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Henri Cartier-Bresson, gli scatti più emozionanti del fotografo a Venezia

Nella cornice suggestiva di Palazzo Grassi a Venezia, arriva la mostra dedicata al fotografo Henri Cartier-Bresson, attraverso lo sguardo di cinque curatori d'eccezione

Palazzo Grassi presenta “Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu”, realizzata con la Bibliothèque nationale de France e in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson. Attraverso la selezione di cinque curatori d’eccezione, questa mostra permette di innovare e arricchire il nostro sguardo sull’opera di Henri Cartier-Bresson.

La mostra

Il progetto della mostra, ideato da Matthieu Humery, mette a confronto lo sguardo di cinque curatori sull’opera di Cartier-Bresson. In particolare sulla “Master Collection”, una selezione di 385 immagini che l’artista ha individuato agli inizi degli Settanta, come le più significative della sua opera. La fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice del dipartimento di Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France Sylvie Aubenas, il collezionista François Pinault. Sono loro i cinque curatori invitati a scegliere una cinquantina di immagini a partire dalla “Master Collection” originale.

 

 
 
 
 
 
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La vita 

Henri Cartier Bresson nacque il 22 agosto 1908 a Chanteloup, vicino Parigi, da una famiglia della ricca borghesia. Dotato di uno spirito innovativo e curioso, il giovane Henry si interessò inizialmente di pittura e letteratura, passioni che lo spinsero alla frequentazione degli esponenti del movimento surrealista. Dopo il viaggio, durato un anno, in Costa d’Avorio, iniziò ad appassionarsi al mondo della fotografia. Cartier-Bresson raccontò più volte come fu una fotografia del fotografo ungherese Martin Munkacsi a folgorarlo, facendogli crescere l’entusiasmo e la passione per quest’arte. Nel 1932 comprò la sua prima macchina fotografica, una Leica 35 mm con lente 50 mm che lo accompagnò per molti anni. In questo periodo lavorò nel campo del cinema, come assistente del grande regista francese Jean Renoir. Nel 1934 conobbe un fotografo ed intellettuale polacco, che gli presentò il grande Robert Capa, che divenne poi suo collaboratore nella fondazione dell’Agenzia Magnum. Durante la Seconda Guerra Mondiale Cartier-Bresson entrò a far parte della resistenza, pur non abbandonando mai la sua attività di fotografo. Catturato dalle truppe naziste, riuscì a sfuggire al carcere. Nel 1945 fu il fotografo che immortalò la liberazione della capitale francese. Concluso il conflitto, tornò a lavorare nel mondo del cinema, dove diresse “Le Retour”, un interessante documentario sul ritorno in patria dei prigionieri di guerra e dei deportati. Nel 1947 inaugurò la sua prima mostra fotografica al Moma di New York.

La Magnum Photos

Sempre nel 1947 Cartier–Bresson fondò, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour e William Vandivert l’Agenzia Magnum Photos, che di lì a poco sarebbe diventata la più famosa agenzia del mondo. Magnum nacque dalla combinazione di piccole macchine fotografiche e di grandi menti che avevano acquistato grande sensibilità negli anni della seconda guerra mondiale, anni di grandi eccessi emotivi. La caratteristica che contraddistinse questa agenzia dalle altre fu la capacità fresca e nuova di essere nel mondo e sulla notizia. La fotografia portò Cartier-Bresson a girare tutto il mondo, dalla Cina al Canada agli Stati Uniti, sino all’Unione Sovietica. Fu il primo fotografo occidentale a fotografare proprio l’Unione Sovietica del dopoguerra. Tra le mete del suo viaggio vi fu anche l’Italia. Dal 1968 iniziò a dedicarsi sempre meno all’attività fotografica per consacrarsi al suo primo amore artistico, la pittura.

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