Questi versi di Franco Arminio, tratti dalla sua raccolta Cedi la strada agli alberi, ci immergono in una riflessione profonda e necessaria sull’importanza della semplicità e della quotidianità. Arminio, poeta paesologo, celebra con delicatezza ciò che spesso passa inosservato: il tempo ordinario, le persone comuni, i gesti ripetitivi che costituiscono la trama della vita.
“Io dico che si deve partire da un punto qualunque,
per esempio dal fatto che alle nove del mattino
puoi andare in un paese vicino
e sentire quello che dicono al bar
un muratore, un vecchio ammalato, un postino.
Quello che conta è capire che la giornata,
una giornata qualsiasi, è il tuo splendore.”
Franco Arminio e la sua battaglia contro l’oblio delle radici, del quotidiano calore.
L’apertura del componimento invita a cominciare il nostro viaggio esistenziale da un punto qualunque, come un paese vicino alle nove del mattino. Non è importante un luogo specifico o un momento straordinario: ciò che conta è la disposizione a lasciarsi sorprendere dall’ordinario. Questa prospettiva rompe con l’ansia del raggiungimento o dell’eccezionalità che spesso domina le nostre vite moderne, orientate al successo e alla prestazione.
In questi versi Franco Arminio sembra proporre una pedagogia del vivere, in cui non serve una grande meta per cominciare; basta ascoltare ciò che si incontra per caso. È un invito alla presenza, alla curiosità verso l’altro e verso il mondo.
L’immagine del bar di un paese vicino, con le sue figure archetipiche — il muratore, il vecchio ammalato, il postino — è emblematica della poesia di Arminio. I luoghi marginali e le vite ordinarie diventano una lente attraverso cui osservare e celebrare l’umanità.
Il bar, qui, è un microcosmo sociale, dove le storie personali si intrecciano creando un racconto collettivo. Il muratore con i calli sulle mani, il vecchio che lotta contro il tempo e la malattia, il postino che porta lettere forse dimenticate dai destinatari: ogni figura rappresenta un frammento di vita reale, un dettaglio che contribuisce al grande mosaico dell’esperienza umana.
Arminio trasforma ciò che potrebbe sembrare banale in qualcosa di poetico e universale, restituendo dignità e splendore a ciò che spesso viene ignorato. È un’operazione poetica e sociale, un’esortazione a riscoprire il valore dell’autenticità nella modernità.
La vera potenza dei versi si trova nell’ultimo segmento: “Quello che conta è capire che la giornata, / una giornata qualsiasi, è il tuo splendore.” Questa dichiarazione ribalta la concezione comune del tempo, dove si tende a valorizzare soltanto gli eventi memorabili o straordinari. Per Arminio, ogni giornata, anche quella apparentemente più banale, può essere splendente se vissuta con consapevolezza e attenzione.
Qui emerge una chiara eco della filosofia stoica, che vede nella percezione e nel controllo di sé il centro del benessere. Il poeta ci ricorda che non è necessario attendere un’occasione speciale per sentirsi vivi: ogni momento, se vissuto con intenzione, ha il potenziale di diventare significativo.
Arminio, con questi versi, si fa portavoce di una poetica del qui e ora. Partire da un punto qualunque significa abbandonare l’ossessione per il passato e per il futuro, focalizzandosi invece sull’unico tempo realmente a disposizione: il presente.
Questo messaggio trova un’importante risonanza nella nostra società contemporanea, segnata da ritmi frenetici e da una costante ricerca di qualcosa di “più” — più tempo, più obiettivi, più risultati. Il poeta ci esorta a fermarci e ad ascoltare ciò che ci circonda, a cogliere la bellezza nascosta nel banale, a riscoprire la profondità anche nella più semplice delle esperienze.
La paesologia come filosofia di vita
Franco Arminio non è solo un poeta, ma un “paesologo,” un osservatore attento dei piccoli centri abitati, dei luoghi marginali e delle vite che lì si sviluppano. Nei suoi scritti, la paesologia diventa una lente per guardare il mondo con occhi nuovi, trovando nelle cose semplici e nei luoghi periferici una riserva inesauribile di poesia e di umanità.
La centralità del paesaggio umano, naturale e sociale nella sua opera invita il lettore a rallentare, a cercare nelle radici la forza per affrontare il presente. È un’esortazione alla consapevolezza e all’attenzione, valori oggi più che mai necessari.
I versi di Arminio ci invitano a ridefinire la nostra concezione di bellezza e significato. Una giornata qualsiasi, ascoltando le voci di sconosciuti in un bar, può diventare il nostro splendore se vissuta con apertura e curiosità. Questa poesia è un inno alla vita semplice e all’autenticità, un richiamo a riscoprire la sacralità del quotidiano.
Nel vivere pienamente il presente, ci suggerisce Arminio, non c’è spazio per il superfluo o per le distrazioni: c’è soltanto l’esperienza diretta della vita, in tutta la sua naturale bellezza. Questo è lo splendore che possiamo trovare, ogni giorno, se solo decidiamo di guardare.