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Lettera di Silvia Caridi

Sanremo, 16 gennaio 2065

Carissima Silvia,
ho deciso di scriverti questa lettera al compiere del mio novantesimo compleanno, per dirti ciò che l’esperienza e la vecchiaia mi hanno insegnato.
Ormai mi restano pochi giorni di vita, perché il tumore ha lentamente consumato il mio corpo fuori e dentro, ma sono contenta così perché il cervello mi ha funzionato fino all’ultimo e ho potuto pensare, pregare e riflettere e perché mi sono potuta preparare: del resto per una persona, che ha sempre pianificato la sua vita, non è difficile ORGANIZZARE la propria morte. Era quello che desideravo: il mio terrore sarebbe stata una morte improvvisa, che mi avesse colto alla sprovvista.

Ora che il TEMPO per me non ha più valore, perché mi attende l’eternità, dico a te, donna trentanovenne, di fare molta attenzione al valore che dai al tuo tempo, perché esso è una sostanza oleosa, che riesce ad allungarsi o contrarsi come vuole.

Tu ti sei sempre fissata delle mete o dei progetti e la tua vita ha proceduto così: gare sportive, laurea, viaggi, matrimonio, figli,…non accorgendoti mai che il valore del tempo stava nella preparazione, nella cura che tu impiegavi in questi eventi e non negli eventi stessi, tanto è vero che quando essi arrivavano, tu ti sentivi delusa, con un pugno di mosche in mano, pensando che fosse la meta ad essere sbagliata e così avanti con un altro progetto.

Ogni tanto fermati a vivere il PRESENTE, perché sempre proiettata nel prima o nel dopo hai trascorso 39 anni senza accorgerti e senza “GUSTARE” quello che vivevi e quando ormai l’avresti voluto assaporare ormai l’attimo era già passato.

Sai benissimo che il periodo che stai vivendo è uno SPARTIACQUE della tua vita: lo sai perché, anche mentre lo vivi, hai la certezza che questa malattia ti ha cambiato e che quando ne uscirai, se deciderai di uscirne, non sarai più la stessa persona di prima…

In questo momento sei una CRISALIDE, ma sta a te trasformarti in una bellissima FARFALLA o fare cristallizzare il bozzolo e restare così per tutto l’”inverno” della tua vita.

Dipende solo da te se scegliere di vivere o di “vivacchiare” ai margini dei sentieri della vita: ricordati cosa ti avrebbe detto la Silvia quindicenne, quella carica di sogni ed aspettative, ricorda cosa avevi scritto in caratteri cubitali nella prima pagina della tua Smemo: “ASPIRATE AD UNA VITA ECCEZIONALE: ABBIATE METE DEGNE DEI FIGLI DI DIO”.

Hai rinunciato ad un mucchio di opportunità nella tua vita e non perché la vita non te le abbia offerte, ma solo per la paura di non essere all’altezza, di non essere in grado, di non essere capace o di fallire: i concorsi, i corsi d’aggiornamenti, l’abilitazione, i campi ACR,…… hai sempre visto negli altri qualità migliori delle tue. Alle volte era veramente così: forse altri valevano più di te, ma tu hai sempre sottovalutato le tue capacità e la tua scarsa e immensa autostima ti hanno sempre fatto fuggire, anche quando magari l’istinto in un primo tempo sarebbe stato di accettare…poi una telefonata, una lettera di disdetta, una scusa con cui convincevi anche te stessa e ci rinunciavi, per poi pentirti dopo neanche un minuto e deprimerti ancora una volta il tuo scarso valore e la tua incapacità.

E’ stato il copione della tua vita.
E il poster che hai attaccato a 20 anni dietro la porta di camera tua?!?! Ricordi quel gabbiano bianco stagliato su quel cielo azzurro con la scritta del Vangelo di Giovanni?!

“LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”
Quale è stata la tua libertà nei primi 39 anni della tua vita?
NESSUNA!!!!!!!!! Tutto dipendeva dagli altri, dal loro giudizio, da quello che pensavano, ti consigliavano o dicevano, e quando non ci pensavano loro, eri tu a stressare loro, incapace di fare anche il più piccolo passo da sola, come una bambina, sempre alla ricerca di attenzioni, di conferme e di sicurezze.

E la cosa peggiore era che non è che questi consigli venivano vagliati, valutati, pesati: ognuno di essi era per te un DOGMA, in base al quale di volta in volta eri anche capace di plasmare, cambiare ed adattare il tuo carattere, il più delle volte rinunciando a quello che tu volevi VERAMENTE o addirittura senza nemmeno chiedertelo o facendo finta di non saperlo, raccontandoti immense palle, perché gli altri non potevano avere un’immagine diversa di te o che non combaciasse con quella che erano abituati a vedere.

Ecco la GABBIA che ti sei costruita da sola, con le tue stesse mani, anche perché poi agli altri fondamentalmente non gliene fregava dopo un po’ più niente di te, li stancavi e allora o si allontanavano con garbo o in maniera più drammatica….e la sola a soffrirci di questa cosa eri tu che avevi puntato tutto su di essi.

