C’è una frase che conosciamo tutti. Una frase che per la forza democratica del suo messaggio è spesso citata nei discorsi di politici e oratori, di cui però in molto sbagliano la reale attribuzione.
“Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo.”
Il paradosso è che la frase non nasce nel XVIII secolo, ma nel 1906. Scopriamo il legittimo proprietario (o proprietaria) di questa celebre frase e da cosa nasce questo fraintendimento.
La frase di Evelyn Beatrice Hall erroneamente attribuita a Voltaire
L’autrice della frase è la scrittrice britannica Evelyn Beatrice Hall, scrittrice e biografa britannica, nata il 28 settembre 1868 a Shooter’s Hill e scomparsa il 13 aprile 1956 a Wadhurst (Regno Unito) che la pubblicò nel suo libro biografico “The Friends of Voltaire” (Gli amici di Voltaire), uscito nel 1906 e scritto sotto lo pseudonimo di S.G. Tallentyre.
Nel capitolo dedicato alla controversia sul libro di Helvétius (De l’Esprit), condannato e bruciato pubblicamente, la Hall voleva sintetizzare l’atteggiamento di Voltaire. Sebbene il filosofo e drammaturgo francese non amasse affatto l’opera di Helvétius, ne difese strenuamente il diritto alla pubblicazione. La Hall scrisse:
“‘Non sono d’accordo con quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo’ era d’ora in poi il suo atteggiamento.”
La frase, che in lingua originale è “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” è nota anche nella leggera variante, “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”.
La scrittrice mise la frase tra virgolette per dare enfasi, ma intendeva fosse una parafrasi del pensiero del filosofo, non una citazione testuale. Il pubblico, tuttavia, interpretò quelle virgolette come la trascrizione di parole originali, dando il via a una delle attribuzioni errate più resistenti della storia.
Cosa scrisse davvero Voltaire
Sebbene la frase celebre sia un’invenzione, essa rispecchia fedelmente l’anima di Voltaire. Nel suo “Trattato sulla tolleranza” (1763), il filosofo esprime concetti simili, seppur con parole diverse:
“La tolleranza non ha mai eccitato guerre civili; l’intolleranza ha coperto la terra di carneficina.”
Oppure, nel Dizionario Filosofico, scriveva:
“Che cos’è la tolleranza? È la prerogativa dell’umanità. Siamo tutti pieni di debolezze e di errori; perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze, è questa la prima legge della natura.”
Perché il falso persiste
Perché questa falsa attribuzione, così come tante altre, persiste e viene tramandata da oltre un secolo? La risposta è nella sua potenza retorica. La frase della Hall è una sintesi perfetta, quasi uno slogan, di un concetto complesso. È breve, eroica e radicale.
Nel mondo digitale di oggi, dove la velocità prevale sulla verifica delle fonti, lo “slop” informativo ha la meglio. Attribuire un pensiero a un gigante come Voltaire conferisce un’autorità immediata a qualsiasi discorso sulla libertà di parola.
Le citazioni di cui spesso si sbaglia l’autore
“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”
Comunemente viene attribuita al geniale regista Woody Allen, molto famoso anche per le sue numerose citazioni. In realtà la frase sembra che sia stata detta da Eugene Ionesco, un drammaturgo rumeno, molto conosciuto come esponente del “teatro dell’assurdo”.
“Eppur si muove!”
In molti sono convinti che Galileo Galilei, costretto a rinunciare alle sue teorie, abbia detto agli scienziati “eppur si muove”. In realtà la frase sembra che sia gli sia stata attribuita da Giuseppe Baretti, uno scrittore vissuto un secolo dopo.
“Elementare Watson”
Pensando a Sherlock Holmes, viene spontaneo citare tra le sue frasi celebri la famosa “Elementare Watson”. In realtà chi ha letto i libri sa che la frase non è scritta nelle pagine di Arthur Conan Doyle, e non viene mai detto dal famoso investigatore. Sembra però che in uno dei racconti “Il caso dell’uomo deforme”, Watson davanti a un caso dica “semplice” e Sherlock risponda “Elementare”.
“L’importante non è vincere, ma partecipare”
Sembra proprio che questa tra le frasi celebri non sia stata detta da Pierre de Coubertin, a cui però andrebbe attribuita l’importanza di averla diffusa e resa celebre. L’aforisma appartiene a Ethelbert Talbot, vescovo della Pennsylvania, che l’avrebbe pronunciata durante le Olimpiadi del 1908.
“Panta Rei (tutto scorre)”
La frase da poco è tornata ad essere conosciuta grazie alla canzone di Francesco Gabbani e alla sua simpatica scimmia. La frase viene tendenzialmente fatta risalire ad Eraclito, spesso appunto definito come “il filosofo del panta rei.” In realtà Eraclito non ha mai scritto questa frase, ma è Platone che nel “Cratilo” scrive: “Dice Eraclito “che tutto si muove e nulla sta fermo” e confrontando gli esseri alla corrente di un fiume, dice che “non potresti entrare due volte nello stesso fiume”.
“Non hanno pane? Che mangino Brioches”
Questa è una delle frasi che vengono più comunemente utilizzate per descrivere il periodo della rivoluzione francese e viene frequentemente attribuita alla regina Maria Antonietta. In realtà la frase non appartiene davvero alla regina, dal momento che Rousseau riporta la frase relativamente a un evento che si è verificato 14 anni prima che Maria Antonietta nascesse.
