La citazione di Dacia Maraini mette a fuoco un problema cruciale dell’informazione contemporanea, toccando temi fondamentali come il ruolo del giornalismo e la responsabilità di chi produce notizie. Secondo Dacia Maraini, l’informazione dovrebbe essere “ricerca, dubbio, un interrogarsi e discutere sui grandi problemi che ci riguardano.” La sua visione è quella di un giornalismo che non sia solamente narrazione di eventi, ma una lente critica e riflessiva attraverso cui osservare il mondo. Al contrario, però, troppo spesso il giornalismo si concentra su aspetti sensazionalistici e patetici, puntando ad emozioni forti che “colpiscono allo stomaco” lo spettatore più che stimolarne la riflessione.
Dacia Maraini sottolinea come l’informazione debba essere fondata sulla ricerca, intesa come un processo metodico che richiede tempo, attenzione e verifica delle fonti. Questo aspetto della ricerca è fondamentale, perché senza un’adeguata raccolta e analisi dei dati, il giornalismo rischia di diventare una semplice ripetizione di notizie non verificate, che non aggiungono nulla di sostanziale al dibattito pubblico. La ricerca, infatti, è essenziale per offrire un’informazione accurata e per evitare la diffusione di fake news o di notizie poco affidabili, fenomeni sempre più frequenti e dannosi nell’era dei social media.
Al fianco della ricerca, l’informazione dovrebbe nutrirsi di dubbio. Questo atteggiamento implica un continuo interrogarsi su ciò che si comunica, un porsi delle domande anziché accontentarsi di risposte semplici o scontate. Il dubbio è un invito a rivedere costantemente le proprie posizioni e a mantenere una mentalità aperta, capace di accogliere nuovi punti di vista e di esaminare in modo critico le questioni trattate. Spesso, invece, vediamo un giornalismo che offre certezze assolute, semplificando eccessivamente questioni complesse, presentando una visione parziale e superficiale della realtà.
Un’informazione che si interroga e che stimola il dibattito dovrebbe cercare di far riflettere, non solo di intrattenere. Maraini critica aspramente la tendenza del giornalismo attuale a puntare sulle emozioni forti, creando una comunicazione che si rivolge più alle viscere che alla mente. È una scelta che porta con sé il rischio di spettacolarizzare notizie e temi importanti, privandoli della loro dimensione critica e intellettuale. Per la scrittrice, il giornalismo dovrebbe saper raccontare la realtà in modo oggettivo, ma al contempo indurre chi legge o ascolta a interrogarsi sulle proprie idee e a sviluppare una consapevolezza personale, cercando di capire ciò che si cela dietro le apparenze.
Il rischio del sensazionalismo e del patetico
Il termine “sensazionalismo” si riferisce a quella pratica giornalistica che tende a enfatizzare alcuni aspetti delle notizie per suscitare una reazione emotiva immediata nel pubblico. Maraini sottolinea come spesso si cada nel patetico, ovvero in una rappresentazione esagerata e melodrammatica dei fatti, finalizzata a ottenere attenzione. Questo tipo di comunicazione punta a “colpire allo stomaco” il pubblico, cercando di provocare una risposta istintiva, più che un ragionamento ponderato. Il problema di un’informazione basata sul sensazionalismo è che essa rischia di distorcere i fatti, di esasperarli per renderli più attraenti, a scapito dell’accuratezza e della veridicità.
Nel contesto attuale, dominato da un flusso continuo di notizie, c’è una competizione serrata tra le testate e i mezzi d’informazione per attirare il maggior numero possibile di lettori, spettatori o clic. Il sensazionalismo diventa allora un mezzo per distinguersi e per catturare l’attenzione in un mondo in cui tutto è rapido e fugace. Ma se il pubblico viene costantemente esposto a notizie che cercano di suscitare emozioni forti, il rischio è che si crei una cultura dell’indifferenza, in cui solo le storie più scioccanti o scandalose riescono ad avere una visibilità, mentre questioni importanti ma meno “appetibili” finiscono per passare inosservate.
La responsabilità sociale del giornalismo
L’osservazione di Maraini implica anche una riflessione sulla responsabilità sociale del giornalismo. Informare non è solo un mestiere, ma è anche una funzione essenziale in una democrazia: i media dovrebbero essere il tramite attraverso cui il pubblico accede alla conoscenza di ciò che accade nel mondo, e ciò dovrebbe avvenire in maniera il più possibile obiettiva e completa. La manipolazione delle notizie o l’enfasi sul sensazionalismo non solo tradiscono questo ruolo, ma rischiano di compromettere la fiducia del pubblico nei confronti dell’informazione stessa.
Per cercare di contrastare il declino della qualità dell’informazione, è fondamentale tornare a un giornalismo che sia investigativo, basato su dati e fatti verificabili, e che non abbia paura di affrontare tematiche complesse. Bisogna promuovere un approccio critico, che non si limiti a “raccontare” ma che cerchi di comprendere e spiegare i fenomeni. Un’informazione di qualità non dovrebbe puntare a suscitare paura o sdegno, ma piuttosto a fornire strumenti di riflessione e a stimolare il ragionamento.
In sintesi, la frase di Dacia Maraini è un invito a ripensare il ruolo dell’informazione, a riscoprire il valore della ricerca e del dubbio e a evitare la tentazione di scivolare nel sensazionalismo. Solo attraverso un giornalismo impegnato e responsabile possiamo auspicare di creare una società più consapevole e meno incline a farsi manipolare dalle apparenze.