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Lettera di Gabriela Gouveia

Caro J,

Domenica è la parte della settimana che mi pesa di più, la malinconia è più brutta e non vedo l’ora che sia Lunedì per studiare, per riempire la testa di cose, perchè non voglio pensare a te.

Non è che questo giorno è peggio degli altri, ma è perché in nostri vecchi giorni, sapendo di questo, facevi la Domenica meno noiosa. 

Ora tutto è tornato alla normalità. C’è silenzio e città vuota. Dove sono tutti? E soprattutto, dove sei?

Quando eri in giro non c’era il silenzio. Non questo silenzio. C´era le tue fantasie e storie, e anche se che non eri in giro, il vuoto non era come adesso, era pieno della tua presenza.

Ecco, è la tua onnipresenza che mi consola, per fortuna. Hai lasciato questo a me, cerco di conservare e coltivare ogni giorno, perché è quello che mi spinge a continuare a vivere. 

Oggi sento la solitudine con la faccia scura, cerco di tirare via, ma lei è più presente da quando te ne sei andato. Si tratta di un disagio vuoto, intrigante, che nulla può sostituire, ora posso solo mascherare con buona musica o un buon libro. 

Forse un giorno io possa abituarmi al silenzio della domenica, ma alla tua assenza sono sicura di no, neanche con il passare degli anni. 

Ancora non hanno inventato un placebo per aiutarci a vivere senza una parte del cuore.

Mi manchi tanto.

Ti voglio bene,

G.

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