La frase di Zygmunt Bauman che svela perché il vero amore non è tecnologico

27 Settembre 2025

Scopri la frase di Zygmunt Bauman che spiega perché il vero amore è rischio e dedizione, e non può mai essere sostituito dalla tecnologia.

La frase di Zygmunt Bauman che svela perché il vero amore non è tecnologico

La ricerca costante di benessere e soddisfazione ha spinto l’uomo contemporaneo a delegare alla tecnologia il compito di eliminare difficoltà, sacrifici e perfino sofferenze. Ma se questo atteggiamento può rendere più agevoli i gesti quotidiani, diventa pericoloso quando investe il campo dell’amore, l’impegno umano più duro e insieme più essenziale, quello che richiede dedizione, energia e vulnerabilità.

Una frase di Zygmunt Bauman avverte sui rischi di tale scelta, sottolineando che l’amore vero è quello reale e non può essere in nessun modo mediato dalla tecnologia.

E invece, a differenza di quanto accade con gli strumenti elettronici, l’amore di un umano per un umano significa comunque dedizione, accettazione di rischi, disponibilità al sacrificio di sé; significa scegliere un sentiero incerto e non disegnato sulle carte, accidentato e irregolare, nella speranza – e determinazione – di condividere la vita con un’altra persona.

La frase di Zygmunt Bauman si trova nel secondo paragrafo, Il consumo crescente, del capitolo Alcune grandi bugie su cui galleggia la bugia più grande del suo libro La ricchezza di pochi avvantaggia tutti, pubblicato da Laterza per la prima volta nel 2013.

Nel libro il sociologo polacco affronta il tema del consumo crescente come illusione di felicità e di progresso. Bauman spiega che la società contemporanea tende a trasformare ogni esperienza in merce e ogni bisogno in occasione di consumo. Anche l’amore, che per sua natura è vulnerabilità e rischio, viene reinterpretato come un prodotto da acquistare, da vivere in forma comoda e sterilizzata, priva di sacrifici.

È in questo quadro che Bauman mette a confronto gli strumenti elettronici, simbolo di un mondo che promette gratificazione immediata e sicurezza , con l’amore umano, che invece non può esistere senza esposizione, dedizione e incertezza. La sua frase diventa allora un avvertimento. Se l’amore viene ridotto a un’esperienza “tecnologica”, smette di essere autentico e si trasforma in un surrogato narcisistico, incapace di mettere davvero in relazione due persone.

L’amore autentico non è quello mediato dalla tecnologia

La frase di Zygmunt Bauman affronta il tema del “consumo crescente” come illusione di felicità e di progresso. Nella società contemporanea tutto tende a trasformarsi in merce: il lavoro, il tempo libero, persino le relazioni affettive. Ogni bisogno diventa occasione di consumo e ogni esperienza viene reinterpretata come un prodotto da acquistare, da vivere in forma comoda, rapida e priva di sacrifici.

È in questo quadro che Bauman richiama le parole dello scrittore americano Jonathan Franzen, uno degli osservatori più lucidi delle trasformazioni emotive della società tecnologica, nel discorso pronunciato alla consegna dei diplomi di laurea il 21 maggio 2011 al Kenyon College:

“è di sostituire un mondo naturale che è indifferente ai nostri desideri – un mondo di uragani e avversità e cuori infranti, un mondo di resistenza – con un mondo così rispondente ai nostri desideri da essere in pratica, in ultima analisi, un prolungamento di noi stessi”

Per Franzen, sottolinea Bauman gli strumenti elettronici non rendono propriamente un servizio all’amore. Gli oggetti tecnologici sono progettati per essere “amati” senza complicazioni: lisci, levigati, senza spine. Promettono affidabilità e sicurezza, riflettendo sempre un’immagine positiva di chi li utilizza. Ma l’amore umano non funziona così. Non è mai convenienza, non è mai certezza: è dedizione, vulnerabilità, sacrificio. È un cammino accidentato che espone al dolore e al fallimento, e che per questo richiede un’energia straordinaria.

Amare davvero significa esporsi al rischio di ferite, di fallimenti, di smascheramento della propria inadeguatezza. Non è possibile entrare in una relazione autentica senza accettare di incrinare l’immagine ideale che abbiamo di noi stessi. È proprio questo che il sociologo polacco riprende per rafforzare la sua critica. Mentre gli strumenti elettronici illudono con la promessa di una gratificazione immediata e senza rischi, l’amore umano è tutto l’opposto, un territorio accidentato dove servono dedizione, sacrificio e vulnerabilità.

Secondo il libro, Franzen ricorda che “l’amore schizza inevitabilmente fango sul terrore della nostra autoconsiderazione”. Amare davvero significa incrinare l’immagine che coltiviamo di noi stessi, rinunciare a essere sempre “perfettamente gradevoli”, accettare di uscire dalla sala degli specchi narcisistici che la tecnologia mette a disposizione.

