Non ho mai osato scrivere di te o scrivere a te, semplicemente perché non sei mai stato parte di me. Non so chi sei ora e non mi interessa nemmeno saperlo; probabilmente ti ho immortalato nella mia mente come un eterno ragazzino bello e ‘dannato’, da togliere il fiato, da togliere il respiro…da togliere la fame e la sete.
Passano i giorni, i mesi, gli anni e ciò che eri per me si è trasformato in un’entità sconosciuta devastante, che purtroppo non segue le tue orme e non scompare come dovrebbe.
Non attribuisco a te alcuna colpa e alcuna responsabilità; tutti i bambini giocano e tutti i bambini si fanno male. Io, forse, sono caduta con un po’ troppa violenza e le ossa che sporgevano e ancora oggi sporgono (forse ora più marcatamente) hanno accusato il colpo.
Non è colpa tua. Non hai giocato sporco. Hai semplicemente giocato, da bambino quale eri. Ed io, forse, non ho saputo perdere con dignità. Non ho saputo gestire nulla e ora, dopo moltissimi anni, mi gira forte la testa a forza di pensare che magari non tutti i giochi finiscono così male. Ma sono ferma a quegli anni, a quel dolore, a quella paura.
Con il passare del tempo, sto provando a convincermi che forse non ci sono più bambini, ma ‘grandi’ con i quali potrei vincere, ma le ossa continuano a dolermi, la pelle continua a mostrare lividi… e tutto questo toglie ancora la fame e la sete. Come allora.
Ma grazie infinite davvero, perché comunque vada e comunque andrà, ho imparato tanto. E non ho ancora smesso di farlo.
Forse le ossa non smetteranno mai di farmi male e i lividi saranno ancora qui per molto tempo, ma se un giorno dovessi vincere, se mi alzassi e non sentissi più nulla, ti ringrazierò con tutto il cuore, perché allora saprò cosa non dovrò mai più fare, come non dovrò mai più agire.
Solo allora parlerò di te.