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Una frase di Eduardo Galeano sul valore degli abbracci

Leggiamo, oggi, che è la Giornata Mondiale degli abbracci, questa frase di Eduardo Galeano in cui si palesa il loro collegamento con l'amore.

Eduardo Galeano, maestro della narrazione poetica e dell’affondo nelle profondità dell’anima umana, nel suo libro Il libro degli abbracci offre una visione inedita e disarmante dell’amore, che definisce come una “malattia tra le più maligne e contagiose”. Questa frase, ricca di ironia ma anche di verità universale, rappresenta una chiave di lettura interessante per esplorare l’amore, non come ideale romantico puro e lineare, ma come forza sconvolgente e complessa che travolge il corpo e lo spirito. E, leggerla oggi che è la Giornata Mondiale degli abbracci, ha un valore ancora più elevato:

L’amore è una malattia tra le più maligne e contagiose. Noi malati, chiunque ci può riconoscere. Le occhiaie profonde denunziano le nostre insonnie, notti debilitate dagli abbracci, o dalla mancanza di abbracci. Ci devastano febbri, e sentiamo un bisogno irresistibile di dire stupidaggini.

Eduardo Galeano e il libro degli abbracci, dove ogni abbraccio è un incontro

Galeano paragona l’amore a una malattia. Lungi dall’essere un disturbo momentaneo e curabile, però, lo descrive come qualcosa di pervasivo, invasivo, che non solo ci colpisce, ma ci trasforma, rendendoci riconoscibili agli altri. Questa rappresentazione si discosta radicalmente dalle immagini idealizzate dell’amore, sottolineandone gli effetti debilitanti e incontrollabili: insonnie, febbri, occhiaie, il bisogno di dire “stupidaggini”.

La scelta della metafora medica non è casuale. Descrivendo l’amore come contagioso, Galeano mette in luce la natura universale di questo sentimento, capace di attraversare ogni barriera sociale, culturale o linguistica. È un’epidemia emotiva che affligge tutti almeno una volta nella vita, e che non risparmia nessuno, indipendentemente dall’età, dal genere o dalle circostanze.

Una delle immagini più potenti nella citazione riguarda le “notti debilitate dagli abbracci, o dalla mancanza di abbracci”. Qui Galeano si sofferma sul doppio volto dell’amore: da una parte, l’esperienza dell’intimità e del contatto umano che genera notti insonni ma appaganti; dall’altra, il vuoto lasciato dall’assenza, che si manifesta come mancanza fisica, desiderio non soddisfatto o perdita dolorosa.

Gli abbracci, simbolo universale di conforto e connessione, diventano il fulcro attorno al quale si gioca questa battaglia notturna. Se l’amore è presente, il corpo si strugge nella passione; se è assente, l’anima si consuma nell’attesa e nella malinconia.

Un altro elemento distintivo della riflessione di Galeano è il riferimento alla febbre, uno stato fisico che riflette perfettamente la natura destabilizzante dell’amore. Innamorarsi è spesso paragonabile a una febbre: una condizione che altera la percezione della realtà, sovverte le priorità e rende vulnerabili. È interessante notare come l’autore consideri la febbre non solo un effetto collaterale, ma una parte integrante dell’esperienza amorosa.

L’aspetto della follia — il “bisogno irresistibile di dire stupidaggini” — richiama invece il legame tra amore e perdita del controllo razionale. Quando si ama, la logica lascia spazio all’imprevedibilità delle emozioni, e l’espressione di sé diventa spontanea, a volte persino infantile. La vulnerabilità emotiva si manifesta anche attraverso un linguaggio che non segue le regole abituali, ma che è sincero e immediato.

La Letteratura e l’Amore Come Forza Devastante

Galeano non è certo il primo autore a rappresentare l’amore come una forza che scuote profondamente l’animo umano. Dai sonetti di Shakespeare alla poesia di Pablo Neruda, l’amore è stato spesso descritto come un’emozione capace di distruggere e, al tempo stesso, rinnovare.

Ciò che distingue Galeano, tuttavia, è l’intreccio di ironia e pathos. Egli riesce a trasformare una condizione che molti considerano “normale” in un’esperienza straordinaria, carica di contraddizioni. Il suo linguaggio diretto, semplice ma incisivo, trasmette non solo il senso di bellezza, ma anche quello di fragilità legato all’amore.

Se l’amore è una malattia, come suggerisce Galeano, essa ha il potere di trasformare chi ne è colpito. La vulnerabilità che porta con sé non è solo un segno di debolezza, ma anche di crescita e apertura. L’amore costringe a uscire dai propri confini, a mettersi in discussione, e a riconoscere una parte di sé che spesso rimane nascosta.

La contagiosità di questo sentimento diventa quindi un elemento positivo. Chi ama, per quanto febbricitante e insonne, porta nel mondo una nuova energia, capace di influenzare chi lo circonda. Non è un caso che Galeano scelga di descrivere l’amore come riconoscibile: le persone innamorate sono diverse, trasmettono emozioni che non si possono nascondere.

La riflessione di Eduardo Galeano ci invita a considerare l’amore non solo come un ideale astratto, ma come un’esperienza concreta, fisica ed emotiva, capace di scuotere ogni aspetto della nostra vita. È una “malattia” che sconvolge l’ordine stabilito, ma che, proprio per questo, ci fa sentire vivi, vulnerabili e autentici.

La forza di questa immagine risiede nella sua universalità: chiunque, leggendo queste parole, può riconoscere sé stesso o un momento della propria vita. Ed è forse proprio qui che risiede il genio di Galeano: trasformare il personale in universale, il comune in straordinario, il dolore in bellezza.

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