Levi.

Nel 1952 riprovò a proporlo all’Einaudi, dopo la morte di Pavese, ma andò incontro a un secondo rifiuto. Solo dopo undici anni dalla prima esigua pubblicazione, nel 1958 “Se questo è un uomo” fu scelto da Einaudi per la collana Saggi e finalmente iniziò ad avere successo.

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