I versi di Federico Garcia Lorca sulla bellezza della luna

7 Ottobre 2025

Leggiamo assieme questi incantevoli versi di Federico Garcia Lorca dedicati a quello specchio argentato che è la nostra luna.

I versi di Federico Garcia Lorca sulla bellezza della luna

I versi di Federico Garcia Lorca tratti dalla poesia “Spunta la luna” rappresentano uno degli esempi più puri e suggestivi della sua poetica: una poesia che, nella semplicità delle immagini, racchiude un universo di simboli, di visioni interiori e di tensioni tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno. Lorca, grande interprete dell’anima andalusa e della tradizione popolare spagnola, fa della luna una presenza costante e ambivalente nella sua opera: luminosa e funerea, vicina e distante, materna e crudele. Nei pochi versi di “Spunta la luna”, la sua apparizione trasforma il mondo e il cuore umano, sospendendo ogni suono, ogni via, ogni certezza.

Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili.

Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito.

Il silenzio della luna nei versi di Federico Garcia Lorca

Quando spunta la luna / tacciono le campane / e i sentieri sembrano / impenetrabili.

L’incipit della poesia è di una potenza visiva immediata. La luna, simbolo eterno di mistero e di trasformazione, sorge nel cielo e con la sua luce altera l’ordine delle cose. Il silenzio che impone non è solo naturale — le campane tacciono, i sentieri si oscurano — ma anche metafisico: è il silenzio del mondo di fronte a una presenza che sospende il tempo e lo spazio. Lorca, in questi versi, ci porta nel cuore della sua poetica: il momento in cui la realtà si fa enigmatica, quando la luce della luna non illumina, ma trasfigura.

Le campane che si zittiscono evocano il passaggio da un tempo umano, scandito dal suono, a un tempo cosmico, immobile, quasi sacro. In quell’istante, tutto si ferma: i suoni del mondo vengono inghiottiti da una luce fredda e sospesa. È la stessa quiete che si ritrova in molti componimenti del Romancero gitano, dove la luna diventa figura del destino, presagio di morte o di rivelazione. Lorca non descrive il paesaggio: lo trasfigura, lo riduce a una visione che vive nella coscienza, un’esperienza poetica e spirituale insieme.

I sentieri impenetrabili

L’immagine dei “sentieri impenetrabili” amplifica il senso di mistero. La luna non solo trasforma il mondo, ma lo rende inaccessibile. La sua luce, lungi dal rischiarare, confonde. È come se l’uomo, sotto la luna, perdesse la via. Lorca suggerisce che la notte lunare non è mai solo fisica: è una notte dell’anima, una condizione in cui le strade consuete dell’esperienza — la ragione, il linguaggio, la logica — non servono più.

In questo senso, la luna è simbolo di un altrove. Non a caso, nella tradizione poetica e mitica, essa è sempre stata associata al femminile, al segreto, al ciclo vitale, ma anche al mutamento e alla follia. In Lorca, la luna è una presenza viva e inquietante, mai decorativa: è forza che agisce, che toglie all’uomo il terreno sotto i piedi, che lo spinge verso la solitudine e l’introspezione.

Il mare che copre la terra

Quando spunta la luna / il mare copre la terra / e il cuore diventa / isola nell’infinito.

La seconda strofa spinge ancora più in profondità la metamorfosi. La luna provoca un sovvertimento totale: il mare invade la terra, le frontiere del mondo si confondono. È un’immagine di catastrofe poetica, ma anche di rinascita. Il mare che copre la terra è la perdita dei limiti, è l’irruzione dell’inconscio, dell’immaginario, della poesia stessa. Lorca, con la sua capacità visionaria, non descrive un evento naturale ma una rivelazione interiore: quando sorge la luna, l’ordine abituale delle cose cede e tutto si immerge in una dimensione fluida, liquida, dove regna l’immaginazione.

Il cuore, in questo nuovo mondo, diventa “isola nell’infinito”. È una delle immagini più potenti della poesia lorquiana: il cuore isolato, separato dal resto, immerso in un mare che è l’universo. L’isola rappresenta la condizione dell’uomo moderno, che cerca di comprendere se stesso in un mondo dove le certezze si dissolvono. Ma, allo stesso tempo, l’isola è anche luogo di resistenza, di sopravvivenza: il cuore resta, pulsa, anche se tutto intorno è mare.

Luna, mare e cuore: un triangolo simbolico

La poesia di Lorca si muove sempre tra simboli elementari — la luna, il mare, la terra, il cuore — che rimandano a forze universali. In “Spunta la luna”, questi elementi entrano in un rapporto dinamico e simbolico. La luna rappresenta l’irrazionale, il mistero; il mare, l’emozione, l’inconscio; il cuore, l’interiorità umana. Quando la luna sorge, l’equilibrio si rompe: l’inconscio (il mare) invade la realtà (la terra), e l’uomo si ritrova solo, isola del sentimento e del pensiero.

È un’immagine che ricorda il mito romantico dell’anima isolata, ma Lorca la restituisce con una sensibilità tragica e andalusa. Non c’è lamento, né nostalgia: c’è l’accettazione poetica di un destino in cui la bellezza e la malinconia convivono.

Il potere trasfigurante della poesia

In questi otto versi, Lorca riesce a racchiudere una visione cosmica e interiore insieme. La luna non è solo un tema poetico, ma un principio rivelatore: mostra ciò che la luce del giorno nasconde, rivela l’invisibile. La poesia stessa è come la luna — fa tacere le campane, rende i sentieri impenetrabili, eppure permette al cuore di diventare isola, di riconoscersi come parte dell’infinito.

La bellezza della poesia lorquiana sta nella sua capacità di unire il quotidiano e il metafisico, la semplicità del canto popolare con la profondità simbolica della visione. “Spunta la luna” non è soltanto un momento notturno, ma un atto di nascita della poesia stessa: ogni volta che sorge la luna, sorge anche la parola poetica, che trasforma il mondo, sospende il tempo, e riconduce l’uomo al suo mistero più intimo.

In conclusione, Lorca, con la leggerezza e l’intensità di questi versi, ci ricorda che la poesia è l’alba che nasce nella notte: è la luna che, pur facendo tacere i suoni e rendendo oscuri i sentieri, illumina ciò che in noi è più profondo. Nel silenzio imposto dalla luna, il cuore diventa isola, ma proprio in quella solitudine scopre la vastità dell’infinito.

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