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Andrea Pazienza, frasi del genio del fumetto italiano

Scopri le frasi di Andrea Pazienza. Il 16 giugno 1988 moriva il genio assoluto del fumetto italiano, diventato il simbolo di una generazione

Il 16 giugno 1988 moriva a soli 32 anni per overdose, Andrea Pazienza, uno dei più innovativi e geniali artisti del fumetto italiani. Andrea Pazienza è stato definito il “Mozart del fumetto”. Le sue tavole “capolavori di letteratura disegnata”. Non solo un artista, ma un grande autore in grado di raccontare in presa diretta la sua generazione piena di contraddizioni. Dagli anni di piombo del 1977, alla società effimera degli anni ’80, le sue opere vengono pubblicate in un periodo storico molto conflittuale per l’Italia. 

Andrea Pazienza il genio del fumetto italiano

Andrea Pazienza nasce a San Benedetto Del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, il 23 maggio del 1956.  «Il mio primo disegnino riconoscibile l’ho fatto a 18 mesi – dice su Corto Maltese di novembre del 1983 – Era un orso. Questo testimonia quanto era forte in me il bisogno di disegnare». Ha solo dodici anni quando si trasferisce a Pescara per studiare. Qui prende il via la sua carriera, sia per la realizzazione dei primi fumetti che per le frequentazioni artistiche che lo portano a esporre prima e a diventare poi, giovanissimo, cotitolare della galleria “Convergenze”, frequentata da pittori e intellettuali della città abruzzese.

A Pescara nasce anche l’amicizia con Tanino Liberatore Sbarca a Bologna nel 1974 per iscriversi al Dams, ma sarà subito completamente assorbito dal lavoro di fumettista e non si laureerà mai. Un solo esame lo separa dal traguardo, ma lui non se la sente di affrontare Umberto Eco per l’esame di  Estetica.

Nel 1977, quando la rivista Alter Alter pubblica “Le straordinarie avventure di Pentothal”. E’ un successo inatteso e clamoroso, Pazienza diventa il punto di riferimento del Movimento studentesco bolognese che si riconosce in quelle tavole e stringe amicizia con i principali artisti della scena fumettistica di quegli anni. Sempre nel 1977 entra a far parte della rivista Cannibale. L’attività di fumettista diventa sempre più il centro della sua vita. Sono gli anni della sperimentazione e della satira. A marzo del 1981 Frigidaire pubblica “Giallo scolastico”, dove fa la sua prima apparizione Zanardi, e la sua popolarità esplode.

A settembre del 1984 lascia Bologna per trasferirsi in Toscana a Montepulciano, in provincia di Siena. Inizia a collaborare anche con Linus, A Montepulciano nasce il romanzo grafico “Pompeo” e a Montepulciano trova la morte, nella notte del 16 giugno 1988.

Andrea Pazienza, le frasi 

Mi chiamo Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza […] Ho la patente da sei anni ma non ho la macchina. Quando mi serve, uso quella di mia madre, una Renault 5 verde. Dal ’76 pubblico su alcune riviste. Disegno poco e controvoglia. Sono comproprietario del mensile “Frigidaire”. Mio padre, anche lui svogliatissimo, è il più notevole acquerellista ch’io conosca. Io sono il più bravo disegnatore vivente. Amo gli animali ma non sopporto di accudirli. Morirò il sei gennaio 1984. (da Paese Sera, 4 gennaio 1981)

Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa (Le straordinarie avventure di Pentothal)

Solo a quest’ora di notte, mi viene in mente che la tua faccia risponde ad una geometria particolare e ne ho così chiara negli occhi la costruzione, che disegnarla sarebbe un gioco da ragazzi. Domani, avrò già dimenticato queste meravigliose intuizioni (Le straordinarie avventure di Pentothal)

Perché il freddo, quello vero, sa essere qui, in fondo al mio cuore di sbarbo (Giallo Scolastico)

Prima di fare fumetti dipingevo quadri di denuncia. Erano tempi nei quali non potevo prescindere dal fare questo. Ma i miei quadri venivano comprati da farmacisti che se li mettevano in camera da letto. Il fatto che il quadro continuasse a pulsare in quell’ambiente mi sembrava, oltre che una contraddizione, anche un limite enorme. Da qui il mio desiderio di fare fumetti  (Extrapaz)

Perché la pazienza ha un limite, Pazienza no (Giallo Scolastico)

Oh San Severo, la città del mio pensiero, dove prospera la vite e l’inverno è alquanto mite (Sturiellet)

Fai l’artista, te ne freghi, ma in verità è la gente che se frega! Dici: che mi frega, sono un artista, se vi va bene così, sennò cicca. Ma sai che gliene frega alla gente che sei un artista! Sei un artista?, e ce lo cachi che sei un artista! In pratica, o diventi produttivo o vaffanculo (Le straordinarie avventure di Pentothal)

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un intera via crucis con una semplice stretta di mano o una visita ad un museo e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi e miliardi di parole d’amore.

Perché il freddo, quello vero, sa essere qui, in fondo al mio cuore di sbarbo.

Non bisogna mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa

Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un intera via crucis con una semplice stretta di mano o una visita ad un museo e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi e miliardi di parole d’amore.

Sento la morte ma non ho voglia di salutare nessuno.

Il segreto della giovinezza è averci la mente porca

La verità è sempre nuda, basta questo per capire che razza di zoccola è

E ringraziate che ci sono io, che sono una moltitudine

Sono in balia della feccia del pianeta, della peggio gente, e passo tra di loro la maggior parte del mio tempo, do relazione alle merde, permetto a chiunque di importunarmi, basta che abbia la roba, e un tempo, ero così schizzinoso (Pompeo)

Era lì seduto e pensava. Pensava che erano i suoi ultimi pensieri. E a chi poteva o doveva dedicarli. Sentiva la sua faccia e il vento e la terra. Sorrise. Uno sbuffo dalle sue labbra spazzò via un minuscolo insetto dalle catene… ecco, le catene gli facevano paura. Qualche lacrima, per prendere un po’ di tempo? Si buttò come fosse stato, all’improvviso, spintonato. Fine (Pompeo)

Solo a quest’ora di notte | mi viene in mente che la tua faccia | risponde ad una geometria particolare | e ne ho così chiara negli occhi la costruzione | che disegnarla sarebbe un gioco da ragazzi | domani, avrò già dimenticato queste | meravigliose intuizioni  (Le straordinarie avventure di Pentothal)

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