Spesso facciamo fatica ad accorgerci non solo delle piccole azioni quotidiani che danno un senso alla nostra esistenza, ma anche delle persone che ci circondano, con cui condividiamo le gioie e i dolori della vita. A rivelarci la loro importanza Gabriele D’Annunzio in una celebre citazione tratta dal suo libro “Il ferro”.
“Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo. Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo, non si sa il perché, non si sa come, qualcosa si rompe come una diga fra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono, e precipitano”
L’importanza di chi ci sta vicino
Ci sono persone che incrociamo nella nostra vita e che non scegliamo: pensiamo ad esempio a colleghi di lavoro, vicini di casa. Poi ci sono quelle persone che abbiamo voluto insistentemente al nostro fianco, o che hanno fatto di tutto per avere noi vicino a loro: sono i nostri amici, i partner, persone con le quali i momenti belli della vita assumono un valore più grande; inoltre, grazie a loro le difficoltà e gli ostacoli che si incontrano lungo il nostro cammino sembrano essere meno duri da affrontare.
Purtroppo, capita di non accorgerci del loro valore, o di comprenderlo soltanto quando non sono al nostro fianco per un periodo ristretto o, nel peggiore dei casi, non fanno più parte della nostra vita. A quanti di noi è capitato di vivere per lungo tempo accanto a una persona senza vederla davvero?
Il poeta libanese Kahlil Gibran dichiarava in una delle sue poesie più celebri: “Quando vi separate dall’amico non rattristatevi: La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura”. Sempre tesi a ideali lontani e irraggiungibili, fatichiamo a cogliere la bellezza delle persone importanti che abbiamo la fortuna ci circondano quotidianamente.
Immersi in una nebbia fitta che ci offusca la vista, siamo ciechi e distratti, incapaci di vedere davvero la persona che abbiamo davanti. Eppure, un giorno alziamo gli occhi, non si sa come né perché, ci racconta Gabriele D’Annunzio, e improvvisamente davanti a noi si spalanca un mondo, fino a quel momento nascosto, dunque invisibile.
Un’epifania, una rivelazione, in grado di scardinare le leggi del nostro piccolo universo e rifondare il nostro sguardo, cambiando per sempre la nostra vita: “In un attimo, non si sa il perché, non si sa come, qualcosa si rompe come una diga fra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono, e precipitano”.
“Il ferro”, un dramma borghese
La citazione è tratta dal volume “Il ferro“, uscito nel 1913 contemporaneamente alla versione francese intitolata “Le chèvrefeuille“, un dramma moderno d’ambientazione borghese. Scritto in prosa da D’Annunzio, il testo di quest’opera si richiama al teatro naturalistico attraverso la messa in scena di un’ossessiva vendetta familiare, all’interno della quale sopravvivono tuttavia anche temi superomistici.
Gabriele D’annunzio, il poeta vate
Uno dei poeti e scrittori più importanti, famosi e amati della letteratura italiana, “il Vate” Gabriele D’Annunzio. La sua poetica verte intorno a due concetti: l’estetismo e il superomismo. L’estetismo è quella corrente di pensiero che si pone come obiettivo il raggiungimento e la celebrazione del Bello e delle opere d’arte, intese nella loro perfezione formale e stilistica.
L’arte per Gabriele D’annunzio è come la vita: non ci sono differenze tra ciò che l’artista vive e ciò che l’artista produce. L’estetismo culmina nell’attenzione al piacere, nell’edonismo, che si concretizza sia nella produzione e nel godimento del Bello e dell’Arte, sia nelle avventure erotiche.
Inoltre, la vita di Gabriele D’Annunzio è sempre stata caratterizzata da esperienze fuori dagli schemi, basti citare l’impresa della conquista di Fiume: infatti il poeta abruzzese vuole vivere come un superuomo, diverso dagli altri uomini, contrario all’omologazione borghese e ai ragionamenti comuni.
La produzione letteraria di Gabriele D’Annunzio ha costituito una pietra miliare della cultura di massa in Italia: le opere dell’autore hanno profondamente influenzato gli usi e i costumi dell’Italia del Novecento, tanto che più tardi, questo periodo della storia italiana è stato definito “Dannunzianesimo”.