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Lettera di Jeannette Spinazzola

Caro Davide,

caro come tu tante volte mi hai chiamata, caro,come ancora più spesso mi hai fatta sentire.
Ti scrivo come ti ho scritto tante volte da quando non ci sei e mi ritrovo a pensare all’assurdità della cosa perché, paradossalmente, sei l’unica persona importante della mia vita alla quale non ho mai dovuto scrivere una lettera per dirle come mi sentivo.

Lo sai anche tu che con le parole sono brava, ma quando si tratta di dirle quelle importanti, allora divento terribilmente codarda e mi ritrovo a scrivere lettere per tentare di farmi capire almeno un po’, per tentare di riavvicinare a me coloro che con il silenzio, con le parole sbagliate o con i modi ho allontanato. Non ne ho mai avuto bisogno con te che sembravi capire perfettamente il senso di ogni mio gesto prima ancora che lo cogliessi io.

Eppure eccomi qua Da’, con le dita di nuovo sporche di inchiostro, perché non posso fare altrimenti adesso che sei troppo lontano dai miei silenzi per poterli sentire.
Mio caro, caro Davide, quando te ne sei andato il dolore della tua assenza è stato improvviso e assordante, mi ha investita con la forza di un Big Bang e mi ha percorsa tutta. Mi ha penetrato la pelle e le ossa fino a fondersi con esse e diventarne parte.
Col tempo quel suono muto ha perso pian piano di intensità, è diventato un rumore di fondo sempre presente, come la radiazione cosmica e in quel rumore di fondo la ragazza poco più che adolescente che hai lasciato è cresciuta.

Adesso ho 20 anni e vado per i 21, come te quando la leucemia ha spezzato il tuo tempo, ti ha interrotto.
Nonostante ci separassero solo un paio di anni tu sei sempre stato molto più grande di me in un modo che sono riuscita a quantificare solo più tardi. Ogni giorno colmo un poco quel divario e capisco solo adesso alcune delle cose che dicevi avrei capito come la strana sensazione di piacere di quando ti danno del lei o l’odio per la burocrazia o i doppi sensi a sfondo sessuale che non coglievo mai.
Mi chiedo se incontrandomi oggi sapresti riconoscere in me quella che hai conosciuto, mi chiedo se mi troveresti diversa come io mi sento o se in fondo non sia poi sempre la stessa con qualche graffio in più.
Lentamente sono cambiate un po’ di cose da quando non ci sei: ho riaperto qualcuno dei vecchi cassetti e ho ripreso tra le mani ciò che contenevano.

Sto continuando a studiare il buddismo, la prossima estate vorrei visitare un monastero, mi sono iscritta alla croce rossa e sto facendo le cose sul serio con medicina adesso: sto studiando, sto studiando davvero perché voglio passare gli esami e voglio recuperare il tempo che la mia incertezza e il mio credere di non essere mai abbastanza mi hanno tolto, in questa come in tante altre situazioni.
L’Africa e i viaggi in giro per il mondo sono tornati i sogni che ho sempre avuto e la poesia, la letteratura, l’arte e la musica sono tornate a colmarmi di bellezza, bellezza che finalmente riesco di nuovo a percepire.

Ho ripreso a scrivere, non solo lettere, e spesso scrivo di te.
C’è stato qualcuno nella mia vita sentimentale e credo che mi abbia voluto bene per un po’. Ha cercato di aiutarmi a rimettermi in sesto dopo che te ne sei andato (continuo a dire: “te ne sei andato” come se lo avessi scelto, perdonami), ma credo che fosse troppo per lui e anche per me.
Non lo sa, ma andandosene mi ha aiutata nel modo migliore che potesse fare, mi ha aperto gli occhi.
Sono spiacente di non poterti raccontare di un amore felice.

“Mi spiace che non mi parli mai di ragazzi e quando lo fai ne parli male.” mi dicesti così una volta. Dicesti che mi avresti salvata tu da questo triste destino, ricordi?
Sai Davide, penso che tu e la nostra storia bambina sarete sempre il mio più grande “chissà come sarebbe stato”.

A volte, quando ti penso, la mia radiazione cosmica si acuisce all’improvviso, solo per un attimo, e mi lascia lì, senza fiato, spaesata e frastornata, persa come mi sono sentita all’inizio della tua assenza. Penso che mi mancherai sempre, col tempo diventerò solo più brava a ignorarlo, e il rumore di fondo si acuirà meno spesso… eppure so che quando mi capiterà di ripetere a qualcun altro qualcosa che ero solita dire a te mi fermerò un momento e mi si incrinerà la voce.

La tua Jasmine.

Sempre.

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