Sei qui: Home » Fotografia » Phototherapy, ansia e depressione si combattono grazie alla fotografia

Phototherapy, ansia e depressione si combattono grazie alla fotografia

L’opera di Matteo Rigosa è espressione di come la fotografia possa essere usata in una forma terapeutica

MILANO – Ogni foto è anche un tipo di autoritratto, che riflette momenti e persone fissate per sempre nel tempo. Il vero significato di una foto si trova meno nei suoi aspetti visivi che nell’evocazione che i dettagli suscitano nella mente di ogni osservatore. Mentre si guarda una foto, si crea spontaneamente il significato suscitato dalla foto stessa, e questo significato può essere diverso da quello che il fotografo intendeva trasmettere. La percezione individuale e l’esperienza di vita di ognuno i definiscono quello che si “vede” come reale. Quindi, il rapporto con una fotografia rivela molto, se fatte le giuste domande, l’intimo di una persona. Le foto sono ponti coi mondi interiori.

“PHOTOTHERAPY”Matteo Rigosa, 23enne laureando dell’Accademia di Fotografia di Bresca, come quanto rilasciato all’Huffington Post, convive con attacchi d’ansia che da più di un anno fissa in un progetto fotografico e terapeutico. Le sue rappresentazioni, forti e dirette, emotivamente significanti e profonde, fanno parte di un lavoro con un certo peso morale e artistico. Scopo di questa creazione è per l’autore, modo di aiutarlo a sconfiggere l’ansia e la depressione con cui convive. Le cattive sensazioni sono così proiettate in un processo creativo che trova sua espressione nell’immagine fotografica. Viene data forma, definizione, possibilità di studio ed, infine, esorcizzazione dei sentimenti negativi interiori dell’artista.

LEGGI ANCHE: Art therapy, quando l’arte fa bene

IL PROGETTO – Nella sua Phototherapy, l’artista usa se stesso come soggetto delle foto, rivive le situazioni e le sensazioni, in continuo confronto con se stesso. Esterna fuori, si scarica e svuota del caos vissuto. Si libera di un tabù personale e sfoga le sue paure e alla sua creatività. La sofferenza diventa slancio per girare a proprio favore una situazione nera. Con l’aiuto di uno psicoterapeuta e il suo estro, Matteo rappresenta ciò che più lo terrorizza e lo estremizza per meglio comprendere ciò che vive. Ogni fotografia è uno scontro con se stessi e i propri limiti, le vittorie sono spazi vitali riacquisiti. Phototerapy è un progetto in lavorazione continua, fin quando i fantasmi non saranno esorcizzati e l’equilibro trovato.

LE SCELTE – Per rappresentare al meglio gli stati d’animo, in quest’opera, il bianco e il nero sono le scelta presa. Un ansioso non vede sfumature, ma solo ciò che può affrontare e ciò che non è in grado di fare. Oltre ai colori, è anche la scelta del nudo, spesso integrale, ad esprimere l’ansia e la scomodità di ogni situazione annessa, eliminando così ogni possibile elemento di conforto ed enfatizzando il disagio. Gli aspetti terapeutici sono affrontati, la vulnerabilità, l’esser nudo in un attacco d’ansia nella vita reale, sono esplicitati.

LEGGI ANCHE: Ecco come arte e cultura migliorano salute, sicurezza e benessere di una città

L’OBIETTIVO – L’arte è riflesso della società, la fotografia lo è di chi la scatta e di chi la vede. Quando i significati latenti sono interrogati, l’inconscio emerge. È quindi giusto che anche gli stati d’animo più bui abbiano la loro libera espressione. Anzi al contrario, una loro rappresentazione come quella fatta da Matteo Rigosa nella sua opera, può tornare utile a tutte quelle persone che vivono esperienze simili. L’autore, racconta il suo disagio attraverso le sue fotografia, ma non è solo la sua storia, è quella di molti. Sono davvero tante le persone che vivono o hanno vissuto stati d’ansia e di depressione, e che attraverso un’opera d’arte si possono riconoscere, non sentirsi sole e non arrendersi.

La fotografia in uso terapeutico, l’arte per stare bene.

© Riproduzione Riservata