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Lettera di Matteo Piergigli al padre

Caro babbo,

sono passati tanti anni dal quel settembre del 1987 che ha tagliato la nostra vita.
Quel maledetto 17 settembre è stato lo spartitraffico che ha segnato la fine della mia fanciullezza spensierata e tranquilla e l’inizio dell’età adulta e di una serie concatenata di eventi che hanno cambiato per sempre la mia vita.

Sei sempre stato sicuro di te stesso nel lavoro, nella politica, nella vita di tutti i giorni.
Eri capace di sistemare tutto ciò che toccavi, che si trattasse di un cancello rotto o di chi ti chiedeva aiuto per un impiego.
Tutto è filato liscio fino a quell’estate, in cui quei lavori di ristrutturazione del nostro condominio ti hanno letteralmente schiacciato.

In quel periodo di grande stress hai capito che certe cose erano più grandi di te…
Ricordo che non ti avevo mai visto piangere e quando ti parlavo non rispondevi…

Oggi io, che ho superato i tuoi 39 anni di allora, ti posso tranquillamente dire che è troppo comodo affrontare i problemi in quel modo.
Le nostre azioni non sono mai fini a se stesse, ed in particolare la tua uscita di scena…
Un suicidio non è roba da poco, una cosa del genere può veramente mandare tutto alla malora…

Due anni dopo….la malattia di mamma che facendo anche il padre ha portato avanti la baracca fino a quando si è spenta.
Io ho impiegato anni per riuscire a parlare senza lacrime di quei fatti…

Vorrei rivederti solo una volta per dirti che un vero uomo può dirsi tale solo se riesce a dare alle sue azioni il giusto valore e capire quello che è il meglio per la sua famiglia.

Dal profondo del cuore ti dico…NON HAI CAPITO NIENTE !!!

Hai perso tutto e ti sei perso tutto….

Matteo Piergigli

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