Una frase di Alice Munro sui pericoli dell’amore

18 Maggio 2025

Scopri l'illuminante frase di Alice Munro tratta dal libro "Il percorso dell'amore" che ci pone una riflessione sul lato oscuro dei sentimenti.

Una frase di Alice Munro sui pericoli dell'amore

Non c’è rosa senza spine. non c’è metafora più azzeccata per definire i pericoli tipici delle relazioni amorose. Maestra del racconto contemporaneo, la scrittrice Alice Munro ha indagato anch’essa i pericoli dell’amore. L’autrice, capace nei suoi libri come pochi di indagare le relazioni umane nella vita di tutti i giorni, all’interno di una frase tratta dal libro “Il percorso dell’amore” ci pone una riflessione sul lato oscuro dei sentimenti.

“L’amore può rendere cattivi. Se hai la sensazione di dipendere da un altro, puoi metterti a trattarlo male.”

Gli effetti collaterali dell’amore

Mettiamo subito in chiaro: l’amore è il sentimento più alto e nobile che l’essere umano può provare. Senza di esso non avremmo la forza o la volontà di fare molte cose nel corso della nostra vita. “L’amore è l’elemento cardine che muove il mondo e le nostre vite” possiamo affermare parafrasando un celebre verso dantesco.

Eppure, anche un sentimento così nobile come l’amore può avere delle controindicazioni, come la dipendenza affettiva. Definita anche come “love addiction”, si tratta di uno schema di comportamento caratterizzato da un interesse eccessivo verso la persona amata, a scapito dei propri bisogni e della libertà dell’altro.

Questo eccessivo interesse rischia di soffocare il partner, e di portare all’eccesso le cure e le attenzioni che solitamente si hanno nei confronti della persona amata; è molto stretto, infatti, il confine tra amore e ossessione. Tutto ciò va a discapito della libertà e dell’indipendenza che qualsiasi persona, anche all’interno di un legame di coppia, ha il diritto di avere.

Chi soffre di dipendenza affettiva avverte il bisogno di sentire un legame forte con l’altra persona, dipendendo da ogni suo gesto e alla quale si dedica completamente con tutte le proprie energie. Essa vive costantemente nell’ansia di poter perderla e ha bisogno di continue rassicurazioni e prove d’amore. Ciò si traduce in comportamenti negativi verso il partner, il quale può sentirsi asfissiato dalle continue attenzioni ricevute, e in un certo senso trattato male, sembrerà un controsenso, proprio a causa delle costanti attenzioni ricevute.

Per liberarsi dalla dipendenza affettiva è necessario concentrarsi su se stessi, cercare dentro di sé quelle sicurezze e quelle rassicurazioni che vengono ricercate nell’altro. Occorre fare un percorso di indipendenza spirituale, imparare a gestire le proprie emozioni negative, senza più riversarle sul partner.

“Il percorso dell’amore”, che da il titolo al libro da cui è tratto questo aforisma di Alice Munro, può essere pieno di trabocchetti e inganni: sta a noi saper evitare gli ostacoli che si incontrano lungo il percorso di vita intrapreso con il proprio partner.

Alice Munro

Nata a Wingham, Ontario, il 10 luglio 1931, Alice Munro soffriva di demenza ed ha trascorso gli ultimi anni di vita in una casa di riposo nella provincia dell’Ontario, secondo quanto ha riferito la sua famiglia citata dal quotidiano canadese The Globe and Mail.

Autrice unicamente di racconti, Alice Munro è considerata una delle più grandi scrittrici contemporanee. Nelle sue storie, per lo più ambientate nel Southwestern Ontario, indaga le relazioni umane nella vita di tutti i giorni.

La sua prima raccolta di racconti è stata “La danza delle ombre felici” del 1968, per cui vinse il Governor General’s Award, il più prestigioso premio letterario canadese, da lei vinto tre volte, di cui una nel 1978 per “Chi ti credi di essere?”.

Tra le sue opere più famose ricordiamo ancora “Nemico, amico, amante…”, del 2003, e “La vista da Castle Rock”, del 2006. I suoi libri sono pubblicati in Italia da Einaudi.

Il Premio Nobel nel 2013

Nel 2013 la scrittrice canadese, prima della sua nazione, vinse il Premio Nobel per la Letteratura, venendo definita dall’Accademia di Svezia e il Comitato per il Nobel come la “maestra del racconto contemporaneo”.

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