L’amore autentico, conclude Bauman, è l’unico antidoto al narcisismo, non conferma l’io, ma lo mette alla prova. Non ci difende dal rischio di soffrire, ma ci costringe a vivere la verità dell’incontro con l’altro, senza scorciatoie né garanzie. Tutto il resto, l’amore sterilizzato e tecnologico,  non è che una contraffazione, un surrogato comodo ma vuoto.

La frase di Zygmunt Bauman ricorda che amare e anche soffrire

Questa frase di Bauman è un manifesto contro l’idea, oggi dominante, che l’amore possa essere ottimizzato come una tecnologia. Nell’accostare gli strumenti elettronici ai legami umani, il sociologo  smaschera la seduzione del “rapporto senza attrito”. I dispositivi sono progettati per rassicurare e riflettere un’immagine sempre gradevole, mentre l’amore vero chiede l’opposto, ovvero dedizione, rischio, sacrificio di sé. Il “sentiero incerto, non disegnato sulle carte” è l’antitesi della logica dell’efficienza. Là dove l’algoritmo promette prevedibilità, l’amore espone alla contingenza, alla possibilità di fallire e di vedere incrinata la nostra autostima.

Da qui la distinzione cruciale tra serena felicità (possibile) e benessere/convenienza (incompatibili). L’amore non garantisce comfort, pretende coraggio. L’immagine degli strumenti “asettici e smussati” denuncia la versione contraffatta dell’amore come assicurazione narcisistica, una protezione dalla ferita, non un incontro con l’altro.

Il passaggio culmina allora in una presa di posizione etica. Amare significa accettare l’imprevedibile e mettere in gioco il proprio sé nella costruzione di una vita condivisa; tutto il resto è un surrogato che confonde il piacere di vedersi belli nello schermo con la verità, spesso scomoda, di una relazione reale.

Nella frase lo studioso parte da un contrasto iniziale “E invece” per evidenziare che gli strumenti tecnologici, sono progettati e prodotti per essere sicuri, standardizzati, privi di rischi. Tutto l’opposto dell’amore umano che non può funzionare come un dispositivo, ha in sé le contraddizioni dell’errare umano. Non può essere perfetto, deve per questo saper accettare i rischi che l’imprevedibilità umana ha nel suo essere. Amare molte volte è un “lavoro” duro e impegnativo, che porta al “sacrificio di sé”, e quindi pretende rinunce e la disponibilità a non essere sempre al centro.

Bauman nella frase usa la metafora del “sentiero incerto”, che poi corrisponde all’immagine del cammino, del viaggio “non disegnato sulle carte, accidentato e irregolare”. Questo rende l’idea che l’amore non offra garanzie. Non ci sono mappe prestabilite, bisogna esplorare, affrontare ostacoli, sbagliare strada.

L’amore è l’antidoto al narcisismo

Nella società della connessione continua e dell’immagine levigata, Zygmunt Bauman ricorda che l’amore non è specchio né riflesso, ma esposizione. È ciò che incrina le certezze e costringe a uscire dalla comfort zone del consumo. Solo accettando rischi e sacrifici, l’amore diventa autentico. In questo è un atto radicale di verità contro l’illusione narcisistica di un mondo senza attrito.

La frase di Bauman ci restituisce un’immagine chiara: l’amore autentico non può mai essere confuso con le scorciatoie tecnologiche né ridotto a un riflesso narcisistico. Gli strumenti elettronici offrono comodità, sicurezza e conferme, ma non conoscono il linguaggio del sacrificio, del rischio e dell’incertezza. L’amore umano, al contrario, vive proprio di queste dimensioni: è un terreno accidentato, imprevedibile, che mette in crisi le nostre certezze e incrina l’immagine che abbiamo di noi stessi.

Eppure è proprio in questa vulnerabilità che risiede la sua grandezza: amare significa scegliere di uscire dal proprio guscio, affrontare il pericolo del fallimento pur di incontrare davvero l’altro. Per Bauman, e per Franzen che egli richiama, l’amore è l’antidoto al narcisismo di un’epoca che tende a trasformare tutto in consumo. Una lezione attualissima, che ricorda come nessun algoritmo potrà mai sostituire la complessità, la fatica e la bellezza di un legame umano reale.

Nonostante le difficoltà il pensatore polacco, insiste su due parole chiave: “speranza e determinazione”. L’amore non è cieca illusione, ma una scelta attiva e consapevole di condividere la vita con un’altra persona.

In poche parole, dalla frase di Zygmunt Bauman emerge che l’amore vero non può mai essere ridotto a comfort, a comodità. È una sfida che mette alla prova la nostra vulnerabilità e che ci obbliga a camminare in territori incerti, ma che proprio per questo dona senso e profondità alla vita.

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