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Lettera di Martina Matarese

Al mio papà

Mi senti?

Sì, lo so che puoi sentirmi!

Sei qui, ma non ti vedo; mi parli, ma non ti sento; mi tocchi, ma non posso toccarti. Ormai è da tanto tempo che non ci vediamo; quante cose avrei da raccontarti! Vorrei poterti abbracciare, toccare, sentire il tuo profumo. Mi piacerebbe tanto sentire la tua barba sulle mie guance… quanto mi piaceva! Vorrei poter toccare ancora la tua testa liscia, le tue braccia muscolose; vorrei poter pronunciare ancora la parola “papà”. Vorrei anche io poter raccontare le imprese del mio grande eroe, del mio grande amore; ma tutto ciò è solo un’illusione: sei svanito in un attimo, portato via da me con il vento, lasciando solo un dolce e amaro ricordo.

Vorrei poter salire ancora sulle tue spalle, fare la lotta sul tappeto, nuotare a farfalla senza sosta, immergermi in acque profonde; vorrei ritornare ai bei vecchi tempi quando mi accompagnavi all’allenamento, fiero degli obiettivi che avevo raggiunto e fiero che io continuassi una tua passione. Forse è per questo che continuo a nuotare: per ricordarti, per ricordami del nostro legame.

Ora mi serviresti più che mai: vorrei, anche io, un papà geloso e protettivo come tutte le mie amiche. Vorrei, anche io, avere un principe azzurro ed essere la sua principessa.
Non posso negare che, mentre scrivo, piango; sono ormai sette anni che non piango per te e forse ho sbagliato. Ho sbagliato a pensare che piangere non avrebbe colmato il vuoto che c‘ è in me; ho sbagliato a pensare che piangere non ti avrebbe fatto tornare indietro. E solo ora me ne sto rendendo conto: è liberatorio.

Ricordo quando venni a sapere dell’accaduto: mi chiusi in me stessa, senza permettere a nessuno di riuscire a capire come stavo; ho sempre immaginato che tu lavorassi fuori città, ancora, o che non fossi mai esistito. Scrivo questa lettera e sono arrabbiata con me stessa perché in tutti questi anni ho cercato di dimenticarti, quando ciò che di più importante avevo era il tuo ricordo. Mi rattrista il fatto di non ricordare perfettamente il tuo volto, la tua voce. Vorrei poterti dare quell’abbraccio che non siamo riusciti a darci quel giorno. Da piccola immaginavo una scala sulla quale salire e arrivare fino alle stelle, sulla tua stella luminosa.

A volte mi chiedo: “Perché proprio io?” ma non ho mai trovato una risposta e forse non esiste. Vorrei avere la certezza che tu sia qui, vicino a me anche se non ti vedo, ma ciò non è possibile. Anche se non sei qui, a me basta il tuo ricordo; mi basta poterti incontrare nei miei sogni. Ora ti saluto e, mi raccomando, non fare tardi stanotte, ti aspetto!

Con affetto

la tua Petitta!

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