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Intervista a Spencer Tunick, ”La nudità è bellezza e liberazione”

Tra i principali esponenti della fotografia contemporanea, a metà tra il ritratto e la Land photography, si colloca Spencer Tunick, classe 1967. Recentemente ospite al Salotto d'arte viennese, l'abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto di...

Spencer Tunick è un fotografo statunitense, celebre per i suoi set fotografici in cui utilizza migliaia di persone nude. Che siano riunite in grandi spazi aperti o tra i grattacieli di una città, il colpo d’occhio è sicuramente notevole e la situazione che si viene a creare è puntualmente insolita. Dopo aver realizzato il progetto ”Naked States” in giro per gli Stati Uniti, Tunick ha lavorato anche a Londra, Buenos Aires, Sydney, Roma, Vienna… Nel maggio del 2007, a Città del Messico, ha battuto il record personale fotografando oltre 18.000 persone ne el Zócalo, la piazza principale della città

MILANO – Tra i principali esponenti della fotografia americana contemporanea, si colloca Spencer Tunick, classe 1967. Recentemente ospite al Salotto d’arte viennese a Trieste, l’abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua filosofia. Per 33 notti, dall’1 agosto al 14 settembre, il MAK (Museo Austriaco di Arti Applicate/Arte Contemporanea) ha trasformato il Salone degli Incanti dell’ex Pescheria in un catalizzatore di incontri tra attori culturali di Vienna e Trieste, trasponendo l’atmosfera vibrante della Belle Époque all’inizio del terzo millennio. E Tunick era tra gli ospiti internazionali più attesi.

Le sue sono fotografie che ritraggono prevalentemente masse di persone. Quale è il ruolo del singolo individuo in queste immagini? Cosa simboleggia la nudità? 

Ogni singola persona che posa per me diventa parte di un’entità più grande, che diventa la fotografia finale. C’è qualcosa di liberatorio nel lasciarsi andare e nel fatto che l’individualità diventi parte di un tutto, anche se solo per un breve periodo di tempo; forse perché le persone non si sentono più giudicate sulla base del loro aspetto fisico o delle proprie caratteristiche individuali. Anziché concentrarsi sulle singole parti, vediamo solo linee, onde, pattern e forme. Il ruolo di ogni singola persona è quello di diventare parte del tutto per arrivare all’astrazione. Il linguaggio visivo che mi permette di esprimermi come artista e di esprimere le mie idee e visioni, lo trovo nella nudità della figura umana. Il corpo nudo è il mio primo punto di riferimento ed è ciò che attiva la mia immaginazione e mi spinge ad andare avanti per formulare la prossima idea. Per me la nudità simboleggia la bellezza e la liberazione, la forza e la vulnerabilità e l’imperturbabile libertà artistica.

I backdrops sono spesso open air (sia che essi siano naturalistici o urbani). Vi è una preparazione di tipo teatrale alle spalle? Come viene costruito il concept?

Non credo che le mie opere siano specificatamente coreografiche come se fossero su un palcoscenico teatrale, ma c’è sicuramente qualcosa di pensato che riguarda il modo in cui organizzo i corpi in un particolare luogo. Nel mio gruppo di lavoro gli individui vengono collocati vicini diventando una sorta di soggetto che uso per coprire o far emergere o estendere nel paesaggio. A volte creo motivi o forme con i corpi che possono avere qualcosa a che fare con lo spazio fisico e reale in cui sto lavorando e con cui posso creare un interessante gioco di forme. Oppure posso avere una ragione concettuale per avere i corpi organizzati in un certo modo, che siano abbracciati, in ginocchio o con le braccia alzate. Concepisco sempre il concept dopo aver trascorso qualche tempo nella location.

Come “recluta” i soggetti delle sue immagini? Bisogna possedere dei requisiti particolari?

Di solito vado in giro per New York e distribuisco gli inviti a mano. Mi piace fare così perché, anche se ricevo una certa quantità di rifiuti, vengo sempre in contatto con le persone più incredibili. E’ l’occasione per avvicinarmi a qualcuno che non avrei potuto conoscere. E’ molto divertente invitare direttamente le persone, ma molto più difficile organizzarle logisticamente. Ora uso internet e un sito web per raccogliere e organizzare le persone. Se io vengo in una particolare città per fare un lavoro, gli organizzatori creeranno un sito web ad hoc in modo che le persone possano iscriversi e possano ricevere tutte le informazioni importanti di cui avranno bisogno, per presentarsi al posto e al momento giusto per partecipare. Amo ancora incontrare la gente, è il mio modo di rapportarmi al mondo e mi piace incontrare qualcuno di nuovo e chiedere loro se vogliono posare per me. Per quanto riguarda i requisiti, non sono richieste particolari caratteristiche fisiche ma solo persone piene di vita e di libertà di spirito.

Di cosa ha parlato al Salotto d’arte viennese?

Ho raccontato delle mie prime esperienze di lavoro con individui e gruppi di persone per le strade di New York e della pressione che si prova a lavorare sotto la minaccia di essere arrestati (n.d.r. Nel 1994 il fotografo fu infatti arrestato nel Centro Rockfeller di Manhattan a New York, poiché in compagnia di una modella completamente nuda). Ho anche parlato della mia collaborazione con Jürgen Weishäupl che mi ha commissionato l’Ernst Happel Stadium e del mio intervento alla Kunsthalle Wein nell’ambito dell’Eurocup 2008.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Mi piacerebbe fare dei lavori in Cina e in Russia e nella mia città, a Washington DC. Nei Paesi che sono più conservatori in relazione al tema del corpo, vorrei spingere più in là questi confini. Penso che il mondo potrebbe sorprendersi nel vedere così tante persone posare che arrivano da questi Paesi; e la maggior parte delle persone di questi luoghi sono abbastanza illuminate per sapere che c’è posto per il corpo umano nudo all’interno di un contesto artistico in uno spazio pubblico. Mi piacerebbe anche creare delle strutture che consentano al corpo di staccarsi dal terreno, trasferendosi in qualche modo nello spazio tra gli edifici all’interno dell’ambiente urbano. Mi immagino persone fluttuanti che sovrastano le strade delle città di tutto il mondo.

24 settembre 2014

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