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Alfonsina Strada, il coraggio di abbattere gli stereotipi

La citazione del giorno appartiene ad Alfonsina Strada, ciclista su strada professionista, citata nel discorso di Giorgia Meloni come una delle donne che "hanno saputo osare".

Citata nel discorso pronunciato da Giorgia Meloni alla Camera, Alfonsina Strada è una delle donne che hanno fatto la storia del femminismo in Italia. Alfonsina Strada è stata una ciclista su strada, la prima donna a competere in gare prettamente maschili, come il Giro di Lombardia e il più celebre Giro d’Italia. 

La frase del giorno è una citazione attribuita proprio ad Alfonsina Strada, che ha sempre lottato contro gli stereotipi e la visione troppo idealizzata e angelicata dell’essere femminile. Annoverata da Giorgia Meloni fra le donne “che hanno saputo osare” e che hanno aperto la strada del cambiamento lungo la via del femminismo, Alfonsina Strada ha vissuto una vita difficile, rischiarata dall’amore per lo sport e dall’estrema vitalità di una donna che non ha mai smesso di combattere per sé e i suoi cari. 

Il coraggio di abbattere gli stereotipi

La frase pronunciata da Alfonsina Strada è un vero e proprio gesto di lotta agli stereotipi, un grido alla libertà, un forte invito a cogliere l’attimo e a non avere mai paura di mostrarsi per ciò che si è, di mostrare ciò che si ama fare. La vita non è mai una cosa semplice, e spesso ci mette dinanzi a scelte difficili, a situazioni che sembrano insanabili. La vita di Strada è stata costellata dall’indigenza, tanto durante l’infanzia quanto in età adulta; nonostante ciò – o forse proprio grazie a ciò -, la donna ha saputo reagire, e ha fatto sì che la povertà e la grande difficoltà facessero germogliare qualità, passione, dedizione, voglia di arrivare e di vivere. 

La frase che vi regaliamo oggi ci invita ad essere coraggiosi, ad avere la forza di andare contro gli stereotipi, a non avere paura di mostrarci per come siamo, ad essere liberi, e a ricercare sempre la libertà.

“Sono una donna, è vero. E può darsi che non sia molto estetica e graziosa una donna che corre in bicicletta. Vede come sono ridotta? Non sono mai stata bella; ora sono… un mostro. Ma che dovevo fare? La puttana? Ho un marito al manicomio che devo aiutare; ho una bimba al collegio che mi costa 10 lire al giorno. Ad Aquila avevo raggranellato 500 lire che spedii subito e che mi servirono per mettere a posto tante cose. Ho le gambe buone, i pubblici di tutta Italia (specie le donne e le madri) mi trattano con entusiasmo. Non sono pentita. Ho avuto delle amarezze, qualcuno mi ha schernita; ma io sono soddisfatta e so di avere fatto bene”.

Alfonsina Strada

Alfonsa Morini, battezzata Alfonsa Rosa Maria e conosciuta come Alfonsina Strada per via del cognome da coniugata, è la seconda di 10 figli. Il padre, Carlo Morini, e la madre, Virginia Marchesini, sono una coppia di braccianti analfabeti che lavorano nelle campagne dell’Emilia Romagna. La famiglia di Alfonsina, nonostante la grande indigenza e le continue malattie dei figli – tifo, tubercolosi e pellagra non mancano mai a causa dell’ambiente insalubre -, soccorre e alleva anche i giovani più poveri del circondario, quelli provenienti dagli orfanotrofi, per cui i Morini ricevono un sussidio economico che li aiuta a portare il pane a casa. 

La prima bicicletta arriva in casa su iniziativa del padre di Alfonsina, che ne acquista a buon prezzo una vecchia da rottamare appartenuta al medico del paese. Risale a questo momento, nel 1901, il primo incontro di Alfonsina Strada con una bicicletta. La giovane sperimenta e impara, ma soprattutto si innamora di un oggetto che farà la differenza nella sua vita. Già all’età di 14 anni, la ragazza partecipa a delle gare di bicicletta di nascosto dai suoi genitori.

Ma è nel 1907 che Alfonsina Strada riesce a dare una svolta alla sua vita: decide di trasferirsi a Torino, dove essere una donna che va in bici e gareggia non fa più molto scandalo. Partecipa a numerose gare, e viene notata dagli esperti del settore, fra cui Fabio Orlandini, corrispondente della Gazzetta dello Sport da Parigi, che la raccomanda ad alcuni impresari francesi affinché la mettano sotto contratto per le gare su pista nella capitale.

Essere donna in un mondo di uomini

Provata dalla condizione psichiatrica del marito, che deve mantenere al manicomio, e dal dovere di accudire e prendersi carico della figlioletta, Alfonsina Strada decide di iscriversi al Giro d’Italia, per riuscire a guadagnare qualcosa di più delle 6 lire al giorno ottenute grazie al mestiere di sarta. Ed è così che, nonostante le grandi polemiche sollevate dai responsabili della gara ciclistica più famosa della penisola, nel 1924 Alfonsina Strada partecipa al Giro d’Italia, e nonostante non sia in grado di reggere i ritmi dei colleghi uomini, non si tira mai indietro, e taglia sempre il traguardo di tappa.

Dopo quest’episodio e diverse vittorie che l’hanno consacrata agli occhi dei contemporanei e di noi posteri, Alfonsina Strada non riesce più a partecipare a gare come il Giro d’Italia: il maschilismo imperante in questo periodo storico non le permette di esprimere appieno ciò che è e ciò che desidera. Tuttavia, la fama cresce di giorno in giorno, e Alfonsina riesce a partecipare a varietà, esibirsi nei circhi e, soprattutto, ad ottenere i contatti che le serviranno per entrare nel mondo del ciclismo agonistico femminile. Alfonsina Strada muore il 13 settembre del 1959 stroncata da un infarto.  

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