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Lettera di Wanda Lamonica

Caro Tu.
Vedi?
Non so nemmeno scrivere il tuo nome. Eppure quando scrivo sono io la più forte.Ma, sai, a volte scrivere è anche ammettere. E’ leggersi. E’ rischiare di star male e di avere solo un diario o una tastiera, in quel momento, da abbracciare.
Vorrei sorprenderti con questa lettera.
Ma di lettere te ne ho già scritte tante.
Valanghe di parole e spremute di cuore con troppo zucchero in un’anima messa a dieta da una strana stanchezza interiore.
Ho scritto molto. Troppo.
Solo che i tasti che usavo non erano una penna. E di sicuro non ti sono mai arrivate cose importanti, di me. Come le parole sbiadite dalle lacrime, i miei scarabocchi fatti sempre a margine della pagina, le mie effe sensuali e arricciate, i buchini sul foglio per martellarmi l’ ennesimo mio Perché con la punta di una biro, le briciole dei biscotti mangiati per nervosismo, le macchie di inchiostro sui punti interrogativi. Molto molto interrogativi.
Siamo ormai lontani. Abbiamo perso le nostre forbici speciali per tagliare le distanze. Abbiamo perso la voglia di raggiungerci in volo. Abbiamo cominciato a dimenticarci negli appuntamenti in sogno. A volte andavo a dormire prima per arrivare da te in anticipo, sai?
Vorrei dirti che non c’è un momento preciso della giornata in cui mi vieni in mente. Perché tu non vieni più nella mia mente, ormai. Allora ti vengo a prendere io. E poi ti piazzo davanti agli occhi per tutto il giorno e per tutta la notte. Come quella locandina del tuo film preferito appiccicata storta alla porta, nella cameretta disordinata dei tuoi sedici anni e mezzo.
Ricordati di me. Quando la luna sarà pesante e goffa. E appesa con candido imbarazzo tra le stelle. Impara che il suo cielo non la butterà mai giù per questo. Ci saranno anche notti in cui lei sembrerà soltanto un graffio debole di luce bianca .Ma gli innamorati ci appenderanno sopra le altalene per volare insieme alle loro farfalle nello stomaco. E la luna sarà ancora amica dell’amore.
Vorrei scriverti che sto bene anche senza di te. Ma sarebbe una bugia. E le bugie hanno le gambe corte. E mi servono lunghe, le gambe, per fare un passo avanti adesso.
Perdonami il mio vecchio Troppo. Ma compensava il tuo improvviso Poco.
So che è una vita piena di impegni e di priorità, la tua. Ma spero tu possa trovare comunque cinque minuti per frugarti bene dentro. E riacciuffare quella parte di me che mi manca. Se non ti serve, ridammela.
E ricordami. Ricordami sempre-sempre.
Ma stavolta come una cosa bella.
Come un sorriso dolce, un disastro speciale.
Magari un disastro a forma di stella.

Bacio
P.S. Da 1 a 10 ti voglio bene 11.

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