Perché odiamo? La frase di Federico Faggin che svela l’errore che tutti facciamo

27 Ottobre 2025

Scopri come mai il mondo è pieno d'odio grazie ad una frase di Federico Faggin tratta dal libro "Oltre l'invibile" e i rimedi per curarsi da questo male.

Perché odiamo? La frase di Federico Faggin che svela l'errore che tutti facciamo

Perché odiamo? Una frase di Federico Faggin, il geniale fisico italiano inventore del famoso microprocessore Z80, alla base degli home computer e dei primi videogiochi, e creatore dei touchpad e dei touchscreen, offre una risposta sorprendente a una domanda che attraversa la storia dell’uomo.

Perché, nonostante l’intelligenza e il progresso, l’essere umano continua a giudicare, ferire, respingere? Perché l’odio, sotto forme diverse, riesce ancora a sopravvivere dentro di noi e tra di noi?

Faggin, uomo di scienza e di spirito, unisce nella sua riflessione razionalità e filosofia, tecnologia e consapevolezza. E proprio da questa visione nasce un pensiero di grande profondità e valore universale.

Secondo Faggin, la radice dell’odio non è la cattiveria, né un tratto oscuro del nostro DNA. Nasce invece da un enorme fraintendimento, da un errore di percezione tipico della natura umana.

L’odio è una conseguenza di un enorme fraintendimento che nasce dal fatto che ciascuno di noi è unico, irripetibile e speciale. Tant’è vero che, così come non esiste una foglia identica a un’altra, anche ogni nostra impronta digitale è diversa da tutte le altre. Ma nessuno è più unico, irripetibile e speciale degli altri, ossia superiore agli altri. Il problema è che si confonde l’idea di unicità con quella di superiorità, e questa confusione è all’origine di sentimenti negativi come gelosia, invidia e ostilità, che portano all’odio e di conseguenza al razzismo, alla violenza e alla guerra senza esclusione di colpi. Il senso di superiorità non può coesistere con l’amore.

In questo pensiero di Federico Faggin c’è una delle risposte più concrete riguardo alla dilagante diffusione dell’odio, che attraversa le epoche, ma si estremizza guarda caso quando il senso di superiorità individuale, collettiva, culturale, nazionale emergono con la massima evidenza.

Il contesto della frase di Federico Faggin

La citazione di Federico Faggin è tratta dal capitolo 3 – Domande esistenziali del suo libro Oltre l’invibile pubblicato da Mondadori l’11 giugno del 2024 e che nasce come afferma lo stesso autore”Dopo trentacinque anni di studio sulla coscienza” e nella convinzione “che esista un’unione profonda tra il mondo della scienza e quello della spiritualità, due mondi che spesso sono considerati incompatibili tra di loro.”

Il capitolo 3 di Oltre l’invisibile si apre con una citazione di Ipazia di Alessandria:

Capire le cose che ci circondano è la migliore preparazione per capire le cose che stanno al di là.

Da qui, Faggin costruisce un percorso di domande e risposte che esplorano il significato dell’esistenza, della conoscenza, dell’amore e del male. La frase sull’odio nasce proprio in questo contesto, come riflessione su ciò che ci separa e su ciò che può ricondurci all’unità.

La lezione di Federico Faggin contro l’odio

La domanda che spinge alla riflessione di Faggin è semplice e diretta:

Se siamo fatti d’amore, come mai nel mondo c’è tanto odio?

Analizzando le parole della risposta che offre, si comprende che l’odio non è altro che un effetto collaterale del nostro ego. Ogni parte della sua frase ne svela un aspetto fondamentale.

E come giustificazione “positiva” riguardo all’essere umano, il fisico parte da una constatazione disarmante nella sua chiarezza: “l’odio nasce da un enorme fraintendimento.”

Infatti, Faggin precisa che “ciascuno di noi è unico, irripetibile e speciale”, affermando la sacralità dell’essere umano e la sua diversità come espressione dell’universo.

L’inventore-scienziato utilizza una meravigliosa metafora naturale per dare il senso concreto di questa unicità:

Tant’è vero che, così come non esiste una foglia identica a un’altra, anche ogni nostra impronta digitale è diversa da tutte le altre.

Ma aggiunge subito dopo una frase decisiva, che sposta il pensiero su un piano etico e spirituale:

Nessuno è più unico, irripetibile e speciale degli altri, ossia superiore agli altri.

In queste parole emerge un equilibrio perfetto tra individualità e uguaglianza, la chiave per vivere senza confronto, senza vanità, senza paura. È una verità profonda che tutti dovremmo scolpire nella mente e nel cuore.

L’unicità umana non vuol dire superiorità.

Scorrendo il brano del libro Oltre l’invisibile, Faggin mostra con precisione quasi scientifica le radici da cui si genera l’odio:

Il problema è che si confonde l’idea di unicità con quella di superiorità, e questa confusione è all’origine di sentimenti negativi come gelosia, invidia e ostilità, che portano all’odio e di conseguenza al razzismo, alla violenza e alla guerra senza esclusione di colpi.

Questa frase, nella sua limpidezza, diventa una formula morale e spirituale. L’odio non nasce dalla malvagità, ma dal fraintendimento di chi non sa riconoscere che la propria irripetibilità non è un privilegio, ma una responsabilità condivisa.

