Alejandra Pizarnik รจ una delle voci piรน intense e tormentate della poesia del Novecento. Nata in Argentina nel 1936 e scomparsa prematuramente nel 1972, la sua opera รจ segnata da una profonda riflessione sulla parola poetica, sullโidentitร e sulla sofferenza esistenziale. La sua poesia si muove tra il silenzio e la parola, tra lโombra e la luce, cercando un significato nellโatto stesso di scrivere.
I versi tratti dalla sua poesia Chi illumina, contenuta nella raccolta La figlia dellโinsonnia, esprimono con grande potenza la relazione tra lo sguardo, il linguaggio e il mistero della condizione umana.
ยซQuando mi guardi
i miei occhi sono chiavi,
il muro ha segreti,
il mio timore parole, poesie.ยป
Questa breve ma intensa strofa condensa molti dei temi fondamentali della poetica di Pizarnik: lo sguardo come strumento di rivelazione, il muro come confine tra il dicibile e lโindicibile, la paura trasformata in poesia.
Alejandra Pizarnik e l’amore che tramuta il timore in canto
Il primo verso, ยซQuando mi guardiยป, pone immediatamente il tema della relazione tra lโio e lโaltro. La poesia di Pizarnik รจ spesso caratterizzata da un profondo senso di solitudine, ma qui appare una presenza esterna, uno sguardo che ha il potere di trasformare la percezione della realtร .
Il verbo “guardare” non รจ neutro: รจ un atto di penetrazione, di accesso a una dimensione nascosta. Lo sguardo dellโaltro diventa il mezzo attraverso il quale il soggetto poetico si scopre e si svela.
ยซI miei occhi sono chiaviยป รจ unโimmagine di grande suggestione: gli occhi, solitamente considerati lo specchio dellโanima, qui assumono la funzione di strumenti di apertura. Non sono semplicemente finestre attraverso cui il mondo si riflette, ma chiavi che possono aprire porte segrete. Questa metafora suggerisce che lo sguardo, quando รจ profondo e autentico, puรฒ permettere di accedere a dimensioni interiori altrimenti inaccessibili.
Il muro e il segreto: il confine tra il dicibile e lโindicibile
Nel secondo verso, ยซil muro ha segretiยป, Pizarnik introduce unโimmagine potente e ambivalente. Il muro puรฒ essere interpretato come una barriera, un ostacolo alla comunicazione e alla comprensione, ma il fatto che possieda segreti implica che dietro di esso si cela qualcosa di nascosto, qualcosa che attende di essere svelato.
In molte culture, il muro rappresenta il limite tra il noto e lโignoto, tra ciรฒ che รจ accessibile e ciรฒ che rimane celato. In questo contesto, possiamo leggerlo come un simbolo dellโinconscio, di quei luoghi della mente e dellโanima che restano inespressi, ma che lo sguardo puรฒ avvicinare.
Se gli occhi sono chiavi, allora il muro puรฒ essere aperto, rivelando i suoi segreti. Questo passaggio suggerisce che la poesia stessa puรฒ essere un mezzo per abbattere le barriere e accedere a veritร profonde e nascoste.
Dalla paura alla poesia: la trasformazione dellโangoscia in parola
Il verso conclusivo, ยซil mio timore parole, poesieยป, รจ forse il piรน emblematico della poetica di Pizarnik. Qui si compie la trasformazione della paura in linguaggio, in espressione artistica.
La poesia nasce spesso dallโangoscia, dal disagio esistenziale, dallโincapacitร di trovare un posto nel mondo. Pizarnik, segnata da una profonda inquietudine interiore, trovava nella scrittura un rifugio, ma anche un mezzo per affrontare le proprie paure.
Il fatto che il timore diventi parole e addirittura poesie suggerisce che la scrittura non รจ solo un atto di espressione, ma una forma di salvezza. La poesia non elimina il dolore, ma lo trasforma, lo rende dicibile, lo rende arte.
Questo concetto รจ molto vicino a quello espresso da altri poeti che, come Pizarnik, hanno vissuto unโesistenza segnata dalla sofferenza interiore. Pensiamo a Sylvia Plath, che nella sua opera ha spesso affrontato il tema dellโangoscia e del rapporto tra scrittura e sopravvivenza.
I versi di Chi illumina racchiudono in poche parole una visione profonda della poesia e della condizione umana. Attraverso lo sguardo dellโaltro, il soggetto poetico scopre in sรฉ qualcosa di nuovo: i suoi occhi diventano chiavi, strumenti di accesso a un mondo nascosto. Il muro, simbolo di separazione e di mistero, si carica di segreti che possono essere rivelati. E infine, la paura stessa diventa linguaggio, si trasforma in poesia.
Alejandra Pizarnik ci insegna che la poesia non รจ solo un mezzo per esprimere sentimenti, ma รจ un processo di scoperta e di rivelazione. ร attraverso la parola poetica che lโindicibile puรฒ emergere, che il dolore puรฒ assumere una forma, che il mistero dellโesistenza puรฒ essere almeno in parte esplorato.
Questa concezione della poesia come luogo di trasformazione e di rivelazione la avvicina a grandi poeti del Novecento, da Rainer Maria Rilke a Paul Celan, accomunati dalla convinzione che il linguaggio poetico possa svelare aspetti della realtร altrimenti inaccessibili.
Alla fine, la poesia di Pizarnik รจ un atto di resistenza contro il silenzio e il nulla. ร la dimostrazione che, anche nei momenti di maggiore paura e smarrimento, esiste ancora una chiave per aprire il mistero della vita.
Questi versi, perรฒ, si illuminano solo se letti insieme ai restanti della poesia:
Chi illumina
Quando mi guardi
i miei occhi sono chiavi,
il muro ha segreti,
il mio timore parole, poesie.
Solo tu fai della mia memoria
una viaggiatrice affascinata,
un fuoco incessante.