PUNTA SU TE STESSA, perché sei l’unica con cui vivrai tutta la vita e sei l’unica a cui interessa di te stessa, impara a non nascondere sempre ciò che desideri anche se alle volte sono ideali strani e che non coincidono con la Silvia a cui tutti sono abituati, come nel caso del tatuaggio, della passionalità che provi, sul fatto di lasciare i figli con i nonni, delle idee sul sesso, del brevetto da sub, del praticare una disciplina maschile come il karate,…..quando sei riuscita a farlo ti sei sentita come quel gabbiano e….HAI VOLATO.

E quando gli altri ti criticheranno, perché è normale che questo succeda, impara a incassare il colpo come quando ti prepari a karatè ad un pugno o un calcio: tira il respiro, irrigidisci gli addominali e ripeti che “Non fa male” e la testa già pronta alla mossa dopo,al contrattacco, perché non hai il tempo di pensare o di rimuginare in un combattimento.

Non nascondere sempre le tue emozioni, ciò che provi: fai sempre finta di essere una persona fredda, controllata, razionale e distaccata da ciò che ti circonda, dalle persone e dalle situazioni, ma lo sai benissimo che sei la più INTENSA e CONCENTRATA CENTRALE di emozioni!!! E più sono belle e positive e più ti vergogni di esse e le soffochi in fondo in fondo: la mascella ti fa male da tanto che la stringi, la testa sembra scoppiare, la pancia si contorce fino ad assumere una posizione che non è neanche più eretta e ti sembra di morire……poi finalmente tutto scende nel tuo CUBO INTERIORE e lì viene sepolto tutto indistintamente, il bello e il brutto, come RIFIUTI ALTAMENTE TOSSICI….peccato però che tu non sei in grado di smaltirli e ogni tanto, magari dopo cinque, dieci anni, come è successo a te quest’anno, il cubo esplode, anzi IMPLODE e come il Vaso di Pandora contamina tutto il tuo essere…..

Hai una grande fortuna che magari non tutti hanno: quella di conoscerti molto bene, quindi potresti essere in grado di decidere quando e come vuoi di cambiare un po’, come ti ripetono tutti quelli che ti vogliono bene, senza dover per forza stravolgere tutto…credendo un po’ di più in quella crisalide, ponendo la tua fiducia in te stessa e non solo negli altri, facendo in modo che gli altri siano degli attori della tua vita, ma che tu sei il REGISTA indiscusso.

Vivi sempre al tempo CONDIZIONALE, il tempo della possibilità, ma neanche al tempo presente “cambierei”, ma al tempo passato “avrei potuto cambiare”.

Ora che io non ho più possibilità di cambiare una virgola del mio passato, dico a te COGLI QUESTA OCCASIONE, lo sai benissimo che questa malattia ha rappresentato per te un’opportunità, devi solo accettarla, abbracciare la tua debolezza perché come scriveva S. Paolo: “…Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza…quando sono debole, è allora che sono forte…”, non sei granitica, non lo sei mai stata e tu lo sai benissimo, conosci molto bene le tue criticità e il fatto di conoscerle è già un passo in avanti, ma le devi accettare, altrimenti tutto rimane IMMOBILE e INTATTO e tu sei che niente può rimanere IMMUTATO e che anche sotto la neve APPARENTEMENTE immutabile dell’inverno la vita continua e si prepara la primavera.

Sconvolgi ogni tanto “i soprammobili” della tua vita, accetta la diversità e il cambiamento, accetta che gli altri cambiano e non cercare di renderli simili a te, non organizzare ogni aspetto della tua vita, perché hai già tastato con l’esperienza di questi 39 anni e con molte “facciate” che spesso che le cose nascono quando meno te le aspetti e sono bellissime.

Non programmare pure Dio: Lui è la libertà assoluta, lui è la Pace, quella che tu tanto ricerchi e come scrive quel Dante Alighieri, che tu tanto hai amato e studiato, nel III canto del Paradiso “…E’n la sua voluntade è nostra pace…”.

Ora è tempo che io vada, porterò con me solo due oggetti, che mi sono stati cari per tutta la vita: il mio breviario, sul quale ho tante volte pregato, riflettuto, pianto, progettato, perché Dio per me è una persona con cui ho condiviso tante gioie e tanti dolori, con cui ho litigato molte e molte volte, che ho tentato di ingabbiare nei miei pensieri per uscirne sempre “sconfitta” dal Suo amore e dalla Sua misericordia, e la mia decina, non quello quella bella, di legno o di madreperla, ma quella di corda, quella che porto sempre con me in borsa o dovunque vado e dal quale non mi sono mai staccata, quello con i nodi, un po’ grezza e ruvida come sono sempre stata un po’ io,

E voglio tanti girasoli e tanti canti festosi.

“…Tu che la tua mano tendi
solo tu che la tua vita doni
puoi ridarmi la mia felicità
la speranza di una vita nuova in te
la certezza che io rinascerò…”

Con affetto,

Silvia

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