I versi tratti da Il battello ebbro di Arthur Rimbaud introducono la visione simbolica del poeta, un’immagine di avventura e al tempo stesso di alienazione, che dà voce alla sua giovinezza e al desiderio di libertà. Il battello ebbro, una delle sue poesie più emblematiche, descrive la sua personale ricerca di liberazione e di un viaggio che diventa al tempo stesso un’odissea poetica e uno sprofondare nell’inconscio.
“Mentre discendevo lungo Fiumi impassibili,
sentii che i bardotti non mi guidavano più:
dei Pellirossa urlanti li avevan presi per bersagli
inchiodandoli nudi ai pali variopinti.
Trasportavo grano fiammingo o cotone inglese,
e non mi importava di avere un equipaggio.”
Arthur Rimbaud, dalla “poetica del veggente” alla sua avventura in Africa
Rimbaud rappresenta sé stesso come un “battello ebbro”, cioè una nave alla deriva, senza controllo né destinazione, in un mare di visioni e allucinazioni. Quest’immagine del battello, che discende “lungo Fiumi impassibili” e viene colpito e abbandonato da un equipaggio selvaggio, è una potente metafora del distacco dai vincoli della società e della ricerca di un’esistenza autentica e libera dalle convenzioni.
Il battello che trasporta “grano fiammingo o cotone inglese” parla di commercio e di merci, ma qui il carico diventa quasi secondario rispetto all’abbandono totale alle correnti. La scelta di citare “grano fiammingo” e “cotone inglese” rappresenta le colonie e i commerci dell’epoca, elementi che Rimbaud osservava con spirito critico.
Il riferimento ai “Pellirossa urlanti” richiama l’immagine esotica dell’indigeno, una proiezione dell’Europa coloniale verso il mondo estraneo e selvaggio. Rimbaud impiega questa figura come simbolo della natura incontaminata e del primitivo, inteso come forza incontenibile e ribelle, al contrario della civiltà occidentale controllata e disciplinata.
La ribellione di queste figure contro i “bardotti” del battello potrebbe essere letta come una metafora della stessa lotta interiore del poeta, contro il conformismo, la monotonia e la prevedibilità della vita. Questa scena raffigura la liberazione dai comandi esterni e dalle convenzioni, un percorso che Rimbaud sente necessario per realizzare pienamente la sua essenza di poeta e uomo.
Rimbaud, nel corso della sua breve e tumultuosa carriera letteraria, esplora il simbolismo e l’astrazione. Con questo linguaggio poetico, in cui abbondano immagini visionarie e suggestioni mistiche, esprime il suo ideale di vita come esperienza intensa e sfrenata. Ma Il battello ebbro non rappresenta solo l’abbandono ai sensi: è anche una critica e un superamento della propria epoca e della sua società, un allontanamento radicale, che lo porterà anche fisicamente in terre lontane.
Arthur Rimbaud, l’addio alla poesia e il viaggio in Africa
Infatti, Arthur Rimbaud compì un vero e proprio viaggio esistenziale, che culminò nel suo trasferimento in Africa. Dopo aver smesso di scrivere giovanissimo, a soli vent’anni, Rimbaud scelse di allontanarsi radicalmente dal mondo letterario e dalla Francia, spingendosi fino ai confini dell’Impero coloniale. L’Africa rappresentò per lui una dimensione nuova, un mondo che poteva esplorare con occhi diversi rispetto ai suoi compatrioti, i quali la vedevano principalmente come una terra da sfruttare economicamente. Rimbaud visse in luoghi come Aden e Harar, in Etiopia, lavorando come mercante e commerciante d’armi.
Il poeta che aveva sognato terre lontane e libertà assoluta divenne un avventuriero e commerciante, cambiando profondamente rispetto al giovane ribelle che scriveva Il battello ebbro. Tuttavia, nonostante il cambiamento di vita, il suo spirito esplorativo e il suo desiderio di sperimentare qualcosa di totalmente diverso lo accompagnarono anche in questa avventura. Se nella sua poesia aveva immaginato mondi sconosciuti e sensazioni inusuali, in Africa trovò una realtà altrettanto affascinante e per lui sconosciuta.
Rimbaud si stabilì ad Harar, diventando uno dei pochi europei a vivere in quella zona dell’Etiopia. Le sue lettere da Aden e Harar, a parenti e amici in Francia, offrono uno spaccato delle difficoltà e delle complessità della sua vita africana: in esse emerge un uomo molto diverso dal poeta sognatore, pragmatico e immerso nei suoi affari.
Alcune lettere rivelano la durezza e il senso di solitudine che provava, ma anche la sua accettazione del proprio destino, lontano dalla fama e dalle lusinghe del successo letterario. In un certo senso, Rimbaud riuscì a vivere fino in fondo l’avventura esistenziale e poetica iniziata con Il battello ebbro, ma ne scoprì anche i lati più duri e disincantati.
La sua morte precoce, a soli trentasette anni, suggella la parabola di un’esistenza intensa e controversa, vissuta alla ricerca di una libertà senza limiti. Rimbaud rappresenta uno degli esempi più potenti di poeta maledetto, di un artista che ha cercato, fino alle estreme conseguenze, una vita vissuta al di fuori dei canoni tradizionali e delle aspettative. Il battello ebbro rimane una metafora della sua fuga continua: da se stesso, dalla letteratura, dalla società. La sua avventura in Africa chiude il cerchio di una ricerca di libertà e autenticità che, iniziata nei suoi versi giovanili, si realizzò compiutamente nella sua vita nomade e sfuggente.