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La frase di Baudelaire sull’amore verso la libertà

In questo racconto, attraverso una serie di domande rivolte a uno straniero enigmatico, Baudelaire dipinge un ritratto sfuggente e inquietante di un uomo che sembra completamente disconnesso dalle convenzioni sociali e dai legami umani più comuni.

Charles Baudelaire, con la sua scrittura densa e carica di simbolismo, ha esplorato con grande maestria le sfumature dell’animo umano e la complessità della condizione esistenziale. Una delle sue opere più affascinanti è “Lo straniero”, un breve racconto contenuto nel volume “Lo spleen di Parigi”. In questo racconto, attraverso una serie di domande rivolte a uno straniero enigmatico, Baudelaire dipinge un ritratto sfuggente e inquietante di un uomo che sembra completamente disconnesso dalle convenzioni sociali e dai legami umani più comuni.

“Eh! Che ami tu dunque, straordinario straniero?”
“Amo le nuvole… le nuvole che passano… laggiù… laggiù… le nuvole meravigliose!”

Charles Baudelaire e la poesia in prosa de “Lo spleen di Parigi”

Alla domanda finale: “Eh! Che ami tu dunque, straordinario straniero?”, la risposta è sorprendente e carica di significato: “Amo le nuvole… le nuvole che passano… laggiù… laggiù… le nuvole meravigliose!”. Questa risposta, semplice e poetica, racchiude un universo di significati e riflessioni che meritano di essere esplorati.

La figura dello straniero in Baudelaire è una rappresentazione dell’alienazione e dell’estraneità che molti individui provano nella società moderna. Egli non si interessa delle cose terrene che normalmente danno senso alla vita delle persone: non ama né i genitori né la patria, né gli amici né il denaro. Questa indifferenza verso i legami umani e materiali è emblematica del disagio esistenziale e della disconnessione dal mondo circostante. Lo straniero è un individuo che si colloca ai margini della società, osservando il mondo con un distacco quasi estetico.

La sua risposta sulle nuvole rappresenta un’ancora di salvezza, un punto di contatto con qualcosa che va oltre il quotidiano. Le nuvole, in continua trasformazione e movimento, rappresentano la libertà assoluta e l’impossibilità di essere incasellati o posseduti. Baudelaire, attraverso questa immagine, sembra suggerire che l’unica cosa che merita davvero di essere amata è qualcosa di effimero e inafferrabile, qualcosa che non può essere fissato o definito.

Le nuvole, in quanto oggetto dell’amore dello straniero, diventano un potente simbolo di libertà. Esse non appartengono a nessuno e non seguono alcuna regola se non quella del vento che le muove. Questa libertà estrema, però, ha un costo: le nuvole sono anche simbolo di transitorietà, della continua mutazione e della precarietà dell’esistenza. Baudelaire, nel suo esplorare la condizione umana, sembra evidenziare come l’unico amore possibile per lo straniero sia rivolto verso ciò che non è permanente, verso l’inconsistenza e la bellezza di ciò che passa.

In un mondo dove tutto è in movimento e nulla può essere veramente posseduto o fissato, le nuvole diventano l’emblema della bellezza fugace e dell’impossibilità di afferrare completamente la realtà. Lo straniero ama ciò che non è vincolato, ciò che non può essere definito e, per estensione, questo amore diventa un rifiuto delle costrizioni della vita sociale e delle responsabilità che essa comporta.

Lo spleen, concetto centrale nell’opera di Baudelaire, è una forma di malinconia e disagio esistenziale che pervade l’anima e la rende incapace di trovare appagamento nelle cose terrene. Le nuvole che passano diventano un riflesso di questo spleen: meravigliose nella loro bellezza e leggerezza, ma anche simbolo di un’esistenza che scorre senza scopo apparente, senza stabilità. Baudelaire esalta la bellezza di questo stato di continua trasformazione, suggerendo che è proprio nell’accettazione dell’effimero che si può trovare una forma di libertà.

Lo straniero di Baudelaire non cerca conforto nelle relazioni umane o nella stabilità materiale; invece, si perde nella contemplazione di qualcosa di eternamente mutevole e distante. In questo, Baudelaire ci invita a riflettere sulla natura della bellezza e sulla nostra ricerca di significato. Forse, sembra suggerire l’autore, il vero appagamento risiede nel saper amare ciò che non si può possedere, nell’abbracciare la transitorietà della vita con lo stesso spirito con cui si ammirano le nuvole nel cielo.

La citazione di Baudelaire, con la sua risposta apparentemente semplice, apre una finestra su una visione del mondo che sfugge alle convenzioni e abbraccia l’incertezza e il cambiamento. Le nuvole meravigliose amate dallo straniero non sono solo un’attrazione estetica, ma anche una filosofia di vita che rifiuta la fissità e accetta la fugacità dell’esistenza. In un mondo in cui spesso si cerca sicurezza e stabilità, Baudelaire ci ricorda la bellezza del transitorio e del libero vagare, incarnato nelle nuvole che passano, laggiù… laggiù.

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