Caro Giacomo,
ti scrivo mentre tu stai a pochi passi, oltre quella porta chiusa.
Negli ultimi mesi, nonostante il nostro quotidiano sfiorarci, si sono ridotte sempre più le occasioni di incontro.
Ti trovo la mattina già intento a costruirti la corazza attorno ai tuoi sedici anni e la sera non c’è più tempo né voglia per i vecchi, dolci rituali della buona notte.
Ma se all’improvviso un’ombra, un sogno, un rumore ti dovessero turbare, raggiungimi pure, in ogni momento.
La porta è aperta, non serve bussare.
Marisa