Federico Faggin sottolinea che

Il senso di superiorità non può coesistere con l’amore.

Leggendo le sue parole emerge che è un problema comune ad ogni essere umano nessuno escluso. Un problema che riguarda i singoli e la collettività, questa intesa come famiglie e nazioni.

È un dilemma che non possiamo risolvere dall’esterno, perché non esiste una pillola magica che consenta di eliminarlo. Ciascuno di noi deve risolverlo dall’interno, individualmente e per sua scelta, diventando consapevole del proprio senso di superiorità in modo da poterlo comprendere e quindi sciogliere, proprio come si scioglie un nodo.

Una riflessione lucida e luminosa che trasforma un pensiero scientifico in un insegnamento spirituale. Perché, come ricorda Federico Faggin, solo l’amore può disinnescare l’odio.

Per curare dall’odio serve eliminare il senso di superiorità

Bisognerebbe rendere questa sana verità di Faggin universale, insegnarla subito ai bambini appena nati in famiglia e sottolineare questo concetto nelle scuole. Serve immediatamente interrompere il meccanismo che conduce all’automatico senso di superiorità che viviamo in quanto ci percepiamo unici.

Ciascuno di noi deve risolverlo dall’interno, individualmente e per sua scelta, diventando consapevole del proprio senso di superiorità in modo da poterlo comprendere e quindi sciogliere, proprio come si scioglie un nodo.

È in questa consapevolezza che si trova la vera nobiltà dell’essere umano, come ricorda un antico proverbio indù citato nel libro da Faggin.

Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell’essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri.

Una riflessione che trova conferma anche nella psicologia contemporanea, ricorda Federico Faggin.

Come spiega lo psicologo e psicoterapeuta Paul Gilbert, “i modelli economici, politici, finanziari, i media, il sistema educativo e perfino le attività di intrattenimento stimolano continuamente la competizione, l’eccitazione e le emozioni basate sugli impulsi, e questo ha conseguenze impensabili rispetto a come pensiamo a noi stessi, a come ‘conosciamo noi stessi’ e a come ci rapportiamo gli uni agli altri.”

In un mondo che alimenta costantemente il bisogno di primeggiare, Faggin ci invita a distinguere tra senso di superiorità e brama di potere.

Il primo, spiega, è una distorsione del senso della nostra unicità:

Noi non siamo né superiori né inferiori a nessun altro. Sarebbe come dire che una rosa è superiore a un altro fiore: questo tipo di paragoni non ha senso. Se ogni individuo è unico, qualsiasi confronto è fuori questione, perché l’unicità porta all’impossibilità di fare paragoni.

La brama di potere, invece, è una conseguenza di questa distorsione. Cerchiamo il potere per giustificare il nostro bisogno di sentirci superiori e per dimostrare, agli altri e a noi stessi, di esserlo davvero.
Ma spesso questa spinta nasce paradossalmente da un senso di inferiorità o di paura di non essere all’altezza, una fragilità che resta nascosta e mai pienamente riconosciuta.

Per Faggin, la consapevolezza della propria unicità è anche un antidoto all’idea di essere soltanto delle macchine.

Le macchine sono riproducibili, noi invece siamo unici e irripetibili.

Un pensiero che trova eco anche nelle parole di Carl Gustav Jung, citato dallo stesso Faggin:

Ciascun essere umano è una forma di vita in se stessa unica e irripetibile. L’uomo nasce con la sua individualità. Ma c’è qualcosa che egli può fare al di là e al di sopra dei condizionamenti della sua natura, e cioè può diventare cosciente di ciò che lo fa essere la persona che è, e può consciamente adoperarsi per connettere ciò che egli è con il mondo che lo circonda. E questo è forse il massimo che ci è dato di fare.

Ed è anche, aggiunge lo scienziato-scrittore, il minimo che dobbiamo fare per diventare consapevoli di chi siamo e agire come tali.

Chi è Federico Faggin

Federico Faggin è un fisico, inventore e imprenditore italiano naturalizzato statunitense. Nato a Vicenza nel 1941, è considerato uno dei padri fondatori dell’informatica moderna.

Nel 1971 ha progettato e realizzato per Intel il primo microprocessore della storia, l’Intel 4004, una scoperta che ha rivoluzionato il mondo e reso possibile la nascita dei personal computer.

Successivamente ha ideato il celebre microprocessore Z80, alla base degli home computer e dei videogiochi degli anni Ottanta, e ha contribuito alla creazione dei touchpad e dei touchscreen, tecnologie oggi centrali nella nostra vita quotidiana.

Dopo una brillante carriera nel settore tecnologico, Faggin ha dedicato gli ultimi decenni alla ricerca sulla coscienza e sul rapporto tra scienza e spiritualità, fondando la Fondazione Federico e Elvia Faggin per promuovere lo studio della consapevolezza come realtà fondamentale dell’universo.

È autore di libri che uniscono autobiografia, riflessione scientifica e visione umanistica:

Con la sua opera e il suo pensiero, Federico Faggin rappresenta una delle menti più illuminate del nostro tempo. È uno scienziato capace di ricordarci che la tecnologia più avanzata non è nei circuiti, ma nel cuore e nella coscienza dell’essere umano.

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